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"Per una salute da costruire insieme": gli interventi

I circa trenta relatori al convegno Uisp hanno posto domande e lanciato proposte per inserire lo sport nella tutela della salute
 
L'incontro "Per una salute da costruire insieme", organizzato dall'Uisp a Roma il 6 aprile, ha coinvolto circa trenta relatori che, da punti di vista diversi, hanno descritto il contesto italiano, posto domande e sollecitazioni e proposto buone pratiche e risposte concrete.

"Abbiamo chiamato una pluralità di soggetti che, a vario titolo, concorrono alla costruzione sociale della salute - ha detto Daniela Rossi, responsabile politiche per la salute e gli stili di vita Uisp - Sono competenze, titolarità, talenti e passioni civili il cui ruolo può essere ulteriormente valorizzato in una logica di sistema. Ci auguriamo che questa occasione di scambio e confronto aiuti a delineare uno scenario possibile per concertare azioni e partnership e diventare, insieme, agenti di cambiamento". 
Le buone pratiche devono diventare attività di sistema, le politiche per la promozione della salute e dell'attività motoria in tutte le fasi della vita ispirano la strategia OMS e anche nel nostro Paese devono diventare "le linee guida di azioni sociali capaci di produrre politiche e azioni di governo", come ha sottolineato Daniela Rossi.

GUARDA IL VIDEO con l'intervista a Daniela Rossi e Liliana Coppola, della Direzione generale welfare della Regione Lombardia.

La prima sessione di lavori ha posto una questione fondamentale, relativa alle linee guida: cosa rappresentano? Sono valori e principi che guidano azioni normative, azioni sociali o inutili raccomandazioni? Dagli interventi emerge la necessità di passare da strategie comprese e condivise da tutti ad un piano di azione che renda concrete e accessibili a tutti i cittadini queste indicazioni generali. Il lavoro in rete e la partnership tra realtà istituzionali e società civile organizzata sono elementi imprescindibili di questa nuova cultura sportiva, che però deve necessariamente essere guidata dalla politica, che al momento non si è ancora assunta questo ruolo. Centrale il tema delle risorse e della coerenza tra programmi e interventi delle istituzioni nazionali, regionali e locali.

La seconda sessione si è concentrata sugli spazi della salute: cosa fa o cosa dovrebbe fare in concreto una città che sceglie di applicare il modello WHO Health Cities ed essere più sana? I relatori hanno evidenziato l'importanza di una salute intesa non solo come assenza di malattia, e il fatto che il contesto urbano influisce sull'obiettivo di tutela e promozione della salute. Sarà sempre più rilevante, quindi, promuovere l’attività fisica utilizzando la città, affinchè il movimento sia inserito nelle azioni quotidiane del cittadino. E' necessaria a questa fine una nuova concezione di città che metta al centro il cittadino e il suo benessere, ma soprattutto passare dalle buone intenzioni e dai progetti alla realizzazione di azioni concrete. Azioni che già esistono e che dovrebbero essere messe a sistema e condivise, dando loro continuità e strumenti per sopravvivere, coinvolgendo sempre più persone.

L’ultima parte del convegno ha unito la prospettiva dei soggetti promotori di salute e dei cittadini, portatori di diritti e doveri, legati alla questione salute. 
Le esperienze in prima persona di genitori che hanno apprezzato l’utilità dell’intervento verso i giovani anche attraverso lo sport, si è intrecciata con i racconti degli educatori che ogni giorno toccano con mano la difficoltà di costruire sul territorio azioni efficaci, durature e condivisibili. I rappresentanti degli Enti di promozione sportive, con cui l’Uisp dialoga da tempo per la promozione di sport sociale e per tutti, hanno condiviso le istanze sollevate durante il convegno e a Fabio Lucidi, della Facoltà di medicina e psicologia dell'Università La Sapienza di Roma, è stato chiesto di rispondere alla domanda finale: dove sta la criticità? Perchè tutti questi sforzi congiunti non hanno ancora raggiunto l’obiettivo comune?

La risposta dello psicologo è stata che spesso le alleanze sono di senso e non di scopo, non danno quindi vita ad azioni sociali sistemiche. L’azione per essere efficace ha bisogno di valori, promotori (nel nostro caso la politica), luoghi, e cittadini pronti a recepire e fare proprie queste indicazioni. La maggior parte delle volte questi quatto elementi non sono presenti insieme nei progetti promossi. Bisogna puntare ad un’azione sistemica unitaria.

Per una sintesi di tutti gli interventi clicca qui

Questa è la registrazione del convegno andata in onda nel pomeriggio di venerdì 8 aprile su Gr RAI Parlamento: PRIMA PARTE - SECONDA PARTE
 
Una delle sessioni del convegno Uispi si è concentrata sul ruolo dei cittadini, per provare ad affrontare il calo sempre più consistente dei livelli di attività fisica e ridurre le disparità, analizzando le difficoltà di tutti quei cittadini chiamati a esercitare i diritti alla salute attraverso i propri comportamenti. 
In questo ambito di riflessione hanno preso la parola tre educatori dell’Uisp, provenienti da diverse aree italiane.

GUARDA IL VIDEO con le interviste agli educatori Uisp

Martino Dal Prà, viene da Roma e si occupa di attività motoria per anziani: “Mi trovo a contatto con persone fragili e sedentarie che devono cominciare a muoversi. Per loro si tratta di un’esigenza primaria, che scelgo di affrontare mettendomi nei loro panni, quindi conosco alcune delle loro esigenze e paure. Per affrontare questi timori è necessario che l’attività proposta sia di tipo non meccanico e ripetitivo e che non sia orientata alla competizione, nè con loro stessi né con gli altri. Devono essere aiutati a imparare a muoversi, a cambiare la percezione di sè nel movimento, anche nei più semplici movimenti quotidiani”.

Loredana Barra, da Sassari, coordina i progetti su sani stili di vita nelle scuole: “Nel rapporto con i ragazzi vediamo un movimento presente come assenza, come passività. Ci troviamo a lottare contro le distorsioni della vita dei bambini di oggi, che vivono sport, gioco e avventura solo imprigionati nella simulazione elettronica. Il movimento reale, infatti, risulta incontrollato, c’è un’alta percentuale di bambini che rifiutano l’ordine, il banco e le regole. Spesso l’apprendimento è impostato su un esercizio di restrizione del corpo e nello sport troppo spesso viene proposto un tipo di movimento inteso come specializzazione e selezione troppo precoci”.

Gaia Fiorini, è impegnata nella gestione del Punto luce di Genova, progetto realizzato insieme a Save the children: “A Sestri Ponente, quartiere di Genova, c’è uno dei sedici Punti luce attivi in Italia: sono centri educativi e sportivi in cui le attività svolte sono decise sulle esigenze del territorio. Nel nostro caso proponiamo laboratori di attività ludico-motorie e sportive, tra cui skate, hip hop, parkour, e attività trasversali che uniscono cultura e sport, come il teatro movimento”.

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