Comitato Regionale

Sardegna

A Nuoro riconfermato Antonello Ibba

Il Congresso partecipato della UISP di Nuoro elegge il nuovo Consiglio Direttivo che riconferma Antonello Ibba alla Presidenza del Comitato Territoriale.

 

Antonello Ibba, riconfermato Presidente della UISP di Nuoro dal Consiglio territoriale di Nuoro appena eletto. Trascriviamo l'intervista avvenuta a Villagrande Strisali ai margini del Congresso Territoriale appena svoltosi.

Sei originario di Lanusei, un paese con una forte identità. Come ha influenzato il tuo modo di percepire e di vedere lo sport?

Vengo da un contesto territoriale dove l'identità è molto sentita. Anzi, Forse Lanusei è il paese che meno sente rispetto a tutto il circondario la propria identità, perché siamo stati nel corso degli anni centro amministrativo e centro politico del territorio il paese è frequentato e abitato da persone che vengono da altri contesti, vive una realtà sociale e culturale un po' diversa rispetto al contesto territoriale, però alcune cose sono rimaste. L'attaccamento alle proprie origini, al proprio territorio comunque rimane forte e sentita. Da un punto di vista valoriare il valore della solidarietà, il senso comunitario, la voglia di partecipare attivamente alla vita della comunità in cui si vive o del territorio in cui si vive è sempre molto forte. Queste sono ambiti che poi vanno ad influenzare e ad impattare anche con l'attività che facciamo all'interno dell'associazione della UISP, che questi valori li coltiva, li propone, li difende continuamente, li ha sempre difesi e portati avanti nel corso della sua storia

A proposito di UISP e soprattutto di vita, come concili la tua vita privata con l'impegno che hai nell'associazione?

Non cambia molto perché poi le due cose sono integrate. Io passo gran parte della mia giornata ad occuparmi o comunque ad avere la testa impegnata nelle cose che riguardano la UISP. Vengo dal mondo dello sport e prevalentemente ho fatto attività sportiva nel corso della mia vita, quindi diciamo che non avere propria vita privata è totalmente differente da quella che ho all'interno dell'associazione. Poi, ovviamente, non essendo il nostro un comitato molto grande possiamo ritenerlo una sorta di famiglia perché ci si frequenta anche al di là dell'attività. Ci si incontra in strada, ci si frequenta anche nelle ore libere quando è possibile, quindi per me non c'è una differenza così sostanziale.

Nella tua esperienza nella UISP c'è un episodio in particolare che ricordi con particolare affetto o che ti ha segnato in modo profondo?

Ce ne sono diversi, però quello che in questo momento mi viene in mente istantaneamente è stato il primo approccio che ho avuto con la UISP. Io nel 2013, se non ricordo male, sono entrato nel mondo dell'UISP grazie all'intervento e alla volontà di un nostro dirigente storico, Angelo Pili, che aveva pensato di coinvolgermi in un'attività che in quel momento l'Associazione svolgeva. Era una palestra frequentata da persone disabili provenienti dai centri di salute mentale, insomma persone che avevano delle difficoltà, delle problematiche di certo tipo. Io venivo dalla formazione di tipo sportivo dove avevo conseguito qui anche delle qualifiche che mi permettevano di lavorare in questo ambito e quindi sono stato coinvolto. L'impatto per me è stato importante perché è stato il mio primo approccio sul campo rispetto a queste attività e quindi ricordo con particolare l'intensità del momento in cui mi sono trovato a dover coordinare e poi gestire praticamente l'attività con questi utenti, con cui non avevo mai avuto un approccio di questo tipo, è stato impattante per me dal punto di vista emotivo perché poi ha inciso molto anche sulla mia formazione, sulla mia evoluzione caratteriale. Il fatto che questi utenti non hanno filtri, sono diretti nel modo di porsi all'operatore, anche dal punto di vista fisico, cosa a cui non ero molto abituato, mi permettono di dire che uno dei ricordi più segnanti della mia vita all'interno del mondo sportivo e della UISP è stato proprio l'impatto con la realtà sportiva rivolta verso questi utenti.

Da oggi inizia il secondo mandato, quali sono le prime sfide che ti vengono in mente?

Le prime sfide sono quelle che ho riportato sia nella relazione che nel discorso, sono quelle di fare in modo che questo comitato e questo mondo dedicato al sociale, dedicato allo sport, vada avanti, si rinnovi. Per fare questo bisogna che ci sia un ricambio generazionale, un ricambio di dirigenti, di operatori. Quello degli operatori sta già avvenendo perché viene relativamente facile trovare figure operative che lavorano sul campo. Una cosa un po' più complicata, un po' più difficile è trovare delle figure comportano delle competenze e conseguentemente, una presa di responsabilità rispetto a quello che si sta proponendo.

Nel congresso di oggi sono intervenute alcune persone, alcuni delegati, rappresentanti delle ASD ed è venuta fuori la richiesta di un legame forte tra associazioni affiliate, il territorio e la UISP. Secondo te come è possibile, anche se non ci sono ricette facili, poter fare questo?

In linea teorica è possibilissimo perché è una questione di volontà, è una questione di disponibilità di tempo. Questa è la difficoltà, non è una novità per me, né da presidente, né da dirigente, ma neanche da cittadino comune, il fatto che manca una comunicazione più frequente, più intensa tra il comitato e le ASD. L'intoppo principale è proprio questo, per creare un accordo di questo tipo, continuativo nel tempo, frequente e intenso, bisogna dedicare del tempo. Perché solo così riesci a creare le condizioni perché questo avvenga. Magari non basta un anno, magari non basta neanche un mandato, come è successo in questi ultimi quattro anni. È vero che in realtà siamo anche riusciti a creare questo tipo di comunicazione e di rapporto, tant'è che abbiamo condiviso tanto, come ho già spiegato durante il mio intervento, e siamo riusciti a creare dei sodalizi che poi hanno portato dei frutti e continuano a portare dei frutti. Coinvolgere però tutte le società è un po' più complicato, perché ognuna ha le sue specificità. L'ultima cosa che complica molto le cose è la distanza. Non tanto la distanza fisica tra Paese e Paese, ma quella della viabilità, che complica molto le cose. Sembra poco, ma diventa anche una distanza mentale, non solo fisica, per percorrere solo 10 km servono 20-30 minuti di auto, così viene meno la motivazione per gli altri di venire a cercarci o a contattarci. L'impegno che abbiamo preso è quello di provarci, cioè di provare a trovare il tempo e dei canali comunicativi più semplici, che ci permettono di interfacciarci con più facilità. 

Tonino, un sogno nel cassetto, un progetto ambizioso che hai per la UISP di Nuoro?

Guarda, non voglio fare voli pindarici in questo senso, per me è molto riuscire a essere molto soddisfatto e gratificato dal portare a compimento questi quattro anni, creando magari qualcosa di più rispetto ai quattro anni passati in termini di attività, proporre qualche attività in più, favorire lo sviluppo di quelle che abbiamo già in essere e creare veramente un senso comunitario anche con le società che sono nostre associate. Questo per me rappresenterebbe un grosso successo, perché far sentire tutti partecipi di quello che si sta facendo, magari anche con un confronto aspro sulle modalità, su alcune cose, perché senza di questo poi significa che non ce ne frega niente. Se non c'è un minimo di attrito, un minimo anche di contrasto in quello che si propone, vuol dire che c'è più indifferenza. Per me il sogno sarebbe creare un sentimento di condivisione più profondo.

Tu che hai sempre lavorato a fianco ai giovani e anche ai bambini, qual è il messaggio che vorresti lanciare loro potersi avvicinare maggiormente al mondo dello sport?

Praticamente i giovani sentono più di noi la necessità di stare assieme, specialmente in certe fasce di età è molto facile farle fare le loro attività di gruppo, perché lo richiedono, è proprio un'esigenza naturale, spontanea che hanno. Qualcosa si perde nel loro processo di crescita, qualcosa si perde anche perché vengono offerti loro dei modelli che invece vanno nel senso contrario. Per tutta una serie di ragioni, che poi fondamentalmente sono ragioni di tipo opportunistico e fondamentalmente economico, parliamoci chiaro. I giovani vengono visti come delle risorse da sfruttare, per fini commerciali, per fini economici, questo è quello che propone la società. Per me è molto complicato contrastare questo processo e innescare dei processi contrari, perché comunque ci troviamo di fronte ad una macchina infernale da questo punto di vista, che ci sovrasta, però al di là di questo la spontaneità ancora c'è nei giovani, basta solo assecondarla e fare in modo che si mantenga e venga vissuta non come un problema da parte loro ma come un'opportunità.

Oramai sei veterano nel mondo della UISP, hai consapevolezza ed esperienza all'interno di un Consiglio Direttivo di Nuoro oltre che Vicepresidente regionale della UISP. Che consiglio daresti a chi vorrebbe impegnarsi nel ruolo di dirigente? 

Allora il consiglio che do è innanzitutto quello che uno deve sentirlo, deve desiderarlo. Non deve essere un bisogno personale perché è meglio che questa cosa venga sentita come un desiderio, un piacere, perché se non c'è questo viene a mancare una bella fetta di motivazione. L'altro consiglio è sentire questo mondo come un mondo proprio, devi sentirti a proprio agio. Sentirlo come un mondo proprio non vuol dire che poi questo mondo deve essere a nostra immagine e somiglianza, perché il rischio è che poi lo sentiamo talmente nostro che cerchiamo poi di condizionarlo con la nostra visione, con le nostre aspettative, e quindi questo rischio è poi di diventare qualcosa che viene più incontro al nostro egoismo, alle nostre esigenze più che alla funzione veraQuindi uno deve sentire dentro questa necessità e questo desiderio di far parte di questo mondo, deve sentire come piacevole mettersi a disposizione di tutti, perché secondo me queste due cose, dovere e piacere, creano le condizioni perché si viva una qualità della vita migliore, perché se si vive in un contesto comunitario dove la qualità della vita è buona, ne usufruiamo anche noi, ne usufruisco anch'io, che sono in qualche modo protagonista e anche destinatario di questa qualità della vita. 

Ringraziamo Antonello Ibba del prezioso contributo che ha dato per raccontare un po' del suo vissuto, della sua vita personale nello sport, nel suo impegno nell'associazione, ringraziandolo tantissimo dell'ospitalità amichevole e conviviale tipicamente nuorese.

Da Villagrande Strisaili (NU) è tutto, Pietro Casu, Comunicazione UISP Sardegna.