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Sardegna

Crisi climatica: "transazione sportiva"

La relazione di Mauro Rozzi, responsabile impiantistica sportiva Uisp, in occasione del convegno Uisp ed Ecopneus sullo sport nella crisi climatica

 

La “transizione sportiva” come risposta concreta alla crisi climatica. Se ne è parlato da diversi punti di vista al convegno nazionale “Accessibilità, innovazione, sostenibilità” che Uisp ed Ecopneus hanno organizzato nel Parco di San Rossore il 26 novembre.

Ognuno può fare la sua parte e lo sport ha il potere di coinvolgere milioni di persone che, con il proprio stile di vita “sportivo”, possono contribuire a migliorare la vita delle città e del pianeta. Eccola allora la “transizione sportiva” green della quale si è parlato: economia circolare applicata all’impiantistica e alle infrastrutture sportive; mobilità dolce e compatibile con l’ambiente; la persona al centro delle scelte da parte delle amministrazioni regionali e locali per un maggior benessere, in tutte le età della vita.

Mauro Rozzi, responsabile impiantistica sportiva Uisp nazionale, ha parlato della necessità di mettere al centro la persona: “Il tema benessere e salute - ha detto - viene prima di quello della performance sportiva in senso stretto. La politica e la pubblica amministrazione, ad ogni livello, si devono interrogare di più sugli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 e mettere a terra gli strumenti concreti per poterli attuare”. Rozzi ha parlato di rigenerazione urbana che passa anche attraverso la necessaria trasformazione dell’impiantistica e il suo efficientamento energetico.
Ecco alcuni passaggi della relazione di Mauro Rozzi, dal titolo: “Modelli di sviluppo sostenibili di economia circolare nella collaborazione tra Uisp ed Ecopneus. Programmazione d’interventi pubblici e privati sul territorio in aree urbane e green”.

Rozzi è partito dall’Agenda 2030 con gli obiettivi di sviluppo sostenibile: “Si ratta di un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda è costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – e da 169 target o traguardi, ad essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030. Una sfida globale per costruire un mondo diverso e dare a tutti la possibilità di vivere in un mondo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico”.

“Gli obiettivi fissati per lo sviluppo sostenibile hanno una validità globale, riguardano e coinvolgono tutti i Paesi e le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e cultura ed anche lo sport e la sua promozione. I 17 Goals prendono in considerazione in maniera equilibrata le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economica, sociale ed ecologica – e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani”.

"La sostenibilità non è una questione puramente ambientale - ha proseguito Rozzi - L’attuazione dell’Agenda 2030 richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e cultura. In Italia è stata istituita la cabina di regia “Benessere Italia”, organo della Presidenza del Consiglio cui spetta il compito di “coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i ministeri nel segno del  benessere dei cittadini”.

Sono cinque le macroaree in cui si sviluppano le linee programmatiche:
1 rigenerazione equa e sostenibile dei territori
2 mobilità e coesione territoriale
3 transizione energetica
4 qualità della vita
5 economia circolare

Al centro c’è la persona, la promozione di stili di vita sani, la definizione di tempi di vita equilibrati, la progettazione di condizioni di vita eque, alla promozione di azioni finalizzate allo sviluppo umano, alla formazione continua. Aspetto innovativo dell’Agenda 2030 è l’attenzione alle disuguaglianze. La Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile si basa, infatti, su un approccio multidimensionale per superare le disuguaglianze economiche, ambientali e sociali e perseguire così uno sviluppo sostenibile, equilibrato ed inclusivo. Tale approccio implica l’utilizzo di un’ampia gamma di strumenti, comprese le politiche di bilancio e le riforme strutturali”.

I tre pilastri dello sviluppo sostenibile sono: Dinamiche economiche; Crescita sociale; Qualità ambientale. 

Vengono indicate cinque aree di intervento, le “5P” dello sviluppo sostenibile:
– Persone: contrastare povertà ed esclusione sociale e promuovere salute e benessere per garantire le condizioni per lo sviluppo del capitale umano;
– Pianeta: garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali, contrastando la perdita di biodiversità e tutelando i beni ambientali e colturali;
– Prosperità: affermare modelli sostenibili di produzione e consumo, garantendo occupazione e formazione di qualità;
– Pace: promuovere una società non violenta ed inclusiva, senza forme di discriminazione. Contrastare l’illegalità;
– Partnership: intervenire nelle varie aree in maniera integrata.

“Anche la cura degli impianti sportivi – ha proseguito Rozzi - può trasformarsi in opportunità per l’ammodernamento degli impianti stessi e per l’abbattimento dei costi di gestione, riqualificazione o ristrutturazione. E’ possibile individuare alcuni assi attraverso i quali si sviluppa la rigenerazione urbana secondo le politiche comunitarie. Le varie dimensioni della vita urbana, ambientale, economica, sociale e culturale sono da considerarsi non solo reciprocamente collegate ma anche necessariamente integrate La rigenerazione urbana è un concetto ampio, che comprende la riqualificazione fisica di zone urbane e periurbane, integrando, agli aspetti ambientali ed economici, quelli sociali e culturali, coinvolgendo le comunità che vivono o vivranno i luoghi riqualificati, rigenerandoli. La rigenerazione avviene tramite interventi di recupero a livello di infrastrutture e servizi, limitando il consumo di territorio a tutela della sostenibilità ambientale. Rigenerare deve permettere alla comunità di riappropriarsi e di rivivere nuovamente gli spazi rigenerati, con evidenti miglioramenti nella qualità della vita e nella sfera sociale, economica e ambientale”.

Rozzi ha evidenziato ed illustrato come sia di fondamentale importanza per realtà associative e di promozione sociale come la Uisp, ma anche dal punto di vista delle pubbliche amministrazioni, considerare l’aspetto interculturale della rigenerazione urbana. Tenere saldo il legame tra rigenerazione urbana e (ri)creazione delle comunità.

“L’anello congiuntivo può essere rappresentato anche dalla riqualificazione delle infrastrutture per lo sport e per il movimento – prosegue Rozzi - Occorre immaginare soluzioni dedicate, multifunzionali e che tengano conto della riqualificazione paesaggistica, urbanistica ma soprattutto sociale. Ancora una volta, e come la Uisp ha già teorizzato e sostenuto, la persona torna al centro, torna ad essere il fulcro, e insieme alla persona anche le sue relazioni. Spazi collettivi, nuove infrastrutture che si devono inserire nel contesto culturale, stimolando nuove risposte ma al contempo devono soddisfare richieste, esigenze bisogni anche di ordine ecologico, politico, economico-finanziario e soprattutto sociale. Nuove forme urbane, spazi multifunzionali capaci di influenzare la mobilità, attirando persone, nei vari momenti della giornata”.

In conclusione, Mauro Rozzi ha fornito alcuni dati sullo “stato di salute” della pratica sportiva in Emilia Romagna, sulla base di una ricerca condotta dalla Regione, dal punto di vista quantitativo e qualitativo.

Riportiamo sinteticamente le conclusioni di questo lavoro che indicano anche alcune tendenze: 
1.LO SPORT IN EMILIA ROMAGNA NON CALA
• Nonostante la pandemia e le successive difficoltà nella ripartenza, i cittadini emiliano romagnoli continuano a fare sport. Nel 2022 è stata toccata la percentuale più alta di abitanti attivi di sempre con quasi 3.200.000 persone che si muovono.

2.CRESCITA DELLO SPORT DESTRUTTURATO
• I dati dei tesserati mostrano un calo, sebbene il numero dei praticanti continua ad essere molto alto, con un significativo calo del numero di sedentari. Un trend che si stava già verificando da tempo mostrando una cultura sportiva molto alta.

3.NUOVE MODALITÀ E LUOGHI DI PRATICA
• La crescita della pratica destrutturata ha fatto sì che si siano modificati i luoghi di pratica, con sempre maggiore attenzione verso le aree outdoor (parchi ma anche spazi urbani) ed una percentuale crescente di pratica casalinga, attraverso device o proprie attrezzature.

4.SEDENTARIETÀ
• Il numero di sedentari continua a calare (oltre 4 punti percentuali in 5 anni e durante una pandemia), ma rappresenta comunque una fetta molto ampia della popolazione pari ad oltre un milione di cittadini.

5.DIFFICOLTÀ ASSOCIAZIONISMO DI BASE
• Il calo maggiore è stato quello dei tesserati per gli Enti di Promozione Sportiva che spesso rappresentano le società di prossimità, quello ovvero dove comincia e si avvia la promozione del movimento e dell’attività motoria.

6.CRESCITA DELLO SPORT INCLUSIVO
• I tesserati ad una delle 9 Federazioni Sportive Paralimpiche (senza considerare le Federazioni che mantengono l’attività paralimpica al proprio interno) o a SOI o EISI sono aumentati di quasi il 20% nonostante l’emergenza sanitaria ancora in corso. Questa crescita dimostra anche come il lavoro congiunto con il CIP, che sta portando a dotare ogni ASL di uno sportello dedicato allo sport paralimpico, stia generando significativi frutti.

La ricerca completa è disponibile a questo link 

“In generale, l’impegno Uisp verso l’impiantistica sportiva e la relativa gestione, non può che fare riferimento al lavoro svolto nei vari contesti territoriali e dei livelli associativi ma non deve prescindere da un rapporto sinergico con istituzioni, amministrazioni e nuovi target - conclude Rozzi - La nostra associazione si è fermata più volte a riflettere e a confrontarsi per maturare una visione di insieme e riferimenti comuni anche verso un tema apparentemente più imprenditoriale come quello gestionale. Oggi, anche grazie all’emergere di nuovi bisogni e di una necessaria sostenibilità, trasversale alle varie politiche, ritorniamo ad avere un’attenzione particolare non solo all’evoluzione e al significato dell’attività sportiva e motoria, ma anche alle nuove forme di “contenitori” alla ricerca di esperienze singole o aggregative. Non più solo l’esperienza e la capacità progettuale in ambito sociale ma anche elementi concreti, dati oggettivi, analisi puntuali, diventano utili e forse fondamentali per definire indirizzi e obiettivi che, pur tenendo al centro persone e comunità, rielaborano modelli in funzione urbanistica e di nuove dimensioni socializzanti, come modelli sostenibili e di programmazione, con un nuovo protagonismo della dimensione sportiva in tutte le sue declinazioni”.

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