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Informazione e responsabilità: il Manifesto di Assisi

Il testo è stato discusso e aggiornato qualche giorno fa: i doveri di verità e rispetto della comunicazione rimangono fondamentali

 

Il manifesto di Assisi per un’informazione corretta è stato presentato per la prima volta il 7 ottobre 2017 durante l’assemblea nazionale dell’associazione Articolo 21, che si è svolta nella sala stampa del Sacro Convento della città umbra. Qualche giorno fa, il 6 ottobre 2018, il testo è stato discusso e aggiornato, in occasione di un seminario con Fnsi, Articolo 21, Ordine dei Giornalisti e promotori della Marcia per la Pace Perugia-Assisi.

Questa è la visione di cui è portatrice il Manifesto: essere cittadini maturi e consapevoli significa rispettare la verità, ascoltare, discernere, partecipare. Per i giornalisti si tratta di tornare ai doveri fondamentali, a cominciare dall’obbligo della verità. La dimensione digitale realizza una connettività che rende potenzialmente universale la possibilità di condivisione di contenuti di ogni tipo, è estato detto nel corso del seminario, ma allo stesso tempo moltiplica usi distorti, talvolta allarmanti del web con toni da rissa che rilanciano i germi del pregiudizio, dell’odio, dell’ostilità.

Che fare? Ripartire dalle regole (scritte e non scritte) del giornalismo: dal linguaggio, dalla ricerca della verità e dal rispetto per gli altri. “Non scrivere degli altri quello che non vorresti fosse scritto di te”. Questo è il primo articolo della Carta. Nel corso del convegno, il padre francescano Mauro Gambetti ha parlato della responsabilità della comunicazione che ha un ruolo fondamentale perché accorcia le distanze e coltiva l’inquetudine dell’esploratore. “La comunicazione – ha detto - si pone al servizio del dialogo per questo è importante governare il linguaggio, rispettare sempre le persone e dar loro un nome, oggettivare le situazioni e raccontare i contesti degli eventi”. Il tema è stato ripreso dal costituzionalista Roberto Zaccaria, ex presidente Rai: “L’anonimato non è un valore per chi scrive, lo può essere per chi fruisce, per chi naviga, per il pubblico. Come la mettiamo, ad esempio, con i commenti anonimi che sono denigratori? La Costituzione italiana chiede la riconoscibilità di chi scrive. Quella anonima non è manifestazione libera del pensiero. E’ altra cosa”. (I.M.)

Manifesto di Assisi (testo emendato)

1. L’ostilità è una barriera che ostacola la comprensione. Nel rispetto del diritto-dovere di cronaca e delle persone occorre comprendere. 
Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi.

2. Una informazione corretta lo è sempre, sono la fiducia e la lealtà a costruire una relazione onesta con il pubblico.
Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato.

3. Difendiamo la nostra dignità di persone, ma anche quella altrui, fatta di diversità e differenze. Tutti hanno diritto di parlare e di essere visibili.
Diamo voce ai più deboli.

4. Costruiamo le opinioni sui fatti e quando comunichiamo rispettiamo i valori dei dati per una informazione completa e corretta. Dietro le cifre ci sono gli esseri umani.
Impariamo il bene di dare i numeri giusti.

5. Se male utilizzate, le parole possono ferire e uccidere. Ridiamo il primato alla coscienza: cancelliamo la violenza dai nostri siti e blog, denunciamo gli squadristi da tastiera e impegniamoci a sanare i conflitti.
Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti.

6. Facciamoci portavoce di chi ha sete di verità, di pace e di giustizia sociale. Quando un cronista è minacciato da criminalità e mafie, non lasciamolo solo, riprendiamo con lui il suo viaggio.
Diventiamo scorta mediatica della verità.

7. Con il nostro lavoro possiamo illuminare le periferie del mondo e dello spirito. Una missione ben più gratificante della luce dei riflettori sulle nostre persone.
Non pensiamo di essere il centro del mondo.

8. Internet è rivoluzione, ma quello che comunichiamo è rivelazione di ciò che siamo. Il nostro profilo sia autentico e trasparente.
Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune.

9. La società non è un groviglio di fili, ma una rete fatta di persone: una comunità in cui riconoscersi fratelli e sorelle. Il pluralismo politico, culturale, religioso è un valore fondamentale.
Connettiamo le persone.

10. San Francesco d’Assisi operò una rivoluzione, portare la buona notizia nelle piazze; anche oggi una rivoluzione ci attende nelle nuove agorà della Rete.
Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali.

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