Nella seconda dal 12 luglio 2016 l’Uisp è a Beirut con Alessandro De Paolis, dell’Uisp Roma, e Maura Corda, Uisp Cagliari, per la gestione dei Summer Camp, inseriti nel progetto Rafforzamento dell’offerta di servizi sociali ed educativi a favore dei minori palestinesi dei Campi profughi di Mar Elias, Burj Barajneh e Rashidieh in Libano, in cui l’Uisp è al fianco della ong CTM.
Maura Corda si trova a 2500 km circa di distanza dalla Sardegna, nella capitale Beirut dove rimane in contatto con noi quotidianamente e ci racconta di una “città apparentemente tranquilla e molto occidentale, un caldo umido e un traffico folle”.
Tra le arterie Charles Malek e Alfred Naccash sulla El Sayed si trova, a poca distanza dal porto, il quartier generale del campo estivo. L’esterno del campo, ci dice Maura “somiglia a un mini parco. Bellissimo. L’interno a un orfanotrofio.” I suoi racconti spaziano tra vari argomenti, il volano è il diverso che incuriosisce, la pulizia lascia a desiderare, "è molto lontana da quella che intendiamo noi." I palazzi del circondario si ergono in alto per decine di piani, “sembrano quelli di Sant’Elia” ci dice Maura, violentati dai segni bellicosi del passato, feriti da proiettili e dalle schegge impazzite della guerra, “a una signora le è entrato un missile in casa”, ci scherza su la nostra simpaticissima dirigente.
Continua il suo racconto, si capisce che laggiù la vita è di gran lunga meno agiata della nostra “Ogni tanto salta la corrente e chi non ha il generatore privato rimane senza. Immaginatevi il frigo e la conservazione dei cibi”. Si mangia poca carne e poco pesce, “è consigliato mangiarli solo al ristorante, si mangiano molte creme di verdure, il pane è ottimo e il riso con le lenticchie abbonda, così come la birra, buonissima”.
Maura cerca di farsi capire dai presenti “Qui parlano l’arabo, l’inglese e un po’ di francese”, i bambini sono circa 25 “educati e amorevoli, comprese le maestre”.
Raccontare le cosa che l’hanno colpita non è semplice, sono tante, Maura non si tira indietro “La cosa triste è che quando uscivano dai campi profughi incontravano i bambini più poveri che desideravano tanto di essere lì con loro. Le strade sono larghe come il corridoio della UISP, i cavi elettrici pendono ovunque come l’immondezza che abbonda nelle stradine in mezzo a fango e acqua putrida”. In questo spaccato di vita quotidiana di Beirut si prova a scherzarci su “tra le viuzze ci sono i fattorini delle bibite che sgommano lungo il tragitto, immaginatevi quando incontrano un altro fattorino in scooter, uno deve fare marcia indietro perché in due non ci passano nella stretta stradetta”.
I campi durano quattro giorni, dal giovedì alla domenica, il primo si è svolto dal 14 al 17 luglio, il secondo si concluderà domenica 31 luglio, entrambi rivolti ai bambini di due campi profughi di Beirut. Il terzo e ultimo sarà per i bambini di un campo di Tiro. Si Lavora con bambini dai 9 ai 12 anni e il programma prevede in mattinata attività di acquaticità in piscina, infatti molti bimbi non sanno nuotare, mentre nel pomeriggio ci dedichiamo alle attività sportive, come calcio e basket. Insieme ad Alessandro e Maura operano le insegnanti che nei due anni precedenti hanno seguito la formazione del progetto e lavorano negli asili della Ghassan Kanafani Foundation. Loro sono abituate a lavorare con bambini più piccoli e quindi i due istruttori educatori UISP le supportano con questa fascia diversa di età, studiano il programma e lo applicano insieme, proponendo una parte sportiva, laboratori e scambi interculturali, ma anche balli e attività tradizionali.
I bambini che partecipano alle attività sono maschi e femmine, ed è un modo per insegnare loro a stare con l'altro sesso. È un lavoro molto interessante, i bambini sono entusiasti: non hanno mai dormito fuori dal campo senza la famiglia, quindi per loro è un'esperienza forte, anche perché partono dalle condizioni ristrette dei campi e arrivano in posti belli, puliti, nel verde, in cui trovano spazio per correre e la piscina.
L’intervento segue tre momenti formativi svolti nel 2015 e nel 2016, di cui uno proprio sui centri estivi, e continuerà con un altro modulo formativo e con il Summer Camp 2017.
“Al primo impatto la più grande barriera è la lingua – dice Maura Corda, alla sua prima esperienza con l’Uisp al'estero – Però i bambini si sforzano molto a parlare in inglese, e abbiamo un’interprete che ha costruito un ottimo rapporto con i bambini e riesce a metterci in comunicazione con il loro mondo. I bambini giocano, maschi e femmine imparano a stare insieme e si divertono molto, sono curiosi e aperti alle cose nuove. Si respira un clima di festa, anche grazie alle insegnanti della Kanafani, sempre disponibili e pazienti. Sono esperienze intense ed emozionanti, ci confrontiamo con adulti e bambini che vivono in difficoltà e disagi grandissimi, ma sono genuini, gentili e accoglienti”.
A inizio agosto ritorno in patria, in Sardegna, “la mia terra” dice Maura. Che forse, nonostante la bellissima esperienza tra "questi bambini teneri e di rara bellezza", che si porterà dietro tutta la vita grazie alla UISP, un pò le manca.
(fonte SITO UISP CAGLIARI)