Credo che i tempi siano davvero maturi per arrivare ad un giusto riconoscimento del valore e delle prerogative delle attività organizzate dagli Enti di promozione sportiva e dalle loro associazioni e società sportive affiliate, senza se e senza ma.
Valore e prerogative già ampiamente previste, almeno sulla carta, dalle normative di settore, che, ricordo, prevedono anche per gli EPS, in maniera che dovrebbe essere inequivoca, la piena legittimità dell’organizzazione di attività competitive, punto che, spesso, troppo spesso, le Federazioni sportive nazionali “dimenticano”.
Che i tempi siano maturi per il pieno riconoscimento dello sport per tutti ce lo ricorda anche quello straordinario nuovo comma dell’art. 33 della Costituzione con cui, dallo scorso settembre, ‘La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme’.
Se quindi possiamo affermare che lo sport sia da intendersi attività necessaria alla realizzazione di diritti fondamentali, è conseguentemente ragionevole ritenere che si possa finalmente parlare di un vero e proprio diritto allo sport costituzionalmente tutelato. E che non sia quindi più rinviabile giungere all’interno del sistema sportivo, nel rapporto anche con il terzo settore, ad un universale e condiviso riconoscimento delle peculiarità di tutti gli ambiti di attività dei diversi organismi sportivi (Federazioni, Discipline associate, Enti di Promozione sportiva che sono anche Associazioni di Promozione sociale e Reti associative).
Ce lo evidenzia anche la definizione della parola “sport” arrivata recentemente con i decreti attuativi della riforma legislativa: ‘qualsiasi forma di attività fisica fondata sul rispetto di regole che, attraverso una partecipazione organizzata o non organizzata, ha per obiettivo l'espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l'ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli’.
Una definizione che di fatto ricalca quella del Consiglio d’Europa, datata 1992. Una definizione che da 32 anni attendevamo che acquisisse anche l’ordinamento giuridico del nostro Paese. Finalmente ci siamo arrivati.
Come ricorda spesso il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, “c’è uno sport da sostenere in tutte le sue forme e differenze, uno sport che è una straordinaria difesa immunitaria sociale, contributo fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità”.
Ed è proprio condividendo pienamente questi concetti che l’Uisp continua ad impegnarsi ogni giorno a promuovere coesione sociale, sani e corretti stili di vita, salute, per le cittadine e i cittadini di ogni età, valorizzando la dimensione europea del fenomeno sociale sportivo e dell’attività fisica, bilanciando aspetti sociali, ambientali ed economici, nella piena aderenza agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu a cui l’Uisp responsabilmente guarda da tempo e si misura con grande attenzione.
E’ per questo che continuiamo ad appellarci a Parlamento e Governo affinché s’impegnino, con sempre maggiore slancio e convinzione, affinché una nuova cultura sportiva e motoria possa davvero contribuire a promuovere una società sempre più inclusiva e sostenibile, creando le condizioni normative e di risorse disponibili per sviluppare quella dimensione dello sport di base e sociale di matrice europea, presidio appunto di salute, partecipazione, oltre ogni barriera fisica, sociale ed economica. Questo in una fase storica altamente complicata, tra post pandemia ed ulteriori crisi ed emergenze che si sono addizionate, senza tralasciare i dati relativi agli stili di vita. Secondo il Rapporto Bes 2023, infatti, il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile in Italia presentato dall’Istat nei giorni scorsi, oltre il 34% è la quota di persone di 14 anni e più sedentarie, che non praticano quindi alcuna attività sportiva o fisica.
Insomma, che l’attività sportiva diventi davvero diritto di cittadinanza per tutti e per tutte e che si superino, pare davvero un paradosso, limiti ed ostacoli che il sistema sportivo si “autoproduce”.
All’interno di questo percorso, non semplice (spesso ci siamo trovati a mettere in evidenza come Enti di promozione sportiva sperequazioni e disparità di trattamento all’interno del sistema sportivo), ho colto con molto favore e con molte aspettative la discussione che si è sviluppata nel corso del 302° Consiglio nazionale del Coni di lunedì scorso 22 aprile. Un consiglio che, accanto ai temi legati all’avvicinamento alle prossime Olimpiadi e alla designazione di due straordinari atleti come Arianna Errigo e Gianmarco Tamberi a portabandiera dell’Italia a Parigi 2024, ha trovato lo spazio per discutere anche di promozione sportiva, credo, senza voler essere presuntuoso, grazie anche al mio intervento in qualità di consigliere rappresentante degli EPS.
Con il mio intervento ho chiesto di riavviare quanto prima i lavori della “Commissione consigliare Coni Rapporti FSN/DSA – EPS e convenzioni” costituita ormai nel lontano autunno 2021, da molti mesi non più riunita e con una situazione generale che non è migliorata affatto. Anzi, dopo quasi tre anni, possiamo dire sia peggiorata nei rapporti fra Federazioni ed Enti, salvo rare eccezioni di intese positive e proficue collaborazioni.
Senza poter entrare approfonditamente in alcune specifiche situazioni contingenti, come le ho definite, di attualità, ma restando ai “titoli” delle questioni aperte, ho ricordato al Consiglio che pochi giorni prima io e alcuni colleghi presidenti di EPS eravamo stati auditi dall'Antitrust, l’AGCM-Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, all'interno del procedimento A562 avviato nei confronti della Figc-Federazione Italiana Giuoco Calcio sulla presunta posizione di abuso dominante nell'organizzazione di attività ludico-amatoriale, così come ho ricordato il tema del rinnovo delle convenzioni tra Federazione Italiana di Atletica Leggera e gli EPS, per noi Uisp arrivato in tutta la sua portata alla vigilia di una manifestazione come Vivicittà.
Nel frattempo, presso l’AGCM è in corso un altro procedimento istruttorio nei confronti di Automobile Club d’Italia-Aci, Aci Sport SpA e Club Aci Storico per accertare un presunto abuso di posizione dominante: secondo l’Autorità Garante, l’Automobile Club d’Italia avrebbe ostacolato Enti di promozione sportiva, associazioni sportive dilettantistiche e club automobilistici nell’organizzazione di manifestazioni automobilistiche.
Il leit motiv è spesso quello, evidentemente, di non voler riconoscere la prerogativa in capo agli Enti di promozione sportiva, alle loro affiliate e ai loro tesserati, di poter organizzare, svolgere e partecipare ad attività sportive anche di carattere competitivo, adottando strategie anticoncorrenziali, regolamenti e procedure restrittive, limitando l’operatività degli EPS ed ampliando la propria sfera di attività, in palese violazione anche di quanto disposto dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Ho richiesto che siano temi da porre tra quelli prioritari nell’agenda del Comitato olimpico e ringrazio nuovamente il presidente del Coni Giovanni Malagò per aver colto questa richiesta, questo appello, comunicando al Consiglio che a breve, nel mese di maggio, su questi temi verranno convocati tutti gli Organismi sportivi.
Temi su cui prosegue il confronto all’interno del Coordinamento nazionale degli Enti di Promozione sportiva, l’ultimo incontro ieri sera, e che porteremo sul tavolo dell’Autorità di Governo in materia di sport in occasione del prossimo incontro con il ministro Andrea Abodi già calendarizzato per il prossimo 8 maggio.
Colgo l’occasione di queste mie considerazioni e comunicazioni per ricordare, ancora una volta, come l’Uisp, così come tutti gli altri Enti di promozione sportiva, in ragione del riconoscimento Coni e di quanto previsto dall’art. 2 del Regolamento degli EPS (Delibera del Consiglio nazionale Coni n°1525 del 28/10/2014) organizza attività multidisciplinari, a carattere promozionale, amatoriale e dilettantistico, seppure con modalità competitive, con scopi di ricreazione, crescita, salute, maturazione personale e sociale, rivolte a tutti/e i cittadine con il massimo di attenzione verso la qualità, la sicurezza e la tutela dei praticanti garantita da specifiche coperture assicurative e nel rispetto della legislazione vigente in materia di tutela sanitaria.
Inoltre, non posso che ricordare come la libertà di associazione e di partecipazione alle attività sportive sia sancita dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato italiano, anche per i tesserati delle Federazioni.
Lo stesso Regolamento EPS fissa come solo le attività agonistiche di prestazione possano essere organizzate, nel rispetto di quanto sancito dai regolamenti tecnici delle Federazioni sportive nazionali o delle Discipline sportive associate previa la stipula di apposite Convenzioni, convenzioni che però si basino su reciprocità di riconoscimento e non su condizioni unilaterali e di assoluta subalternità per gli Enti. Su questo punto non ci deve essere alcuno spazio lasciato ad interpretazioni o a letture ambigue, tra attività competitive, svolte quindi con i caratteri della competizione e dell’agonismo, e attività agonistiche di prestazione, attività agonistiche quindi di livello assoluto, che determinano risultati e graduatorie assolute, riferite a manifestazioni e gare “di alto livello”/di eccellenza”/”d’élite”.
Non possono poi certamente essere la mera definizione di ‘gara/calendario nazionale’ o il ‘tempo/distanza’ di svolgimento di una gara, sufficienti per poter considerare la stessa attività agonistica di prestazione!
Il territorio e i nostri dirigenti ben conoscono come tutti gli atti di “dissuasione" di “scoraggiamento”, spesso potremmo parlare di vere e proprie “intimidazioni”, alla partecipazione agli eventi organizzati da noi EPS nei confronti società sportive e dei loro tesserati, che negli anni sono state poste in essere da parte di alcune Federazioni (quasi sempre verbalmente e a mezzo telefonate), sono sempre incentrate proprio sulla teoria, “l’attività agonistica è appannaggio esclusivo di noi Federazione”.
L’Uisp, come è noto, ritiene da sempre che le attività proprie e quelle federali siano complementari e non concorrenziali e su queste basi dialoga con tutte le Federazioni riconosciute dal Coni interessate. Nello specifico del rapporto con la Federazione Italiana di Atletica Leggera, l’Uisp ha condiviso il documento del Coordinamento nazionale EPS con le proposte di modifica della Convenzione Fidal, che di seguito riporto, e che per noi continuano ad essere valide, ma non consente a nessuno – ed è pronta a ricorrere in tutte le sedi, così come ribadito dalla Giunta nazionale Uisp del 19 aprile scorso, compresa l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – di agire strumentalmente, per trarne vantaggi, mettendo in difficoltà le associazioni e le società sportive dilettantistiche e i partecipanti/praticanti le attività e lo sviluppo delle stesse.
La libertà di associazione e di partecipazione alle attività sportive è sancita dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato Italiano. Alle Associazioni e ai praticanti non può essere impedita la partecipazione a nome dell’Associazione di appartenenza alle attività organizzate dagli Enti di Promozione sportiva per il semplice fatto che le stesse sono affiliate ad una Federazione. C’è bisogno di uno sforzo collettivo di tutti, tra doveri e diritti, non più rinviabile.
L’Uisp c’è e continuerà ad impegnarsi per il bene comune, contro ogni forma di discriminazione e di disuguaglianza. Noi, in ogni caso, faremo convintamente e fino in fondo la nostra parte.
È una precisa responsabilità a cui né possiamo né vogliamo sottrarci. Anche questo è accelerare la transizione.