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L'Uisp ricorda Gianmario Missaglia, e il suo sport “nuovo, allegro e liberatorio”

Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, ricorda Gianmario Missaglia, a 19 anni dalla scomparsa. Il suo pensiero continua ad essere in cammino

 

Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, ricorda la figura di Gianmario Missaglia, a 19 anni dalla scomparsa. "Ricordiamo con tanto affetto e riconoscenza Giammario Missaglia, grande maestro dell'Uisp, mi piace ripensarlo così. I suoi insegnamenti sono ancora vivissimi e di una attualità straordinaria: per lui, sempre proiettato al futuro e anticipatore del cambiamento, continueremo ad impegnarci con tutte le nostre forze affinchè in questo Paese, lo sport, lo sportpertutti di Mix, possa finalmente ottenere il pieno riconoscimento del proprio valore sociale”. 

Resilienza è un termine in voga, che sarebbe piaciuto a Gianmario Missaglia. Resistenza e capacità di reagire, di adattarsi e proseguire il cammino, anche accidentato. Sostenere gli urti senza spezzarsi: ecco, questa caratteristica dello sport “nuovo, allegro e liberatorio”, che Missaglia aveva immaginato quarant’anni fa, è una delle pietre angolari di ciò che oggi chiamiamo sport sociale e per tutti. Anche dal punto di vista della definizione, la ricerca non è affatto conclusa e definitiva.                             

L’Uisp ricorda Gianmario Missaglia perché il suo pensiero continua ad essere in cammino. Possiede un suo nocciolo interno che gli consente di essere sempre vivo. Ricordando lui, l’Uisp fa leva su una caratteristica decisiva delle grandi associazioni di massa: mantenere vive le radici e guardare in avanti. E, soprattutto: mantenere accesi i riflettori sullo sportpertutti, questo sentiero che pian piano sta diventando strada, consente di far affiorare nella memoria di ognuno di noi i tanti personaggi che ci hanno accompagnato e indirizzato. I tanti dirigenti, operatori, compagni di strada che nel corso di questi 73 anni di storia dell’Uisp hanno messo a disposizione intelligenze e idee in maniera disinteressata e significativa. Ricordarli, tutti, è un dovere.

Gianmario Missaglia nacque a Senago, Milano, nel 1947. Divenne presidente Arci Milano che neanche aveva trent’anni, in un’epoca, quella degli anni ’70, nella quale l’Arci, fusa con l’Uisp, rappresentava un riferimento ideale per i giovani e i movimenti, tra impegno politico, civile e culturale. Una visione che lo stesso Missaglia mise a punto e trasferì nello “sport popolare” a partire dal 1982, in qualità di segretario generale dell’Uisp, associazione che tornava ad essere autonoma dall’Arci, dopo un decennio di convivenza. Nel 1986 divenne presidente nazionale, nel 1990 si fece avanguardia di un movimento interno di autoriforma che porto a modifiche statutarie importanti, come il limite dei due mandati e la parziale modifica del nome, da “popolare” a per tutti. Una trasformazione in apparenza marginale che consentì lo schiudersi di una elaborazione nuova: l’attività fisica, libera, creativa, fuori dalla dittatura delle discipline olimpiche. Il paradosso del salto nullo: “di tutti i salti reali, lo sport dunque ne accetta, ne misura, ne omologa soltanto una parte. Di tutti i possibili movimenti ginnici, di tutte le possibili regole di gara, di tutti i modi di nuotare, di muoversi e di giocare, di tutti i pesi dei martelli e delle lunghezze del giavellotto, soltanto una parte è storicamente diventata sport. Di tutto lo sport possibile, soltanto una parte è diventata legale. Non basta correre, saltare, lanciare come all’alba dell’umanità:il gesto sportivo non esiste senza la norma che lo stringe, senza l’ordine formale che lo convalida. Lo spazio dello sport si apre solo con un atto politico: fissare una Regola, fondare un Diritto. Dunque arbitrare, ammettere ed escludere. Giudicare, premiare, punire”.

Sono parole di una modernità che fa rabbrividire: Gianmario Missaglia, giornalista ed educatore indipendente, come era nel suo modo di fare, le concepì per il suo libro testamento “Il baro e il guastafeste”. Parole dedicate al futuro dell’Uisp che scriveva nel 1998, l’anno in cui smetteva di esserne il presidente nazionale. Per dedicarsi al suo hobby preferito, come lo chiamava lui: la scrittura pedagogica e divulgativa. Libera, come lo sportpertutti che aveva immaginato. Morì nel 2002, il 1 maggio, dopo una fulminante malattia.

A rileggerle oggi queste frasi viene in mente la parola “resilienza” perché stiamo vivendo una fase nella quale è importante resistere e non piegarsi. C’è un collegamento con le vicende della pandemia, rispetto alla quale si sente dire che nulla sarà più come prima. Proprio così: l’emergenza sanitaria e il virus ci stanno cambiando, ma non dobbiamo piegarci e dobbiamo saper ripartire. Attraverso la crisi abbiamo riscoperto l’importanza di un corpo sano ed efficiente: in futuro c’è bisogno di relazioni, di efficienza fisica e di uno stile di vita capace di farci stare bene. C’è bisogno di sport, ma di uno sport capace di riconoscere anche i salti nulli. E di un sistema sportivo in grado di riconoscere con pari dignità le organizzazioni sportive caparbie e serie come l’Uisp, capaci di promuovere movimento, felicità, salute e attività fisica. Se non si supera questa contraddizione si ricacciano indietro le idee di riforma e di futuro: per quanto tempo ancora? “La porta dello sport legale è formalmente aperta a tutti – scriveva Missaglia - ma l’ingresso è sostanzialmente riservato a soggetti selezionati per età, attitudini, motivazioni. Milioni di persone di ogni età e condizione fisica si accalcano all’ingresso dello sport, ciascuno inseguendo il proprio sogno e il proprio bisogno”.

Per quanto tempo ancora il sistema sportivo olimpico potrà rimanere arroccato a difesa di un potere sempre più autoreferenziale? Isolato e incapace di aprirsi ai nuovi orizzonti? “Le possibilità creative dello sport stanno chiuse in uno schema culturale, tecnico e regolamentare che per un secolo ne ha guidato il cammino, ma che oggi ne limita l’orizzonte. Per questo non ci resta che aprire il vaso dove una Pandora ignara, pacifica e meticolosa, ha stivato a forza tutti i salti nulli”. Quella capacità mite di riconoscere i salti nulli e renderli validi e vitali è la forza dell’Uisp, storia e resilienza collettiva. (Ivano Maiorella)