RELAZIONE DI MISSIONE
VERSO LA TRANSIZIONE SPORTIVA
Buongiorno a tutte le persone presenti,
agli invitati/e ai delegati/e, alla commissione verifica poteri, ai componenti dell’Organo di Controllo, a tutti e tutte coloro che sono qui, in veste di volontari, per dare una mano e contribuire alla realizzazione di questo Congresso che è per noi spazio di democrazia, elemento di civiltà, luogo di elaborazione politica e progettuale.
Arrivare fin quinon è stato facile, come niente è facile quando si va contro corrente. Grazie al recente ritrovamento di una tessera datata 1954 abbiamo scoperto di essere presenti in Sardegna da oltre 70 anni e, a ritroso, con la mente abbiamo attraversato la storia, la nostra storia. Una storia fatta di impegno sociale per garantire quei diritti,che non erano diritti, perché non erano universali. E abbiamo ottenuto grandi risultati: oggi è riconosciuto che il diritto alla pratica sportiva deve essere per tutti e tutte, che non importa quali siano le nostre condizioni fisiche o le nostre prestazioni, il nostro genere, la nostra provenienza, la nostra estrazione sociale. Abbiamo IMMAGINATO che ogni persona potesse scegliere di muoversi e, soprattutto, come muoversi, e la nostra visione ha contribuito a creare un’idea di sport differente, un nuovo approccio, nuove opportunità e occasioni di pratica.
RICONOSCIMENTI ISTITUZIONALI
Con la modifica dell’art. 33 il legislatore ha riconosciuto lo sport meritevole di tutela costituzionale. Il riconoscimento nella Costituzione italiana del valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme è un traguardo importante e un passaggio fondamentale per il mondo dello sport per tutti. Leggevo l’interessante articolo di un costituzionalista che spiegava come per capire la portata di questa novità costituzionale ci si debba soffermare sull’esegesi della frase osservando che il soggetto della disposizione è proprio la “Repubblica” significando che il precetto normativo è indirizzato a ogni apparato dello Stato e degli Enti regionali e locali. È significativo anche l’uso del termine “riconosce” in quanto generalmenteutilizzato per costituire diritti, affermare principi o valori, i quali in qualche misura preesistono alla dimensione giuridica essendo acquisiti e radicati nella coscienza sociale dei cittadini. Ma perché la Costituzione da questa importanzaall’attività sportiva? La ratio è contenuta nei 3 attributi successivi: per il valore educativo, il valore sociale e il benessere psicofisico.In tal modo si afferma l’importanza dell’attività sportiva in quanto essa è lo strumento per educare i giovani, creare coesione sociale e per tutelare la salute. Da questo ne deriva che i pubblici poteri hanno l’obbligo di tutelare lo sport solo se promuove l’educazione dei giovani, garantisce l’integrazione sociale, assicura il benessere psicofisico.
Il riconoscimento costituzionale va nella stessa direzione della Commissione europea che, con il suo Libro Bianco per lo Sport, oltre a riconoscere come lo sport contribuisca a migliorare la salute dei cittadini, ne riconosce la dimensione educativa e il suo ruolo sociale, culturale e ricreativo.
OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE
In un mondo in cui impera la globalizzazione, sembra quasi che le nazioni cerchino un affrancamento e l’affermazione di una propria identità nell’isolamento, mettendo in discussione il valore della cooperazione e dell’integrazione sovranazionale, nonché la stessa adesione volontaria a quelle organizzazioni o organismi sovranazionali la cui ragion d’essere risiede proprio nel trovare e perseguire strategie di collaborazione comuni che partendo dai bisogni universali delle comunità individuino obiettivi generali finalizzati al miglioramento della qualità della vita delle persone e del pianeta.
Tutte le principali strategie sovranazionali (Agenda 2030, Politiche di coesione 2021-2027, Piano d’azione globale OMS sull’attività fisica per gli anni 2018-2030) evidenziano lo sport quale strumento importante per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo, sostenibilità e coesione.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite, nell’Agenda 2030, ha definito gli obiettivi di sviluppo sostenibile, verso cui le politiche nazionali e sovranazionali dovrebbero orientarsi al fine di garantire un futuro migliore e sostenibile per tutti.
I 17 obiettiviinterpretano lo sviluppo economico e sociale affrontando i problemi legatia povertà, fame, diritto alla salute e all'istruzione, accesso all'acqua e all'energia, lavoro, crescita economica inclusiva e sostenibile, cambiamento climatico e tutela dell'ambiente, urbanizzazione, modelli di produzione e consumo, uguaglianza sociale e di genere, giustizia e pace.
Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali.
Ci siamo interrogati su quale fosse il ruolo dello sport, il nostro ruolo, all’interno di questa strategia e abbiamo visto quanto l’attività sportiva sia trasversale a tutti questi temi, potendo incidere in maniera sostanziale sulle tre dimensioni dello sviluppo (ambientale, sociale e economico).
RUOLO DELLO SPORT E TRANSIZIONE SPORTIVA
Quest’anno i nostri Congressi hanno un motto comune “Immagina”, per poter cambiare lo stato delle cose è necessario immaginare il futuro possibile e desiderabile ed elaborare strategie di pensiero e azione che portino a un cambiamento positivo, in primo luogo di noi stessi e solo successivamente delle nostre comunità. È necessario dunque un cambiamento culturale, quel cambiamento che tanto auspichiamo ma che spesso fa fatica a manifestarsi perché talvolta, noi per primi, non abbiamo piena consapevolezza e contezza delle potenzialità esplosive del movimento sportivo di base.
Nel gergo sportivo un termine spesso ricorrente è gli “sport minori”, questo termine è una trappola concettuale, in quanto benché spesso venga giustificato in termini numerici, sottende a un’idea di inferiorità e di subordinazione; proprio come nella società dove, secondo l’ordinamento, il minore ha capacità giuridica, ma è privo della capacità di agire, che si acquista solo al compimento della maggiore età. Una maggiore età che, almeno in taluni sport, non arriverà mai.
È la stessa discriminazione che subisce lo sport sociale nel rapporto con lo sport di alta prestazione. E questa discriminazione, per quanto negata a parole, è evidente nei fatti. Lo sport di alta prestazione ha una capacità attrattiva,soprattutto in termini di visibilità e di risorse economiche (molte delle quali pubbliche), che non ha pari in nessun altro ambito sportivo, eppure, il valore dello sport, quello di cui si parla nel Libro bianco per lo sport, quello che viene “riconosciuto” dalla nostra Repubblica è un altro. È lo sport di cittadinanza, quello sport che promuove la crescita civile, sociale, economica di una comunità, che forma l’individuo, quello che contribuisce ad aumentare i livelli di benessere psicofisico della popolazione, quello che crea coesione sociale nei territori, quello che non dissipa energie, che non sfrutta e aliena gli individui, che favorisce il dialogo, l’incontro in luogo dello scontro, che crea reti di relazioni sociali indispensabili per l’individuo (interdipendente con l’ambiente sociale).
Come spesso mi piace sottolineare viviamo l’ingiustizia delle piramidi rovesciate: a una piramide che ha alla base il vasto mondo della promozione sportiva e all’apice l’élite dell’alta prestazione corrisponde una piramide dei finanziamenti che vede un’iniqua distribuzione di risorse, con grandi erogazioni per lo sport di alta prestazione (che già di per sé è attrattore di risorse private) e scarse risorse allo sport di base che coinvolge la gran parte della popolazione attiva.
Il nostro impegno non può rimanere circoscritto alla pratica sportiva, a volte svilita nel suo significato e declassata ad attività di svago. Lo sport, l’attività fisica, è una componente essenziale della società e contribuisce al benessere della popolazione.
Spesso nelle città si vive un profondo senso di isolamento; sono città divise per funzioni, pensate dagli sviluppatori immobiliari, funzionali al mercato e non alla collettività. Città affollate senza che le persone interagiscano, incontri senza relazioni, quella che viene definita dai sociologi l’urbanistica della solitudine.
Soprattutto in questi luoghi la pratica sportiva diventa una vera e propria cura attraverso la terapia della socializzazione. In questa direzione si è mossa l’azione “sportous” del progetto Sport per tutti valorizzando la dimensione sociale attraverso la realizzazione di iniziative finalizzate a supportare l’inclusione all’attività fisica e sportiva di soggetti a rischio di esclusione attraverso la promozione della figura dell’animatore sportivo territoriale e del vouchering sociale. E a breve, sulla stessa linea d’azione, partiràanche in Sardegna,il progetto nazionale Tran-sport, che intende valorizzare il ruolo dello sport e dell’attività fisica come strumento per favorire lo sviluppo sociale, economico e ambientale delle comunità territoriali attraverso la valorizzazione di un approccio integrato e partecipativo che mira a generare un impatto duraturo e positivo sui territori.
Oggi l’UISP parla di transizione sportiva, ovvero un’evoluzione/rivoluzione nel rapporto tra lo sport e le altre politiche pubbliche, per arrivarealla piena emancipazione dello sport sociale che evidenzi l’impatto prodotto sulle comunità in termini di benefici sulla qualità della vita, sulla salute delle persone e dell’ambiente.
Il legislatore ha dato un indirizzo preciso, ora però i governi, le Regioni, gli Enti locali lo devono recepire anche a costo di fare scelte impopolari. Le istituzioni e la politica devono orientare le politiche pubbliche affinché i diritti enunciati si traducano in pratiche concrete orientate a migliorare la qualità della vita delle persone, attraverso impegno economico e organizzativo, valorizzando il know how e l’esperienza del mondo del Terzo Settore.
Se il decreto legislativo 117/2017 ha inserito lo sport tra le attività di interesse generale è proprio per il suo carattere di universalità e la capacità intrinseca di creare coesione contribuendo allo sviluppo delle comunità. Ma per essere tale deve superare l’aspetto strettamente agonistico per farsi strumento di integrazione e benessere andando a soddisfare il naturale bisogno della persona di socialità, di movimento, di pratica motoria sostenibile e armonica.
Quando lo sport si caratterizza attraverso questi tratti, si costruisce a misura di ciascuno, diventa un vero e proprio diritto di cittadinanza, e si inserisce in modo trasversale nelle politiche pubbliche perché, di fatto, interessa la salute, i diritti, l’educazione, l’inclusione, la mobilità, l’ambiente naturale e urbano, i beni comuni e lo sviluppo economico e occupazionale.
Non ha senso dunque parlare di sport decontestualizzandolo, lo sport non è una prestazione, non è un record, è una pratica di vita e come tale deve essere ricompresa all’interno di un contesto con cui deve integrarsi e armonizzarsi: sistema di welfare, politiche pubbliche, rigenerazione urbana, sostenibilità ambientale, mondo del lavoro ed economia circolare.
Pochi giorni fa abbiamo accolto con favore la dichiarazione della nostra assessora regionale Ilaria Porta sa Roma durante la Conferenza Stato-Regioni.Nella riunione con il ministro dello sport Andrea Abodi e gli assessori dello sport delle regioni d'Italia, Portas ha detto: cit.“lo sport è vita, salute, socialità e noi stiamo lavorando perché nell'isola tutti e tutte, dai bambini agli anziani, abbiano accesso, e in sicurezza, alle attività sportive”, illustrando tra l’altro gli interventi della Regione sull'impiantistica sportiva che nel 2024 ha messo a correre 50 milioni per le strutture pubbliche e 4 milioni per quelle private.
La sicurezza dei luoghi di sport è un punto cardine e un traguardo importante però l’accesso universale alla pratica sportiva è prioritario ed è un obiettivo perseguibile solo mettendo in campo le potenzialità dell’associazionismo sportivo.Chiediamo dunque alla politica regionale che nei tavoli in cui si discute delle strategie di sviluppo del settore sportivo, dell’agenda delle priorità, dell’allocazione delle risorse siano presenti i rappresentanti dello sport di promozione sociale, troppo spesso vittime di disuguaglianze di rappresentanza e di riconoscimento. Riteniamo di avere la conoscenza, le competenze, il know how e, non ultime, la passione e la trasparenza per essere validi interlocutori nei luoghi in cui si dibattono i temi centrali delle politiche dello sport.
LE DISUGUAGLIANZE
Un tema che ci sta particolarmente a cuore è il tema delle disuguaglianze. Il quadro che viene tracciato è sempre più critico. I vari osservatori mostrano dati nei quali la forbice continua ad allargarsi sempre più, con larghe fasce di popolazione che perdono terreno nel fronte dei diritti. I dati ISTAT sulla povertà in Italia mostrano un paese in cui l’impatto di nuove politiche economiche, l’inflazione, l’aumento del costo della vita crea sempre maggiori sacche di povertà. Nel 2024 il 10,3% della popolazione risulta in povertà assoluta con notevoli disparità tra le regioni del nord (7,8%) e quelle del sud e delle isole (13,8%). Divario che con l’autonomia differenziata non potrebbe che aumentare col rischio di gravi scompensi sociali.
I dati ci dicono che ci sono notevoli disparità nell'accesso e nella qualità dei servizi fondamentali come sanità e istruzione, cura sociale ma non riescono a raccontarci la sofferenza e l’umiliazione di tante persone. I dati non sono empatici. È necessario intervenire per eliminare quanto più possibile i vincoli di natura economica e sociale che impediscono l’emancipazione delle persone, la loro autonomia e l’accesso ai diritti.
Un’indagine di Openpolis dello scorso anno ha evidenziato comeil rischio di povertà o esclusione sociale abbia colpito i minori (28,8%) molto più della media della popolazione (24,4).L’impossibilità di potersi permettere un’attività di svago fuori da casa a pagamento è uno degli item di deprivazione minorile citati più frequentemente nelle risposte ai questionari sulla condizione di vita delle famiglie.
In queste condizioni garantire il diritto universale allo sport diventa difficile, e sapete qual è il primo ostacolo di natura economica? La certificazione medica obbligatoria per tutti coloro che praticano attività sportiva agonistica e non agonistica.
Riprendo la dichiarazione dell’Assessora Portas: “stiamo lavorando affinché nell'isola tutti e tutte, dai bambini agli anziani, abbiano accesso, e in sicurezza, alle attività sportive”. Allora qui la politica dovrebbe fare una serie riflessione. La nostra Regione attraverso la L. 17/1999 rimborsa alle società sportive i costi delle certificazioni mediche dei minorenni che praticano attività sportiva agonistica, ovvero la pratica orientata al risultato e alla prestazione. E tutti quei bambini e quelle bambine che all’agonismo non ci arriveranno mai? Che hanno solo bisogno di muoversi, di fare attività sportiva per il proprio benessere, per socializzare, per uscire a volte da un contesto sociale deprivato e deprivante? A loro il rimborso della certificazione medica non spetta? Loro che potrebbero essere forse quelli che meno se lo possono permettere?
Questa è una battaglia che abbiamo deciso di intraprendere, una battaglia in cui, grazie alla solidarietà e alla condivisione di idee, non saremo soli.
TERZO SETTORE - RETI E ALLENAZE
L’UISP è un’organizzazione che da sempre ha scelto di confrontarsi con tutti quei soggetti con cui condivide le principali sfide che il mondo del Terzo Settore si trova ad affrontare: ruolo del volontariato, centralità del capitale umano, sostenibilità economica, nuove forme di collaborazione con la pubblica amministrazione e con il mondo del profit. Ha scelto con convinzione di stare all’interno del Forum con l’idea che le battaglie importanti il Terzo Settore le può vincere solo se unito e coeso, al di là delle differenti anime: promozione sociale, volontariato, cooperazione. Proprio in questi giorni il Forum ha presentato un documento molto articolato con osservazioni puntuali in merito alla finanziaria; grazie al contributo dell’UISP, condiviso da tutti gli altri soggetti, uno dei punti riguarda proprio il diritto alla pratica sportiva e la tutela sanitaria dei minori.
Conosciamo il valore dell’alleanza e della solidarietà, stare dentro le reti, condividere i temi, promuovere insieme le battaglie è l’unico modo per essere realmente incisivi, ma anche il modo per allargare gli orizzonti confrontarsi in modalità dialettica con chi non sempre o necessariamente ha la nostra visione.
In quest’ottica abbiamo aderito a “La via maestra: insieme per la Costituzione” movimento promosso dalla CGIL e oltre 100 associazioni che mette la Costituzione e l'antifascismo al centro della sua attività, delineando “un modello di democrazia e di società che pone alla base della Repubblica il lavoro, l'uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali”.
L’UISP è inoltre tra i soggetti fondatori del Centro Servizi Sardegna, organizzazione che è riuscita ad aggiudicarsi l’ultimo bando per la gestione del Centro di Servizi per il Volontariato il quale, attraverso i servizi erogati, promuove il volontariato e la cittadinanza attiva soprattutto tra i giovani, facilitando le connessioni tra enti del Terzo Settore, cittadini e istituzioni.
Con Save The Children abbiamo progettato un intervento sperimentale post pandemia per arginare i danni causati nei giovani dall’isolamento sociale adottato come misura preventiva per contrastare la diffusione del virus Covid 19. Grazie a questo progetto decine di giovani provenienti dalle diverse province sarde attraverso la pratica sportiva hanno riallacciato relazioni e sperimentato una nuova modalità di vita in comune in un ambiente naturale, riscoprendo la bellezza di una comunicazione non mediata e distorta dall’uso dei telefoni cellulari.
E naturalmente non posso non citare il continuo sostegno della Fondazione di Sardegna che annualmente supporta i progetti UISP in ambito educativo: dalla realizzazione di un ludobus che è andato in giro per le piazze della Sardegna e anche oltre i confini dell’isola trasportando oltre ai giochi moderni e della nostra tradizione, stralci della nostra cultura e del nostro carattere; ai progetti nelle scuole per promuovere stili di vita attivi nei bambini e nelle famiglie; nelle corsie di due fra i principali ospedali dell’isola, il Santissima Annunziata di Sassari e il Brozzu di Cagliari per alleviare le sofferenze dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. Questi per citarne solo alcuni.
SOSTEGNO AL TERRITORIO
In questi ultimi anni siamo stati investiti da due riforme epocali che hanno scosso il mondo sportivo e tutto il Terzo Settore dovendoci adeguare alle novità normative introdotte. Abbiamo capito la necessità di doverci far attraversare dal cambiamento cercando di creare strumenti per governarlo senza farci trovare inadeguati, sostenendo soprattutto le nostre associazioni affiliate talvolta poco strutturate per affrontare con la giusta lucidità e mezzi idonei le trasformazioni in atto.
Lo sportello di consulenza Sport Point, realizzato col sostegno di Sport e Salute (grazie al prezioso contributo del consulente Roberto Solinas) è stato per molte delle nostre organizzazioni un porto sicuro in cui trovare riparo durante la tempesta. Per un anno e mezzo lo sportello aperto in presenza settimanalmente nelle città di Cagliari e Sassari, con la possibilità di interagire online o telefonicamente, ha dato consulenze a 150 associazioni e società sportive per la più parte non affiliate ai nostri Comitati, essendo un servizio a vantaggio di tutto il mondo sportivo. Nonostante lo sportello sia stato chiuso al 31 luglio 2024 sull’app UISP sono presenti tutti i materiali formativi e il riferimento al responsabile del servizio che continua a essere contattato soprattutto per questioni inerenti all’organizzazione di eventi o per la strutturazione di attività anche sotto il profilo delle registrazioni contabili e sulla gestione della parte fiscale. Da quanto emerso durante il periodo di attività dello sportello, il servizio delle consulenze sul territorio andrebbe profondamente rivisto: le ASD/SSD hanno necessità di ulteriori servizi di assistenza e tutela, oltre a quanto strettamente connesso alla pratica sportiva. Dovremmo strutturare in tutti i territoriali uffici tesseramento in grado di dare un servizio a chi, per formazione o inclinazione, non ha la possibilità di adempiere correttamente agli aspetti fiscali e contabili sempre più impegnativi sia in termini di scadenze sia di pratiche da porre in essere. Supportare con competenza le associazioni, risolvendo il problema di come inquadrare un collaboratore sportivo, un volontario, piuttosto che organizzare un evento senza temere controlli, sanzioni e altro incoraggerebbe l’iniziativa delle singole ASD/SSD a occuparsi di un più ampio numero di eventi con maggiore beneficio di tutti, aumentando il ventaglio di opportunità sui territori, nell’ottica di uno sport inteso sempre meno come privilegio e sempre più come diritto di cittadinanza.
Chiudo qui scusandomi per il troppo tempo rubato e ringraziando tutti e tutte coloro che in questi due mandati mi hanno sostenuto e supportato: il vicepresidente, i presidenti dei comitati territoriali, i componenti della giunta e del consiglio direttivo, i responsabili dei settori di attività, l’organo di controllo, i consulenti Solinas e Garau.
Voglio ringraziare una persona in particolare, Cristiana Massidda, memoria e luce di questo comitato, per la sua competenza e professionalità, per la sua riservatezza, per la sua disponibilità, per il suo intuito, per la sua dedizione, per la sua capacità di adattamento, per il lavoro fatto oltre l’orario di lavoro, per la sua comprensione … per essere la donna che è.
E infine voglio augurare alla futura Presidente tutta la forza e tutta la passione per condurre questa UISP oltre l’orizzonte, oltre la visione…come dire … IMMAGINA!
Conosco Loredana da oltre 20 anni, so con quanto impegno e dedizione affronta le scommesse, so cosa è stata in grado di fare in questi ultimi 4 anni per l’UISP, l’importante ruolo di responsabile nazionale delle politiche educative e dei diritti, ricoperto con grande competenza e credibilità.
Beh una che si blocca la carriera lavorativa per andare a raccontare per il mondo quello che sa fare l’UISP e a fare giocare bambini ai confini della guerra e della miseria o è una squilibrata o è una visionaria…scegliete voi!
f.to Maria Pina Casula
Presidente UISP Sardegna APS
[Da Oristano, Pietro Casu, Responsabile Comunicazione Stampa di UISP Sardegna APS]