Nazionale

Che camminare nel bosco ti sia lieve, Andrea assai caro

Ricordiamo con gratitudine Andrea Canevaro, per aver formato generazioni di educatori Uisp. Contributi di P.Alfano e A.Borgogni

 

L’Uisp si unisce al cordoglio di familiari ed amici per la scomparsa di Andrea Canevaro, 82 anni, docente emerito dell'Università di Bologna, studioso di fama internazionale, vero e proprio maestro in campo pedagogico. L'integrazione scolastica si deve in gran parte alle sue ricerche e al suo impegno e generazioni di educatori, operatori e formatori Uisp gli sono immensamente grati.

“Chi nell’Uisp ha seguito corsi di formazione nel settore scuola, chi è stato educatore e educatrice dagli anni 80 in poi, non può non ricordare Andrea Canevaro – scrive Patrizia Alfano, vicepresidente nazionale Uisp - In quegli anni, oltre ai corsi di formazione in cui è stato spesso docente, abbiamo lavorato al progetto Il corpo va a scuola e organizzato diversi convegni, ai quali ha partecipato in qualità di relatore con Serafino Rossini, Antonio Borgogni, Massimo Davi e tanti altri. Erano gli anni in cui Uisp si proponeva come agenzia educativa esterna alla scuola, sostenendo l’idea di sistema formativo integrato.

Si trattava di formare, e inviare nelle scuole in orario scolastico, educatori motori/sportivi, per condurre programmi finalizzati a promuovere, nell’istituzione deputata alla formazione e all’educazione dei giovani, la pratica diffusa e continuativa dell’attività motoria e dello sport, offrendo ad ognuno l’opportunità di un percorso che dalla scuola si sviluppava e si completava nella vita oltre la scuola, oltre l’infanzia.

Abbiamo lavorato con insegnanti e direttori didattici a moltissimi progetti rivolti alle scuole di ogni ordine e grado, dalle materne alle superiori, convinti allora e ancora oggi, che l’associazionismo può portare nella scuola nuove opportunità, competenze, esperienze, nuove risorse, utili collaborazioni per le insegnanti e stimoli per tutti i bambini e i ragazzi
Molti di quei progetti e dei nostri documenti sull’attività motoria a scuola, negli spazi urbani, per l’inclusione, contengono i concetti, le citazioni e i passaggi importanti dei libri e delle lezioni di Andrea Canevaro.
Tra noi, Antonio Borgogni, formatore nazionale in quegli anni e poi responsabile del settore nazionale Educazione dell’Uisp, è colui che più di tutti ha lavorato con Andrea Canevaro riportando il suo pensiero nella Uisp e nei molti corsi di formazione. Ad Antonio Borgogni, attualmente docente all’Università degli studi di Bergamo, abbiamo chiesto di raccontarci quanto la pedagogia di Canevaro sia stata importante per l’Uisp".

“Sono giornate per me segnate da un dolore irrisolvibile e da una tenera emozione – scrive Antonio Borgogni - Mi tratterrò il più possibile dal racconto degli episodi e delle frequentazioni personali, lettere dense che conservo e le non molte ma sempre intense telefonate da casa a casa, poi al cellulare fino alla recentissima riunione a distanza; instancabile, aveva infatti un progetto da proporre alla mia università per il tutoraggio “acrobatico” – acrobati, nel suo linguaggio sempre evocativo, erano gli educatori che se ne sarebbero occupati – di studenti universitari disabili.

Andrea era, dal 2014, Professore Emerito dell’Università di Bologna; chi voglia approfondire il suo percorso di vita e professionale – difficilmente distinguibili per la sua passione nell’impegno sociale e per il suo lavoro sul campo - trova abbondante materiale sulla rete, compresa una consistente pagina di Wikipedia 
Andrea verrà giustamente ricordato, dalla comunità accademica italiana e internazionale, per la sua attenzione intellettuale e operativa nei confronti della disabilità: “I bambini che si perdono nel bosco”, del 1976, è stato tradotto in molte lingue ed è un classico della pedagogia internazionale.

Ed ecco qui il primo dei passaggi che ci porterà alla Uisp: quel libro non è infatti un libro dedicato alla disabilità ma alle situazioni educative “difficili” – il primo capitolo parla di Cecco Rivolta – in cui si afferma che “è una scuola sbagliata quella che non tiene conto della traccia del passato del bambino, della sua casa che è la sua realtà culturale, incisa nel suo corpo e in tutta la sua persona, quella che pretende sia valida soltanto la ‘cultura’ del leggere e dello scrivere”.
Parliamo, pertanto, di corpo in una scuola inclusiva: per tutti.

Meno note in ambito pedagogico, infatti, sono le sue attenzioni, ricerche e azioni relative alla corporeità e alla psicomotricità, aspetti, in realtà, connotativi di tutti i suoi scritti. Per chi come me ha avuto il privilegio di partecipare ad uno dei gruppi di ricerca da lui fondato (…sulle tematiche della corporeità, coordinato da Serafino Rossini), non c’era soluzione di continuità tra questi ambiti che, in lui, sgorgavano in un flusso continuo di richiami, echi, unità sostanziali dell’umano.

Concetti come l’obliquità metodologica, il difficile educativo, il poligono, l’archivio del corpo, una didattica in sé così inclusiva, per tutti, da includere anche i disabili emergevano con lievità nel gruppo di ricerca, da lui e dai partecipanti, come concetti consustanziali all’idea stessa di educazione senza separare abilità diverse, senza, mai, separare mente e corpo.

Il gruppo veniva chiamato, da noi componenti, anche in altri due modi. “Ossigeno”, perché le nostre riunioni quasi mensili erano una boccata d’aria fresca che, ogni volta, lanciava prospettive, apriva mondi e riflessioni di viaggio, percorsi nelle epistemologie, sentieri nelle pedagogie, panorami generativi nelle didattiche: forse, direi, perché “i bambini non si perdessero nei boschi”. Difficile scordare la sensazione del ritorno a casa dopo esserci incontrati, dopo avere incontrato Andrea, anche se, nella sua logica gemmativa, il gruppo doveva funzionare anche senza di lui.
“Spazzolino”, per due ragioni. La prima è il muoversi insieme delle setole per uno scopo congiunto (non avrei mai pensato di percepire l’orgoglio di sentirmi una setola). La seconda era legata all’idea della “psicomotricità dello spazzolino da denti”, ovvero dell’attenzione alla corporeità nella gestualità quotidiana, ben al di là delle ore scolastiche ad essa dedicate (e da qui la sua provocazione nel titolo dell’articolo “La mia psicomotricità è più psicomotricità della tua”). Proprio da questa temperie nasce, perdonate qui il ricordo personale, il mio primo libro “Il corpo invadente”, elaborazione della tesi in pedagogia di cui lui era relatore.

Andrea metteva a disposizione la sua – non uso aggettivi che sarebbero comunque riduttivi – cultura e la non comune memoria con la leggerezza che connotava i lavori del gruppo: belli tosti, certo, ma anche sorridenti e, spesso, accompagnati da torte, salame e un po’ di vino contadino. Dimensione, quella contadina, che gli apparteneva fino a scrivere di Serafino che era davvero un educatore perché, come i veri contadini, seminava e sapeva aspettare.
Nessun obbligo di partecipazione, nessuna forzatura, tanta bellezza del ragionamento, dell’apertura, della conoscenza e del gioco come nel titolo dell’ultimo seminario del gruppo, organizzato proprio a Ferrara, città in cui vivevo, dal Comitato Uisp: “Ancora sul corpo” che ben si presta al gioco della doppia lettura.

Compiamo così il secondo passaggio perché, sia Andrea personalmente che i membri del gruppo – che si intersecava spesso con la formazione Uisp – sono stati docenti, relatori, formatori nelle iniziative Uisp a vari livelli. Alla base di questa collaborazione c’era un sentire educativo in ambito corporeo, motorio e sportivo comune, quello che dal “popolare” ha portato la Uisp a divenire, appunto, “per tutti”. Un’attenzione a pensare la diversità, di competenze, di abilità, di provenienza socioeconomica, di cultura, come una ricchezza che, senza bisogno di discussioni, si integri, appunto in un sistema integrato di offerta educativa e che, attraverso i principi sopra accennati (obliquità, difficile…) si faccia didattica quotidiana nelle palestre, nei campetti, nelle piscine, nella città.

Andrea, come davvero solo pochi, costruiva mondi e ti invitava ad entrare o ti invitava a scoprirne altri di cui lui non aveva superato la soglia: ne è esempio il momento in cui mi disse “guarda qui” mostrandomi un particolare libro di urbanistica sui cui spunti ho costruito il mio ambito di ricerca privilegiato tra corpo e spazi pubblici". (di Patrizia Alfano e Antonio Borgogni)

 NOTIZIE DA UISP NAZIONALE
UISPRESS

PAGINE UISP

AVVISO CONTRIBUTI ASD/SSD

BILANCIO SOCIALE UISP

FOTO

bozza_foto

VIDEO

bozza_ video

Podcast

SELEZIONE STAMPA

BIBLIOTECA UISP