Dall’8 all’11 aprile, a Ravenna, la Lega attività subacquee Uisp ha organizzato la seconda edizione del meeting nazionale di apnea. All’evento ha partecipato anche Gianluca Genoni, campione mondiale di apnea profonda, che nel 2006 ha stabilito il record scendendo a 141 metri in assetto variabile. Sportivo a tutto tondo, ex nuotatore e appassionato di maratona, si è distinto anche per immersioni in alta quota e per aver preso parte ad una spedizione sull’Everest.
C’è una certa retorica sul limite quando si parla di sport cosiddetti estremi. Secondo lei questo tipo di discorso, non rischia di mettere in ombra quella che è la riflessione sul tipo di equilibrio psico-fisico necessario per affrontare questi sport, o ad esempio il rapporto con la natura?
“Sono cose differenti. Per la maggior parte dell’anno io pratico apnea per un piacere personale, per avere un contatto con il mare, con l’ambiente. Quando insegno io trasmetto quelli che sono i valori del mare, della sicurezza, dello stare bene in acqua. Questa è l’attività ricreativa, quella alla quale si dedica la maggior parte delle persone che si avvicina all’apnea. Poi c’è il lato più competitivo. Come in tutte le discipline c’è chi ha voglia di misurarsi, chi ha voglia di mettersi alla prova per cercare di capire qual è il limite secondo le proprie capacità. Non è più una semplice attività ricreativa, ma una pratica impegnativa che richiede allenamento, preparazione, tecnica. Ma sono d’accordo sul fatto che uno sport come il mio ti deve insegnare a stare bene, a stare a contatto con la natura”.
La promozione sportiva punta molto a diffondere la conoscenza necessaria a fare attività in sicurezza. Gli incidenti sembrano ancora molto frequenti, sia a livello professionistico che amatoriale. Dove vanno ricercate le cause?
“Innanzitutto va detto che la pratica delle attività subacquee è uno degli sport più sicuri. La percentuale di incidenti è veramente bassissima. Gli incidenti si verificano soprattutto per una mancanza di conoscenza. Molti vanno sott’acqua senza aver fatto corsi o con una scarsa preparazione. Soprattutto succedono perché si va in mare da soli. Senza un’assistenza, senza un compagno di immersione, senza la giusta tranquillità. Quando io ho fatto il record di immersione, c’era uno staff di 12 subacquei sotto’acqua pronti ad intervenire in caso di pericolo, e uno staff medico in barca per gli interventi in superficie”.
Ha nuovi progetti in cantiere?
“Adesso sta cominciando la stagione legata alle immersioni in mare. Fino ad oggi ho fatto preparazione con la corsa, con il nuoto e con gli esercizi in piscina. Ai primi di maggio vado in Egitto per un allenamento di due settimane. Per la fine dell’estate devo fare una prova di profondità, non più un record, ma legata ad una serie di test, in collaborazione con i ricercatori del Dan, il Divers alert network, una fondazione per la ricerca e la sicurezza nella subacquea”.
Conosceva già il mondo della promozione sportiva?
"Si, già ho fatto altri corsi e incontri. La filosofia dell’Uisp basata sulla volontà di avvicinare i ragazzi, i giovani in generale, allo sport di tutti i tipi è senz’altro lodevole. Per quello che ho conosciuto, mi sono fatto un’idea estremamente positiva di questa realtà"
(F.Se.)