Comitato Territoriale

Milano

L’altro basket

“Sotto canestro per vincere fuori dal campo”

Un campionato con serie A e serie B, tanta voglia di mettersi alla prova, grinta ed entusiasmo. E, soprattutto, risultati che sono una vittoria per tutti, specialmente fuori dal campo: è il campionato di Basket per Disabili Intellettivi e Relazionali, una nuova realtà targata Uisp Varese che coinvolge molte realtà del territorio e anche oltre.

Lo racconta Raffaella Gandini, che segue da vicino l’asd Ultra D, una realtà nata all’interno del consorzio dei servizi sociali dell’Olgiatese. «Il campionato è diviso in due, A e B, con quattro squadre per girone che si incontrano due volte prima di andare alla fase finale». Le realtà coinvolte sono spesso legate a servizi che già coinvolgono ragazzi con varie problematiche: «C’è qualche paziente psichiatrico, ma sono la minoranza. Ci sono persone con disturbi dello spettro autistico, ragazzi con la sindrome di down, e altri tipi di disabilità, sempre però relative alla sfera intellettiva e relazionale. Il basket è un’offerta in più che danno alcune realtà come la nostra, che è un centro diurno che ha deciso di integrare il basket “adattato” nei progetti personalizzati per gli utenti, ma ci sono anche altri tipi di enti». Come la Briantea84, asd di Cantù conosciuta soprattutto per il basket in carrozzina, ma attiva su più fronti: una realtà storica del settore, che partecipa con questa nuova squadra al piccolo campionato targato Uisp Varese. Presenti nel campionato anche “Vharese con l’H”, Sportanch’io (asd legata alla cooperativa La Finestra di Malnate), e altre. Le regole sono semplificate, adattate e quasi personalizzate, a seconda della capacità che il singolo giocatore ha di comprenderle e seguirle.

Le vere vittorie, però, spiega Raffaella, sono quelle che si ottengono fuori dal campo: «Un campionato di basket, per ragazzi come i nostri significa affrontare una serie di sfide tutt’altro che banali, che li aiutano a diventare sempre più autonomi e capaci di relazionarsi con gli altri». Dal prendere il pulmino con tutta la squadra ma senza genitori al seguito, passando per il prepararsi da soli la borsa per allenamenti e partite, fino all’imparare a gestire la frustrazione di una sconfitta: piccoli grandi passi che il gruppo squadra porta avanti insieme, imparando ad affrontare, oltre che le partite, anche la vita.

«La cosa che ci fa più piacere è sapere che all’interno del gruppo squadra crescono legami veri, che spingono all’autonomia. I ragazzi spesso si organizzano per incontrarsi anche oltre il tempo della palestra: per loro, questo è un risultato importante, che significa autonomia e capacità di gestione del tempo libero oltre le nostre proposte. È la vera vittoria, una conquista verso il futuro». Questo succede con lo sport per tutti, quando in campo si pensa prima di tutto alla vita.