Oggi la società si trova in una fase post-moderna dove tutto è veloce, ci spostiamo da un capo all’altro del mondo con più rapidità, grazie a internet riusciamo a sapere all’istante cosa sta accadendo in un determinato punto del pianeta.
Ma è anche vero che tutto questo ha compromesso in maniera profonda la modalità di relazionarsi e quindi ha modificato la percezione dell’altro imprimendo una maggiore sensibilità emozionale.
La famiglia, che fino a qualche decennio fa rappresentava il fulcro della società, catalizzatore di principi e valori sani, oggi è instabile e piena di incertezze.
Per ricordare una citazione di Zygmunt Bauman, filosofo, sociologo e accademico contemporaneo, ”..siamo passati da una società solida ad una liquida, dove l’incertezza la fa da padrona..”.
Tutto è visto con più superficialità, soprattutto nei rapporti e relazioni umane, dove un rapporto di amicizia o peggio una relazione sentimentale vengono interrotte o cancellate con un click, viviamo in un tempo dove le fragilità crescono.
Ancor più preoccupante è l’aumento esponenziale dei casi di violenza e aggressione che avvengono nelle nostre città, senza tralasciare le piccole realtà comunali, dove un tempo era impensabile che accadessero atti del genere, soprattutto tra giovani e giovanissimi.
Nella sfera generazionale giovanile tali atti caratterizzano il fenomeno del bullismo e cyber bullismo nelle sue più differenti forme.
Azioni prepotenti, violente e intimidatorie (molestie verbali, aggressioni fisiche, forme di persecuzione, etc.) e/o da comportamenti di esclusione sociale, perpetrati intenzionalmente e ripetutamente, da un singolo o da più persone, su una vittima, anche online (cyberbullismo).
Tali atti sono espressione di scarsa tolleranza e non accettazione verso chi è diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psicofisiche, per genere, per identità di genere, per orientamento sessuale e per particolari realtà familiari.
Per comprendere al meglio questo fenomeno è importante considerare alcuni dati.
Ecco quanto è emerso da una campagna di monitoraggio avviata dal Ministero dell'Istruzione (piattaforma ELISA) tra maggio e luglio 2021 sul fenomeno del bullismo e cyberbullismo all'interno delle scuole, che hanno coinvolto studenti e docenti delle scuole primarie e secondarie del territorio italiano.
Al monitoraggio hanno partecipato 314.500 studenti che frequentano 765 scuole statali secondarie di secondo grado e 46.250 docenti di 1.849 Istituti Scolastici statali.
Il 22,3% degli studenti e studentesse delle scuole superiori è stato vittima di bullismo da parte dei pari (19,4% in modo occasionale e 2,9% in modo sistematico);
Il 18,2% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno o una compagna (16,6% in modo occasionale e 1,6% in modo sistematico);
L’8,4% ha subito episodi di cyberbullismo (7,4% in modo occasionale e 1% in modo sistematico);
Il 7% ha preso parte attivamente a episodi di cyberbullismo (6,1% in modo occasionale e 0,9% in modo sistematico).
Naturalmente sono numeri allarmanti che devono far riflettere, soprattutto quanto sia importante intervenire in maniera tempestiva e con ogni possibile iniziativa di prevenzione e contrasto per arginare il fenomeno.
L’obbiettivo primario, commenta Centorame Emiliano presidente dell'ASD Kaizen Karate do con sede a Silvi Marina - e’ quello di diffondere la cultura del rispetto e della non violenza tra le giovani generazioni.
Il karate come strategia anti-bullismo può avere un ruolo fondamentale per arginare tale fenomeno. Le arti marziali, sono decisamente uno strumento che andrebbero sfruttate e promosse proprio per il loro indubbio valore sociale ed educativo. L’ambiente che si trova in un dojo (luogo di pratica), è un ambiente sereno, sincero, leale, per i giovani è un ottima valvola di sfogo per scaricare quelle tensioni che altrimenti potrebbero sfociare in cattivi atteggiamenti e renderli quindi meno propensi a intraprendere comportamenti aggressivi o essere vittime di bullismo, apportando un miglioramento della resilienza e l’autoefficacia.
Il nostro intento, spiega Di Febo Davide, D.T. della scuola di karate silvarola - è quello di sensibilizzare in primis i genitori affinchè spronino i loro ragazzi a praticare lo sport in genere, ma in particolare la disciplina del karate proprio per le sue peculiarità psico-pedagogiche. Il nostro appello è altresì rivolto agli enti comunali e sovracomunali, perchè attivino iniziative di sensibilizzazione.
Rispetto, autoregolamentazione, promozione alla salute, aggiunge Di Febo - sono Le parole chiavi per intraprendere un'adeguata azione preventiva al fenomeno del bullismo.