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Più uguaglianza per uscire dall'emergenza Coronavirus

Disuguaglianze dell'epoca della crisi: Forum DD e gli spunti emersi dal convegno di oggi.

Pandemia Coronavirus, attuale emergenza sanitaria e crisi globale: perché siamo messi così? I sistemi sanitari dei Paesi come si sono attivati? Esiste un impegno collettivo per trovare i vaccini? E l’Europa, che cosa dovrebbe fare? E’ partito da queste semplici domande, che si stanno facendo in tanti, Fabrizio Barca, Forum Disuguaglianze Diversità, per aprire l’incontro on line che si è tenuto nel pomeriggio di oggi dal titolo “Disuguaglianze nell’epoca della crisi”.

L’iniziativa è stata trasmessa in diretta a cura del Forum Disuguaglianze Diversità, in streaming sul sito internet e sulla pagina Facebook. Le sette associazioni aderenti, tra le quali l’Uisp, hanno ripreso e condiviso il segnale: il risultato è stato quello di diverse migliaia di contatti, che hanno fatto dell’appuntamento un autentico esperimento di multimedialità live prodotto dal terzo settore, che si è fatto media in maniera efficace.

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I vari relatori, ognuno con interventi sintetici ed esaustivi di 5 minuti ciascuno, hanno analizzato la situazione in tre diverse sessioni: “Impreparati davanti la nuova crisi”, “Attivismo civico: cosa si sta facendo?” e “Protezione universale dalla crisi a misura delle persone”.
Nella prima sono state evidenziate le carenze del sistema pubblico sanitario nel nostro Paese, indebolito da continui tagli che si sono succeduti nel corso degli anni. Un esempio? Nel 2008 la spesa pubblica per la sanità era di 95 miliardi, ora è di 82. E ancora: nel 1981 i posti letto negli ospedali pubblici erano 530.000 e oggi sono 215.000. “C’è stata una progressiva privatizzazione del servizio sanitario e una diminuzione della funzione pubblica”, ha detto Elena Granaglia, Università Roma Tre.

Lucio Caracciolo, Limes, ha parlato del fallimento della cooperazione internazionale in questo campo: “Se ogni stato pensa a se stesso e l’Europa diventa un terreno di competizione tra Stati, i principi della cooperazione saltano”. Nel secondo blocco di interventi sono state portate una serie di esperienze dal terzo settore e dalla società civile organizzata, con la sottolineatura del ruolo positivo che sta esercitando il terzo settore per facilitare il confronto internazionale, lo scambio di esperienze, il raccordo tra medici di diverse scuole e Paesi, il collegamento tra attività di cooperazione e soccorso, anche con Paesi che non fanno parte degli stessi schieramenti internazionali.

Non solo: “In questi giorni di crisi i lavoratori delle cooperative sociali e i soci-lavoratori sono sempre in prima linea, hanno grande capacità di flessibilità e interpretano con un preciso senso della missione sociale il delicato equilibrio tra diritti dei lavoratori e diritti delle persone fragili – ha detto Andrea Morniroli, cooperativa Dedalus – e questo rapporto viene continuamente discusso all’interno delle proprie organizzazioni, in una gestione democratica del rapporto tra soci e lavoratori”.

La terza sessione, “Protezione universale dalla crisi a misura delle persone”, è stata aperta da Cristiano Gori, Università di Trento, che ha presentato quattro principi da tenere presenti in questi giorni di crisi, che rappresentano altrettante proposte: principio di universalità (venire incontro a tutti, anche a coloro che hanno un lavoro “non tracciabile”); principio dell’equità delle risposte (procedere con interventi differenziati sulla base delle diverse condizioni delle persone); principio della sostenibilità attuativa (utilizzare tutti gli strumenti che già ci sono, come la cassa integrazione); già nella crisi, costruire tracce di futuro (saper progettare migliori risposte rispetto al passato: bene è stato inserire anche i precari e gli autonomi tra i beneficiari dei provvedimenti, si è dimostrato che oggi c’è una nuova legittimazione della tutela pubblica).

Chiara Saraceno, Collegio Carlo Alberto, ha sottolineato come in questa fase sia utile proseguire sulla strada del reddito di cittadinanza, perfezionandolo ulteriormente. Il concetto è stato ripreso anche da Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, che ha detto che è il momento di rilanciarlo come risposta alla precarietà, insieme alla necessità per l’immediato futuro di mettere mano al debito, per questo sarà obbligatorio pensare a misure nuove, non escludendo di incominciare a parlare di patrimoniale. Inoltr, Borgomeo si è soffermato sul ruolo cruciale del terzo settore, sia nell’emergenza, visto che è uno dei comparti più sotto pressione e che, nonostante tutto, regge agli urti. Sia dopo, come cittadinanza attiva per ripartire su basi nuove. Per questo, ha concluso Borgomeo, il terzo settore “va sostenuto in quanto tale”.

Enrico Giovannini, portavoce di Asvis: "L'emergenza Coronavirus ci impone un cambio di paradigma su ambiente ed equità sociale – ha detto – le organizzazioni di cittadinanza attiva rappresentano un modello per il mutualismo e un nuovo equilibrio per il futuro. Qesta crisi colpisce il capitale economico, culturale e sociale: dobbiamo ricostruire pensando a tutti”. Giovannini, nel suo intervento, ha ripreso alcune tesi che ha illustrato oggi in una sua intervista su Huffington Post, dal titolo: "Ora riconvertiamo l’economia".

Fabrizio Barca nelle brevissime conlusioni ha collegato tra di loro i vari interventi e ne ha approfittato per una sottolineatura: “Non si può tornare alla situazione precedente. Dipenderà da tutti noi comprendere che in futuro dovremo accantonare qualche passione personale ed esaltare i punti di convergenza. Solo così la situazione potrà cambiare e le 15 proposte del Forum Disuguaglianze Diversità puntano a quello. Se non si cambia significa che vincerà chi vuole continuare ad avere priivilegi”. (di Ivano Maiorella)

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