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Disuguaglianze e povertà educativa: comprendere diventa un'impresa

Save the Children: in Italia il 51% dei quindicenni è incapace di capire un testo scritto. Allarme disuguaglianze: L. Barra e M.Gasparetto

 

L’allarme è stato lanciato qualche giorno fa da Save the Children: “In Italia il 51% dei quindicenni è incapace di capire un testo scritto”. Ovvero: “un dramma – prosegue l’associazione - non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al Sud e quelle con background migratorio”. Quindi: l'allarme più grande è quello delle disuguaglianze.

Dai dati raccolti da INVALSI nel 2021 nelle scuole italiane, infatti, gli studenti e le studentesse di famiglie con livello socio-economico e culturale più basso hanno visto un calo significativo nei punteggi relativi alle prove di matematica ed italiano, in ogni grado scolastico.
Un’offerta educativa di qualità potrebbe interrompere il ciclo vizioso della povertà, che si perpetua da una generazione all’altra: dalla privazione materiale dei genitori, a quella educativa dei minori che, cresciuti, soffriranno a loro volta della marginalizzazione sociale ed economica.

La pandemia da COVID-19, e la conseguente chiusura prolungata delle scuole e delle attività produttive, hanno incrementato notevolmente il rischio di povertà materiale, generando una vera e propria perdita consistente in termini di sviluppo cognitivo, socio-emozionale, fisico. Tutto ciò l’hanno sofferto soprattutto quei/quelle minori che provengono da contesti maggiormente svantaggiati. Mancanza di rete internet, tablet, possibilità economiche per affrontare le conseguenze della pandemia e altro, hanno messo a dura prova moltissime famiglie.

Quali sono le conseguenze? Come affrontare la povertà educativa che ne deriva? Quali sono i riflessi di un freno allo sviluppo educativo e alle disuguaglianze crescenti?

Lo abbiamo chiesto a Loredana Barra, responsabile nazionale Politiche Educative e inclusione Uisp e a Massimo Gasparetto, responsabile nazionale Politiche per la promozione della salute Uisp.

“Così come il risultato dell’atleta in una gara non lo definisce come persona – dice Loredana Barra - allo stesso modo i dati delle prove standardizzate a cui sottoponiamo i bambini non possono definire le loro caratteristiche personali e uniche, anche perché queste prove riguardano solo alcuni aspetti dell’universo delle competenze di una persona".

“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. Lo diceva Albert Einstein il quale, pur essendo dislessico, era indubbiamente un genio in matematica e fisica. Probabilmente anche lui avrebbe avuto difficoltà a superare degnamente le prove Invalsi di italiano, e sarebbe stato un componente di quella percentuale che oggi non raggiunge un buon livello nelle competenze. Ma non è questo il punto.

“Il punto è che alcuni bambini stanno vivendo un’ingiustizia a cui dobbiamo porre rimedio: non quella di non riuscire a raggiungere un certo target di comprensione del testo, ma di non avere le stesse opportunità di un altro bambino, nato in una diversa regione, in una diversa città, in un diverso quartiere. Per alcuni bambini l’ascensore è bloccato, e resterà bloccato anche per le future generazioni, per i loro futuri figli e per i loro futuri nipoti, perché in Italia ad un bambino che nasce in una famiglia a basso reddito, potrebbero servire 5 generazioni per raggiungere un reddito medio, stima OCSE basata sulla variazione del reddito dei genitori e quello dei figli.

Le disuguaglianze economiche e sociali che si traducono in povertà educativa si intensificano con il crescere dell’età («Mattew effect» o «Effetto san Matteo»), per questo è necessario attivare modelli di intervento integrati e strutturali, non a singhiozzo, basati sul coinvolgimento sinergico di tutti gli attori territoriali (scuola, terzo settore, istituzioni, associazioni culturali e sportive etc.) e centrati sulla precocità degli interventi; bisogna guardare l’orizzonte più lontano e non fermarsi all’orizzonte delle singole agenzie educative; è necessario promuovere la ricchezza educativa e non soltanto contrastare la povertà educativa, attraverso un approccio plurale e olistico; bisogna costruire comunità educanti vere che sappiano incrementare le possibilità di ogni bambino e offrano la possibilità di interazioni ricche, positive e variegate”.


“Durante la pandemia – dice Massimo Gasparetto - l’aumento delle disuguaglianze per gli studenti italiani si è manifestato non solo con le minori opportunità di socialità, di opportunità di esplorare i propri spazi di libertà giovanile, ma anche con le difficoltà di apprendimento: ancora una volta è innegabile che chi ha meno opportunità, reddito, servizi, fa più fatica a salire la scala sociale e sarà compito dello stato migliorare l’equità nell’istruzione. Siamo assolutamente d’accordo su come la lotta alla povertà educativa vada costruita con alleanze forti e trasversali tra scuola, terzo settore, studenti, famiglie, istituzioni educative.

Il discorso è piuttosto simile, anche se con peculiarità differenti, per quanto riguarda il rendere facile praticare, e poter scegliere di praticare, stili di vita sani e in particolare, per quanto compete l’Uisp, attività fisica e sport. Ciò significa politiche pubbliche per disporre di impianti sportivi, di occasioni di praticare sport e attività fisica di qualità vicino a casa, anche nei quartieri meno dotati di servizi, di opportunità di spazi verdi per i cittadini delle diverse età. Sottolineo che anche per noi il tema delle alleanze è strategico, non solo con il settore sanitario, in particolare con chi si occupa di promozione della salute e lotta alla sedentarietà, ma anche con gli Enti locali, con l’Anci, con il terzo settore, con Sport e Salute e con chi nel Coni pensa ai cittadini piuttosto che ai risultati”. (interventi di Loredana Barra e Massimo Gasparetto, raccolti da Ivano Maiorella)