La Settimana di Azione contro il Razzismo promossa da Unar, dal 17 al 23 marzo, è un momento centrale per il progetto SIC! Sport, Integrazione, Coesione, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per lo Sport.
Da sempre, la Uisp Roma propone azioni, aderisce a progetti e svolge attività che contrastano le discriminazioni di ogni tipo in ambito sportivo. L’Impianto sportivo comunale Fulvio Bernardini, gestito proprio dalla Uisp Roma, ne è un esempio.
“La missione della Uisp è quella di fare attività sportiva per tutti, ed è proprio quello che ci impegniamo a fare noi, nel nostro piccolo, ogni giorno – dice Simona Ciorra, responsabile tecnico della piscina dell’impianto Bernardini – Per noi è la normalità, è una accoglienza continua, non pensiamo neanche alle diversità di chi abbiamo davanti”.
Da molti anni l’impianto, situato nel quartiere di Pietralata, collabora con Sport Senza Frontiere, una organizzazione non profit che si occupa di supportare persone in difficoltà socieconomica attraverso lo sport, condividendo con la Uisp i valori fondamentali di educazione e inclusione attraverso la pratica sportiva.
Tutti i sabato pomeriggio, la piscina dell’impianto accoglie famiglie di migranti con un ampio ventaglio di situazioni differenti. Richiedenti asilo, persone che fuggono dalla guerra, mamme con bimbi piccoli che svolgono attività in piscina dopo aver affrontato lunghi viaggi sui barconi, per cercare di riconciliare il rapporto con l’acqua.
“Prima di entrare in acqua, proviamo a parlare con le famiglie, cerchiamo di creare un clima disteso e di svolgere le nostre attività attraverso il gioco – ci spiega Simona – Faccio un sorriso e presento una palla, così proviamo a comunicare e a rompere le barriere iniziali”.
A partecipare alle attività sono circa 20 nuclei familiari che settimanalmente aderiscono alle iniziative. Alcune attività sono dedicate ai più piccoli (dai 3 ai 6 anni) accompagnati dalle mamme come figura di riferimento e, infine, teniamo dei corsi dedicati solo alle mamme.
“Non conosciamo tutto quello che ciascuna persona ha vissuto nella propria vita, proviamo ad entrare in contatto con loro in maniera delicata. Adattiamo le nostre attività in base a chi abbiamo davanti”- conclude Simona.
(A cura di Miriam Palma)