Nazionale

Il Ciclismo Uisp ricorda Marco Pantani a 16 anni dalla scomparsa

"Le emozioni più forti le ho provate lungo le strade... quando la gente gridava Forza Marco": Pantani vive ancora nel cuore degli appassionati

 

Il 14 febbraio è San Valentino, la festa degli innamorati, ma per gli innamorati della bici è un giorno particolare perché in questo giorno, 16 anni fa, ci lasciava Marco Pantani. La Gazzetta dello Sport titolava “Se n’è andato…”, di certo una brutta parentesi per lo sport, per il ciclismo e per noi tutti.
Marco Pantani suscitava entusiasmi e passioni che si sono infrante quella tragica mattina del 14 febbraio 2004, eppure il ricordo è ancora vivo, una ferita che non guarisce mai.

Ancora oggi non c’è cicloamatore che affronti una salita qualsiasi senza far correre il pensiero a tanti di quei gesti che sono entrati nell’immaginario collettivo: la bandana che cade a terra e quello scatto cui non si può resistere. Quei momenti riproponevano le gesta di un tempo eroico e perduto in cui lo scatto da lontano faceva presagire l’impresa.

Marco è caduto, si è rialzato, ha perso e riguadagnato… vinto come nessuno nei tempi moderni ha potuto fare.

Uomo introverso e semplice, dal grande cuore, cavalcando la sua bici ha riportato il ciclismo italiano sul primo gradino del Tour de France, con l’impresa di vincerlo dopo aver conquistato il Giro d’Italia. Riuscì a vincere le due corse più importanti nello stesso anno: qualcosa di irripetibile e straordinario. Era il 1998 e dopo di lui, nessuno ci è più riuscito.

Fu escluso dal Giro 1999 a seguito di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, e purtroppo risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda, cadendo in una forte depressione fino a quando quel San Valentino ha segnato una fuga definitiva e, come titolava la Gazzetta, se n’è andato.

E’ stato “sporcato” e poi rivalutato ma una vera e propria giustizia non c’è mai stata per lui, salvo per noi umili ciclisti che siamo stati toccati nel cuore da questo piccolo uomo capace di arrivare così in alto prima di tutti.

Io sono romagnolo, lo conoscevo e mi capita spesso di calcare strade e salite frequentate da Pantani durante gli allenamenti. C’è un punto particolare che molti romagnoli (e non solo) ben conoscono, in cui passando in quel tornante con la scritta “Pantani vive” devo confessare che una lacrima mi scende. Ed è vero per noi Pantani vive! (Roberto Babini, redazione Uisp Ciclismo)

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