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Montagna

Domenica 5 luglio 2022 - Tragedia sulla Marmolada

Crolla un enorme seracco e ghiaccio, neve, rocce travolgono gli escursionisti che si trovavano nella zona sottostante

 

Di fronte alla tragedia della Marmolada il primo messaggio è stato quello di unirsi in rispettoso silenzio al dolore delle famiglie delle vittime.

A distanza di una settimana del crollo del seracco vogliamo fare, come SdA Montagna UISP, alcune riflessioni, perché va ripensato un nuovo approccio all’ambiente montano, piuttosto che una fuga dalla sciagura da lasciare alle cronache o alla storia dell’alpinismo. Dopo la tragedia della Marmolada sentiamo parlare nuovamente di divieti e in questo modo perdiamo la nostra assunzione di responsabilità, perché abbiamo la tendenza a delegare pensando di essere più liberi, ma la montagna ti mette di fronte al pericolo e quindi alle responsabilità individuali e alla consapevolezza del pericolo stesso e della nostra fragilità.

Le montagne sono sentinelle del cambiamento climatico e dobbiamo smetterle di considerarle come una sorta di “parco giochi”, mettendo invece al primo posto le persone e le comunità che vivono in montagna.

Le guide degli itinerari alpinistici ed escursionistici stanno rapidamente invecchiando, perché alcuni itinerari non esistono più o sono radicalmente cambiati proprio a causa della modificata morfologia delle montagne, non solo dei ghiacciai. Vediamo le montagne sgretolarsi, ma la natura ha saputo sempre rigenerarsi. Ne discutevamo proprio con il nuovo responsabile delle Politiche Ambientali UISP Francesco Turrà:con le nostre azioni possiamo, non tanto salvare la terra, ma noi stessi, vale a dire il genere umano”. Il nostro pianeta ha superato scontri fra continenti, devastanti impatti con meteoriti, la vita vegetale e animale si è adattata estinzioni di massa, l’umanità ha invece una sola opzione e non esiste un piano B e con i nostri comportamenti folli ci stiamo giocando il nostro destino e soprattutto quello delle generazioni future.

Forse, sentirci parte di un tutto con la natura e agire di conseguenza potrà aiutarci a trovare soluzioni che oggi non ci sono e sono troppo parziali. Per questa ragione vogliamo concludere con una riflessione di Nives Meroi, considerata tra le maggiori alpiniste donne della storia. Ha scalato, insieme al marito Romano Benet, anch’egli alpinista, tutti i 14 ottomila senza l’uso di ossigeno supplementare e senza alcun aiuto di portatori d’alta quota, prima coppia in assoluto a riuscire nell’impresa.

“Quando arrivo in cima a una montagna, il mio non è mai uno sguardo di conquista, è uno sguardo che abbraccia. Non la vivo come una sfida alla natura, ma come una ricerca di un’armonia di me all’interno dell’ambiente. È una forma di appartenenza. … Lassù io sono Nives la pietra, Nives la neve…Sono un’alpinista, però con l’apostrofo e quell’apostrofo è la mia bandierina di donna che faccio sventolare lassù. …Per i maschi una cima è un desiderio esaudito, per me è il punto di congiunzione con tutto il femminile di natura”.

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