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Storie e idee per ricominciare: Stefano Pucci e lo sport di base

Il giornalista Fabio Pizzul, figlio del grande Bruno, ha intervistato il presidente Uisp Lombardia. "Per immaginare la ripresa servono le attività"

 

Stefano Pucci, presidente dell’Uisp Lombardia e della Polisportiva Garegnano, ha ricostruito quest’ultimo anno segnato dalla pandemia, nell’intervista tenuta su Facebook dal giornalista Fabio Pizzul. Il racconto parte dalle prime settimane di marzo, con lo spaesamento e l’incertezza, fino ad arrivare alla seconda fase della pandemia, che ha superato le più pessimistiche previsioni. Come ha reagito lo sport sociale e per tutti? Cosa ha inventato l’Uisp per stare accanto a soci e tesserati in questa fase di emergenza? Nelle parole di Pucci la preoccupazione per l’attuale crisi delle società sportive di base e la speranza per una futura ripartenza. 

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“A ripensarci mi vengono i brividi - ha raccontato Pucci - è successo tutto in maniera inaspettata: eravamo lanciati verso l'inizio di una seconda parte dell'anno sportivo in crescita, tutto funzionava perfettamente, ed è stato come andare a picchiare contro un muro a 150 all'ora. Abbiamo vissuto un trauma particolarmente intenso che ha toccato diversi risvolti della vita, sportiva e sociale, delle nostre organizzazioni, degli Enti di promozione sportiva, di tutto il mondo sportivo dilettantistico di base. Abbiamo anche faticato a renderci conto all'inizio e devo dire che è stata abbastanza dura”.

Il primo pensiero è stato rivolto a come mantenere il rapporto e la relazione con i soci, per non disperdere il patrimonio relazionale costruito in anni di attività e proposte per tutti: “Questo è stato l'aspetto che abbiamo tenuto di più in considerazione - ha detto Pucci - quello delle relazioni con gli associati, i bambini, i giovani, gli adulti ma anche gli anziani. Soprattutto quelli che vivevano in condizioni di fragilità o di isolamento sociale: per questo all'inizio, durante il primo lockdown, tanti operatori sportivi si sono prodigati con il supporto alle persone sole, portando la spesa, acquistando i medicinali o semplicemente telefonando, per cercare di cambiare l’umore delle persone che improvvisamente si sono trovate chiuse in casa. Poi abbiamo iniziato a lavorare con dei video tutorial, al fine di costruire una relazione motoria anche all'interno delle quattro mura domestiche, nell’ambito di una campagna nazionale lanciata dall’Uisp, La palestra è la nostra casa. Costruire insieme questo percorso ci ha permesso di mantenerci in contatto”.

L’impatto è stato molto violento soprattutto per quanto riguarda la gestione dell’impianto sportivo Gallaratese, chiuso per molti mesi, ma con costi e spese fisse da onorare. “Era un colpo al cuore vedere un impianto che ospitava circa 1500 persone alla settimana completamente vuoto deserto - spiega il presidente della polisportiva Garegnano - È stato faticoso per noi che abbiamo investito tanta fatica e tante risorse per recuperarla dal degrado nel quale era caduto, per riqualificarlo e restituirlo alla cittadinanza. Questi mesi ci hanno visto in grave difficoltà, fino ai primi di giugno quando abbiamo potuto fare qualche piccola attività con le Summer School nel periodo estivo e poi abbiamo cercato di rianimarlo perché pareva di intravedere qualche timido segnale di ripresa nel mese di settembre, ma  in autunno abbiamo ricevuto una seconda botta, forse ancor più dura della prima dal punto di vista del morale. Ma purtroppo devo dire anche dal punto di vista economico: l'associazionismo senza scopo di lucro ha bisogno dell’attività per riuscire a sostenersi, soprattutto nella gestione di un impianto sportivo che invece è rimasto vuoto, e ovviamente abbiamo dovuto sostenere diverse spese fisse. Quindi è stato un anno di vera sofferenza sotto tutti gli aspetti”.

Cosa serve per la ripartenze delle associazioni e società sportive, e dello sport d base in generale? “Le esigenze sono sostanzialmente due - risponde Pucci - La prima è quella di vederci riconosciuto qualche sostegno in più. Credo sia necessario fare un salto di qualità, perché finora abbiamo potuto fruire di sostegni davvero irrisori e che non hanno inciso molto. La seconda esigenza è quella di ripartire con le attività: almeno a livello individuale e in sicurezza. Tanti centri sportivi, come noi, hanno investito parecchie risorse nella fase estiva per la riorganizzazione degli spazi e l'acquisto dei dispositivi di protezione individuale. Quindi parliamo di ambienti sicuri, in cui c'è tutto lo spazio per fare la propria attività senza correre alcun rischio. Questo sarebbe utile per dare un minimo di respiro e di prospettiva, anche ai collaboratori sportivi, che da un anno non lavorano. Ripartire con qualche piccola cosa, sperando di resistere fino al periodo estivo e poi con il nuovo anno sportivo di riprendere le attività in maniera progressiva. Il mondo sportivo sarà capace di reagire, come ha sempre fatto, ma abbiamo bisogno di un minimo di attività per avere una prospettiva su cui investire”.