Comitato Territoriale

Empoli Valdelsa

Crescere in Movimento: I Risultati del Progetto

Il progetto “Crescere in movimento” presenta i suoi risultati. Quasi 8.500 questionari esaminati, tre anni di lavoro, un flusso di informazioni enorme sulle abitudini delle famiglie e dei bambini con un'età compresa tra 3 e 14 anni. L'indagine è stata condotta dalla Uisp Empolese Valdelsa in collaborazione con l'Asl e ha messo in luce criticità e buone pratiche quotidiane delle famiglie del circondario.

Il campo di analisi. Il campo di analisi è stato ampio: dall'attitudine allo sport dei genitori alla percezione dei suoi benefici, dal numero di bambini che praticano sport alle loro preferenze, dalla valutazione dei costi e dell'idoneità delle strutture fino alla gestione del tempo libero in famiglia.

L'indagine è partita nel 2014 - grazie anche al lavoro dei giovani in servizio civile presso la Uisp - con la distribuzione di questionari informativi in tutte le scuole, dalle materne alle secondarie di primo grado, di Cerreto, Empoli e Vinci. Quindi, negli anni successivi è proseguita con la raccolta dei dati nei comuni di Capraia e Limite, Castelfiorentino, Montelupo e Montespertoli. Fino ad arrivare all'ultima fase che ha riguardato Certaldo, Gambassi e Montaione.

Le principali criticità. Circa un terzo dei bambini nel circondario non pratica sport. Le percentuali si discostano di qualche punto tra i centri più piccoli e quelli più grandi, con i primi che fanno segnare i risultati peggiori. L'inattività dei una quota così ampia di bambini ha ragioni diverse. Quella principale, che è anche la più preoccupante dal punto di vista della salute della popolazione, è la scarsa propensione dei genitori a fare sport: la percentuale di genitori che non pratica nessuna attività oscilla tra il 56% e il 60%, a seconda dei comuni. I dati indicano che i figli di genitori che non fanno sport hanno una probabilità dimezzata di fare sport rispetto agli altri.

Ma la pratica dei genitori influenza anche la percezione dei benefici legati allo sport. E determina anche le attività del tempo libero passato in famiglia: dove i genitori non fanno sport il comportamento sedentario è più elevato, con una percentuale doppia rispetto a chi fa sport. Più Tv e videogiochi, meno gite e passeggiate. A questo proposito non è secondario il fatto che il mezzo di trasporto più utilizzato sia l'auto (addirittura nel 43% dei casi si usa l'auto per andare a scuola seppure il tragitto da casa sia inferiore ad 1 km), mentre solo il 9% dichiara di andare a piedi a scuola e il 3% in bicicletta.

Le cause dell'inattività dei bambini, tuttavia, sono anche altre. Secondo i genitori oltre un quarto dei figli non fa sport perché “non ne ha voglia”. Ma è anche il fattore economico a pesare. Quasi il 40% delle famiglie giudica il costo dell'attività poco rispondente alle loro possibilità economiche e tra il 16% (in Valdelsa) e fino al 23% (nei comuni dell'Empolese) di esse dichiara di non potersi permettere l'attività sportiva per il figlio.

Da sottolineare anche che nei centri più grandi una famiglia su cinque non ritiene gli spazi dedicati all'attività fisica idonei con particolare riferimento all'atletica, mentre in quelli più piccoli la percentuale scende al 5%.

Bambini e sport. A praticare sport è una percentuale di bambini che va dal 75% dei centri più grandi (che sono anche quelli dove si concentra la maggior parte delle strutture) al 70% di quelli più piccoli. L'età media in cui si inizia a praticare sport si aggira intorno ai 6 anni. Lo sport più frequentato risulta essere il nuoto (che piace sia ai maschi che alle femmine) con un'adesione che oscilla tra il 18% e il 30%, seguito dal calcio (praticato quasi esclusivamente da maschi) e dalla ginnastica/danza (preferita dalle femmine), discipline che si attestano in media sopra il 20% delle scelte. Seguono pallavolo, basket e arti marziali. E, infine, tennis, atletica, rugby, ciclismo.

Fare sport piace ad oltre il 90% dei bambini che lo praticano. Il fine principale per il quale le famiglie fanno fare sport ai figli è incrementare il benessere psico-fisico, quindi sviluppare le capacità relazionali, stare in compagnia e dare delle regole.

Le famiglie giudicano idonei all'insegnamento gli operatori sportivi in più dell'80% dei casi. Il grado più alto lo riscuote l'atletica, mentre i valori più bassi la ginnastica/danza, il calcio e il basket.

Conclusioni. «Sapere che il 60% delle famiglie monitorate non fa attività sportiva – spiega il dottor Alberto Silva, responsabile Epidemiologia Asl Toscana Centro – fa riflettere sulle scelte future di movimento e attività sportiva dei figli e sui livelli di conoscenza dei benefici, nonché sui livelli di salute futuri di genitori e figli. Un lavoro di informazione sui benefici dello sport diretto principalmente ai genitori, magari attraverso i figli, potrebbe essere un investimento per il futuro, anche da un punto di vista della limitazione all'insorgenza delle malattie croniche».

Una valutazione ripresa anche dalla responsabile del settore dell'attività motoria della Uisp, Emanuela Marconcini. «Il progetto “Crescere in movimento”, grazie anche ai giovani in servizio civile che in questi anni hanno lavorato all'indagine, ha fornito degli spunti molto interessanti – afferma – per spronare la popolazione a investire sull'attività fisica è necessario l'impegno di tutti, dalle famiglie alla scuola, dai medici alle associazioni sportive. Il messaggio deve essere veicolato in maniera precisa e univoca».

 

 

 

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