Le Olimpiadi invernali di Pechino sono scattate in queste ore, avvolte tra dubbi e incertezze che vanno dalla tenuta organizzativa in considerazione della crisi Covid al tema dei diritti civili in Cina. Ai boicottaggi diplomatici già annunciati si è aggiunto quello dell’India, nelle ultime ore. L’avvertimento agli atleti è partito da tempo: non “politicizzate” l’evento sportivo. Ovvero: non saranno tollerate proteste.
Patrick Clastres, docente di storia dello sport dell’Università di Losanna, aveva dichiarato nei giorni scorsi: “Purtroppo il CIO contribuisce alla politicizzazione dei diritti umani evitando di difenderne il valore universale”. Ed ha aggiunto su RTS, la Radio tv Svizzera commentando la cerimonia di apertura :“La Cina in questi ultimi anni è diventata una superpotenza che compete con gli Usa ed è un importante attore della diplomazia internazionale. E’ evidente che i Giochi siano permeabili alla geopolitica mondiale. Gli atleti di tutto il mondo che partecipano ai Giochi vivono male sia il divieto di potersi esprimere liberamente, sia il boicottaggio. Per questo gli Usa e le altre democrazie occidentali devono trovare un’altra strategia per raggiungere l’obiettivo. Come quella di attivare l’opinione pubblica e la stampa per colpire dall’interno i regimi”.
Nei prossimi giorni capiremo meglio se la candidatura della città cinese sia unicamente un'occasione di sportwashing o sia un modo per rimettersi al passo con le democrazie occidentali. Sono state infatti tante le scelte che la Cina ha preso per impressionare l'opinione pubblica mondiale, senza tenere però conto dell'effetto negativo che avrebbe comportato impedire agli atleti la piena libertà di espressione. Vedremo come i Giochi invernali di Pechino verranno raccontati e come verranno utilizzate le occasioni pubbliche dagli atleti, dai giornalisti, dal pubblico partecipante. Sebbene molto scarso a causa delle normative Covid e, per certi versi, una formidabile occasione di "bavaglio" necessitato.
E da questo punto di osservazione sarà interessante capire come si muoveranno opinionisti, commentatori, influencer di tutto il mondo. Anche gli atleti sono celebrities e il loro ruolo, in campo e fuori dal campo, sarà importante. Anche se da un recente studio di Eleonora Serafini (tesi di specializzazione Facoltà di Sociologia e Scienze della Comunicazione, La Sapienza, Roma) è emerso che le celebrità hanno meno potere di influenza rispetto a quanto si tende a credere: in particolare, si è studiato come le idee delle personalità più famose hanno un impatto sui loro followers nel mondo dei social network ma non hanno altrettanto influenza nel modo in cui i giornali e i programmi televisivi scelgono gli argomenti da affrontare e il modo in cui farlo. I mezzi di informazione più tradizionali sembrano recepire i messaggi delle celebrità unicamente quando essi sono in linea con quanto da loro sostenuto: pensieri non concordi raramente fuoriescono dai social network per giungere nel dibattito pubblico. Ma la novità forse maggiore emersa da questo lavoro riguarda gli argomenti di interesse della società civile: questi ultimi vengono definiti sia dai temi affrontati dai giornali e dai programmi televisivi, sia da quanto sostenuto da personalità famose all’interno dei social network come Facebook ed Instagram.
La tesi risulta di particolare interesse se la si considera rispetto ad uno degli eventi sportivi per eccellenza, al debutto proprio nella giornata di oggi: le Olimpiadi Invernali di Pechino 2022. Gli atleti alle premiazioni non potranno “manifestare”, mentre nelle conferenze stampa o nelle interviste potranno esprimersi su quelli che sono stati definiti “temi sensibili”. Ma se gli atleti sono delle personalità celebri, seguite ed ammirate dagli appassionati di sport di tutto il mondo, come si può imporre loro questa censura? Impedendogli la piena libertà di espressione, non solo agli atleti viene tolto un diritto fondamentale ma si impedisce ad alcune tematiche di essere trattate nel discorso pubblico. In quello che sembra delinearsi come uno scontro tra repressione e diritto di espressione, chi avrà la meglio?
La Cina è un paese libero? E' accusata di violare i diritti umani, tanto da essere al centro di diversi conflitti politici, i quali hanno comportato la scelta di una ventina di Paesi di attuare un boicottaggio diplomatico alle Olimpiadi Invernali, della cui efficacia gli esperti nutrono diversi dubbi. Lo storico dello sport Nicola Sbetti ad esempio, in un intervento al Giornale Radio Sociale a cura di Elena Fiorani, ha definito questa mossa “una presa di pozione tutto sommato debole, che permette di accontentare l’opinione pubblica interna senza andare a rompere i rapporti con la Cina” (ASCOLTA IL COMMENTO QUI).
Lo sport è un grande fenomeno sociale e mediatico, le Olimpiadi sono l'evento globale del nostro tempo: gli atleti e le atlete degli 86 Paesi partecipanti dovranno dimostrare un coraggio doppio, non soltanto nel gareggiare in una delle più impegnative occasioni sportive della loro carriera, ma anche scegliendo di dire la propria su temi a loro cari, in un contesto che li vuole “zitti e buoni”. Infatti sostenendo i loro pensieri e le loro idee sui social network potranno avere un impatto sui loro followers, spingendo le persone a parlare di tali argomenti, e chissà che anche i media più tradizionali non possano farsi influenzare dalle dichiarazioni delle celebrità e trattare così di temi spesso marginali.
Con questo spirito la redazione nazionale Uisp seguirà gli avvenimenti delle prossime ore, cercando di "raccontare il sociale attraverso lo sport", o meglio attraverso le maglie di un megaevento sportivo: nella pagina Facebook di Uisp Nazionale ci sarà infatti una nuova rubrica incentrata sui temi dei diritti, dello sport e delle Olimpiadi. (di Ivano Maiorella e Eleonora Serafini)