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"Matti per il calcio": la IX edizione

A Montalto di Castro (Vt) si tiene la tradizionale Rassegna di calcio dei Centri e dipartimenti di salute mentale. Parla A. Baldi

Torna “Matti per il calcio” Uisp a Montalto di Castro (Vt), da giovedì 17 a sabato 19 settembre. Si tratta di una delle più significative Rassegne di calcio sociale e per tutti nel nostro paese: scenderanno in campo 16 squadre di calcio a 7 formate da persone con disagio mentale, operatori e medici dei Centri e dei Dipartimenti di salute mentale di tutta Italia. Fischio d’inizio alle 15.30 di giovedì 17 settembre presso lo stadio comunale A. Martelli di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. 

Le partite si susseguiranno e saranno complessivamente 40, con il coinvolgimento di circa 400 giocatori, più un centinaio di persone tra volontari dell’organizzazione e arbitri, operatori e accompagnatori. Sabato 19 settembre, in mattinata, sono previste le semifinali e le finali. Le partite dureranno 60 minuti, con due tempi di 30 minuti ciascuno. Che provengono da tutte le regioni. 

“Matti per il calcio - spiega Alessandro Baldi, responsabile Lega calcio Uisp - è la vetrina nazionale che ci permette di far conoscere il lavoro svolto quotidianamente sul territorio con i Centri e i Dipartimenti di salute mentale, le società sportive e i Comitati Uisp, utilizzando lo sport, in questo caso il calcio, per abbattere barriere e pregiudizi. Per noi lo sport è uno strumento di riabilitazione, che può affiancare la cura e la terapia, nel riacquistare un proprio equilibrio fisico e mentale. E la validità di questo approccio è stata scientificamente provata con il progetto Uisp Sportiva…mente”. 

“A margine della prima giornata di partite si terrà un momento di confronto tra operatori, medici e persone interessate al percorso proposto da Matti per il calcio - prosegue Baldi - per approfondire modalità e buone pratiche e valorizzare il lavoro svolto fino a qui, un patrimonio da difendere e promuovere. Per noi al centro è sempre la persona, con le sue esigenze e bisogni, con lo sport vogliamo dare una possibilità per combattere solitudine e emarginazione". 

La rassegna è organizzata in collaborazione con la Polisportiva di Montalto di Castro, il Comune di Montalto di Castro e la Provincia di Viterbo. Insieme a loro Banca Prossima, Marsh e i fotografi volontari di Shoot4Change.

Che cos’è “Matti per il calcio”? Un calcio diverso, che agisce come strumento di relazione, per superare l'isolamento, per socializzare e riconquistare un equilibrio con il proprio corpo. Questo calcio è partecipazione e relazione: la manifestazione di Montalto di Castro è l’occasione per incontrarne i protagonisti e ciò che hanno da raccontare.

 

Le storie dietro i protagonisti di Matti per il calcio

Max, Giovanni, Biagio, Giuseppe, Francesco, Paolo: sono solo alcuni dei giocatori che scenderanno in campo dal 17 al 19 settembre

Che cos’è “Matti per il calcio”? Un calcio diverso per superare l'isolamento, per socializzare e riconquistare un equilibrio con il proprio corpo. Questo calcio è partecipazione e relazione: la manifestazione di Montalto di Castro è l’occasione per incontrarne i protagonisti e ciò che hanno da raccontare.

Da giovedì 17 a sabato 19 settembre scenderanno in campo 16 squadre di calcio provenienti da tutta Italia, composte da persone con disagio mentale, operatori e medici dei Centri e dei Dipartimenti di salute mentale di tutta Italia. 
Ecco le storie di alcuni di loro. 

Max gioca nell’Araba felice di Rovigo, ha 45 anni e un passato calcistico importante, nei campionati di promozione. Poi ha vissuto una brutta depressione che l’ha portato in cura da qualche anno con un centro di salute mentale. Dal suo tocco di palla si nota la differenza rispetto agli altri, e lui è stato subito vissuto come un leader, non lo è ufficialmente ma i ragazzi lo vedono come una guida. 
I ragazzi che sono in cura difficilmente si raccontano le loro vicende, ma le esperienze positive vengono trasmesse con più facilità: trovandosi nell’ambiente giusto Max non vedeva l’ora di dire che aveva un passato significativo alle spalle nel mondo del calcio. È molto discreto e umile, sa che i suoi compagni conoscono il suo passato e questo l’ha aiutato ad aumentare la sua autostima, ma non lo ha mai fatto pesare ai compagni. Grazie alla sua maggiore esperienza è diventato una figura di riferimento per gli altri. 
Anche Paolo, giocatore de La triglia di Livorno, ha un passato calcistico: è conosciuto da tutti in città, e tutti lo chiamano Schuster, perché ricorda il calciatore tedesco famoso negli anni ‘80. Paolo ha avuto problemi di disagio fin da piccolo ma già da ragazzo giocava a calcio in squadre cittadine e nel mondo calcistico locale era conosciuto, nonostante le sue cadute nella malattia. Paolo ha poco meno di 50 anni ma corre come un ragazzo di venti, gli avversari non riescono a saltarlo. Si allena una volta a settimana e gira in bicicletta: è una persona socievole e affettuosa, soprattutto con i compagni di squadra che gli vogliono tutti bene. Negli anni è stato a più riprese preso in carico dai Centri di salute mentale, sempre passando per il tramite del calcio: ha delle doti e riesce ad esprimersi bene soprattutto quando può giocare. 
Giovanni è arrivato all’Asd Misericordia Pieve a Nievole di Pistoia, dopo vent’anni passati in casa, nel chiuso del suo ambiente familiare, con passioni molto semplici, tra cui quella per il calcio seguendo in televisione la sua squadra del cuore, l’Inter. Ovviamente ha vissuto tutti i limiti e le difficoltà di una persona che è stata molto chiusa in casa e inattiva, quindi scarsa preparazione fisica, riflessi rallentati, però ci ha messo un impegno da premio, non è mai mancato agli allenamenti, un impegno che lo ha fatto diventare un riferimento per la squadra. È una persona su cui si può sempre contare. Giovanni partecipa anche alle riunioni con gli operatori, dove si decidono i tornei o le partecipazioni alle iniziative. La sua partecipazione serve a costruire percorsi di cittadinanza attiva, maggiore attenzione, aumentare il grado di consapevolezza. 

Biagio ha trent’anni, vive con i nonni in un quartiere degradato a nord di Napoli, gli operatori dell’Uisp Zona Flegrea lo vanno a prendere e lo portano agli allenamenti dell’Asd Centro Serapide: i benefici dell’attività sportiva e dei momenti di aggregazione che questa offre si vedono sul suo volto. Quando ha saputo che andrà a giocare il torneo a Montalto ha cominciato ad andare più volentieri agli allenamenti, si impegna molto di più, per lui è una sorta di premio. L’esperienza degli anni scorsi la ricorda con emozione e infatti, per lui come per gli altri ragazzi della squadra, è una occasione di incontro con normodotati e persone con disabilità irrinunciabile.

Giuseppe fa parte dei Delfini dello Ionio, di Taranto, il suo ruolo è stato da subito quello di portiere, non per attitudini particolari ma proprio per le sue difficoltà. Giuseppe ha fragilità psichiche che lo spingono al ritiro sociale e attraverso il calcio ha fatto grandi passi avanti che lo hanno portato a socializzare con gli altri partecipanti al progetto, rafforzando la sua fiducia. L'impegno con il quale gioca fa crescere di giorno in giorno la sua autostima e soprattutto il riconoscimento di tutta la squadranei suoi confronti, perché si è dimostrato una persona affidabile su cui puntare.
Francesco ha 37 anni fa parte della squadra torinese Colpi di testa: aveva una vita normale, relazioni, lavoro, poi una serie di difficoltà lo hanno fatto entrare in depressione. Cinque anni fa entra in contatto con il gruppo Uisp, inizia a stare meglio e ad inserirsi nella squadra. Da qui ha iniziato un percorso interessante che lo ha portato a ricevere crescenti responsabilità, assimilabili a quelle di un operatore. Gli è stata affidata una squadra, è diventato una sorta di allenatore in campo: ha dimostrato buon senso ed equilibrio. Rimane un utente ma ha ricevuto una promozione interna all’associazione, ottenendo ottimi risultati, soprattutto dal punto di vista umano, che hanno confermato le aspettative degli operatori.

 

[Fonte: Redazione Uisp Nazionale]

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