Di fronte ad oltre 400 ragazzi delle Scuole medie di trentadue città italiane giunti a Roma - Auditorium del Massimo all'Eur - per la festa conclusiva di "Mamma parliamo di doping", hanno preso la parola campioni dello sport, giornalisti e medici.
In rappresentanza del Comitato Uisp di Genova era presente Tommaso Ricci, coordinatore locale del progetto, con alcuni ragazzi della Scuola media Barabino di Sampierdarena che hanno testimoniato la buona riuscita del progetto nella loro realtà. Nello spazio pomeridiano della "Fiera delle Idee e della creatività" i ragazzi hanno allestito il coloratissimo stand dedicato alla città di Genova con tutti i poster e i lavori prodotti dagli 80 ragazzi delle classi coinvolte.
La campagna Uisp ha avuto l'obiettivo di rendere protagonisti i ragazzi in campagne di informazione e sensibilizzazione sui temi del doping e dell'inquinamento farmacologico. Oltre agli studenti sono state coinvolte anche le loro famiglie. La campagna Uisp si è così rivelata unica nel suo genere: non più gli adulti, genitori, tecnici, allenatori, medici, che spiegano ai figli il problema del doping nello sport, ma il contrario. "La vittoria e la sconfitta sono momenti importanti perché danno entrambi forti emozioni - ha detto nel corso del suo intervento Filippo Fossati, presidente nazionale Uisp - Il problema di oggi è riuscire a far diventare queste emozioni sempre positive, in qualsiasi caso. Visto che così non è, si ricorre sempre più ad abusi di farmaci e non solo per raggiungere la prestazione eccellente e cercare la vittoria a tutti i costi. Insomma, per noi dell'Uisp è fondamentale ribadire il concetto che la lotta agonistica fino all'estremo non è un bene nello sport".
"Per 12 anni mi sono allenato 6-7 ore al giorno convinto di realizzare così il mio sogno d'infanzia, quello di diventare un campione del ciclismo - ha raccontato l'ex ciclista Thomas Zandonai - Quando però per arrivare in alto sono stato costretto ad usare sostanze dopanti, mi sono reso conto che non ne valeva la pena e ho smesso. Ero talmente nauseato che per cinque anni non sono più salito su una bicicletta e per anni non ho mai visto in tv una gara. Insomma, il doping ha smontato il grande sogno che covavo fin da piccolo oltre ad avermi creato problemi di salute".
All'incontro è intervenuto anche il giornalista Gianni Mura. "Purtroppo il doping è dappertutto nello sport, non si salva nessuna disciplina - ha detto - Quello che più salta agli occhi oggi è la differenza tra gli atleti attuali e quelli di alcuni anni fa. Se guardiamo ai giocatori campioni del mondo in Spagna nell'82 e li paragoniamo a quelli della vittoria del 2006, si nota come questi ultimi siano più alti, muscolosi e potenti. Questo perché le macchine e le nuove tecniche di allenamento puntano tutto sulla muscolatura e la potenza, a danno della tecnica. Questo è un male, così come il doping che oggi come ieri ha sempre alterato le prestazioni sportive di chi ne ha fatto uso".
L' 85% dei ragazzi che hanno partecipato a "Mamma parliamo di doping" ha confermato che la campagna ha permesso loro di acquisire nuove conoscenze per formarsi un'opinione propria, autonoma e individuale sull'argomento, modificando in maniera positiva (84%) la loro visione del mondo dello sport, grazie al fatto che il progetto ha affrontato aspetti quali "lo sport pulito", "lealtà", "rispetto delle regole e degli altri", in maniera nuova e creativa.