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Genova

"Afghanistan. Dall'altra parte delle stelle", il libro testimonianza di Maurizio Mortara

Maurizio Mortara è nato a Genova nel 1958 e lavora come operatore radiologico presso l'ospedale di Ovada (Alessandria). Ha viaggiato in moltissimi paesi del mondo, raccogliendo testimonianze di viaggio che entrano nell'intimo dei popoli e dei luoghi visitati. Dal febbraio 2008 ha collaborato con la ONG italiana Emergency in una missione in Afghanistan, attraversando l'intero paese ed operando per sei mesi nei tre ospedali che l' associazione di Gino Strada ha realizzato in quello Stato.

Nel febbraio 2009 è tornato in Afghanistan in un'altra missione di Emergency, lavorando per quattro mesi nell'ospedale di Lashkar-gah, nella provincia dell' Helmand, in pieno territorio talebano. Dalla città di Lashkar-gah ha collaborato con la rivista "Peacereporter" ed ha pubblicato alcuni articoli sul quotidiano La Stampa, contribuendo a portare alla luce le fasi ed i drammi di questa guerra dimenticata. Per la sua attività la città di Ovada gli ha conferito il riconoscimento di cittadino dell'anno 2008. Attualmente si sta occupando di portare avanti un progetto sanitario per il popolo afghano con la Onlus Volunteers.

A seguito della sua esperienza in Afghanistan, Maurizio Mortara ha scritto "Afghanistan. Dall'altra parte delle stelle". Il libro narra la vita e la distruzione del popolo afghano, la guerra che lo opprime ed il duro lavoro dei sanitari che operano con Emergency.

Il Comitato Uisp di Genova ha deciso di sostenere Maurizio promovendo, tra l'altro, due presentazioni del suo libro: presso la Libreria Ubik di Savona, in Corso Italia 116r, oggi, giovedì 22 aprile alle ore 18; e presso la Libreria Books in the Casba di Genova, in Via Pré 137r, venerdì 7 maggio alle ore 18.

 

"E' difficile pensare il rientro, riprendere a sistemare le cose e tornare a quello che ti aspetta con la sua consuetudine. Così non ci penso, continuo a vivere giorno dopo giorno allo stesso modo, come se facessi di questa gente la mia gente e di questa terra la mia terra. La sera precedente la partenza avevo provato a salutare i ragazzi dell'ospedale in modo formale, verso il cambio del turno, per sbrigare al più presto il triste rituale dei saluti. Ma una volta di più mi sono accorto di quanto sia difficile lasciare questi deserti. La loro atroce battaglia per la vita ti avvolge senza che tu possa renderti conto di quello che succede. E lentamente, giorno dopo giorno, questa realtà ti entra dentro, diventa complicato voltare le spalle per tornare, come nulla fosse. Come se i tuoi occhi non avessero visto, e le tue mani non avessero toccato. Per cinque volte faccio il giro del perimetro di tutto l'ospedale cercando di rimanere solo, cercando di trovare ancora un abbraccio dell'ultimo pasthum. Per ultimo saluto un bambino che assieme a tre dita della mano destra ha perso anche una gamba saltando in aria su una mina. Per ultimo mi saluta un aquilone bianco bordato da una banda blu, che volteggia nel vento caldo di Lashkar-gah".

Per ulteriori informazioni: genova@uisp.it