Ancora una volta senza un luogo per insegnare, Funakoshi affittò una piccola casa nel quartiere Masagocho di Tokyo. Qui fece posare delle assi di legno nel giardino della casa e riprese le sue lezioni. Un anno dopo affittò il pian terreno della struttura stessa per costruire un dojo di 30 m2. Qui, infine, nel 1938 prese vita lo Shotokan, ossia la “Casa di Shoto”, il primo vero dojo di Funakoshi. Un sogno che per il Maestro si avverò all’età di 70 anni. Il nome Shoto (Fruscio della Pineta) era lo pseudonimo con cui Funakoshi firmava le sue poesie e il termine Shotokan finì per identificare lo stile di Karate che ebbe origine dai suoi insegnamenti. Nonostante l’ombra della seconda guerra mondiale, quelli furono anni di grande espansione per la pratica del Karate, che iniziò a crescere anche all’infuori dei confini di Tokyo. Essendo ormai anziano, Funakoshi iniziò a dare spazio ai suoi allievi più esperti e, in modo particolare, a Yoshitaka, il suo terzogenito, ormai designato da diversi anni come suo erede naturale, essendo estremamente portato per la pratica del Karate nonostante la salute cagionevole. Tuttavia, la catastrofe che stava per travolgere l’intero Giappone avrebbe presto investito Funakoshi e le sue attività. Nel 1945, infatti, il dojo Shotokan venne totalmente distrutto dai bombardamenti americani e le condizioni di salute di Yoshitaka si aggravarono. Alla fine della guerra, in un Giappone devastato, Funakoshi lasciò Tokyo e, dopo molti anni di separazione, si ricongiunse con la moglie a Oita, nel sud del paese. Qui visse coltivando un piccolo orto e raccogliendo molluschi e alghe sulla spiaggia fino al 1947, quando la moglie morì. Quelli furono anni tragici per Gichin poiché, a causa della tubercolosi, si spense anche l’amato figlio Yoshitaka. Tuttavia, in questo contesto desolato, Funakoshi ebbe la forza di reagire: tornando a Tokyo si ricongiunse con i suoi vecchi allievi che, dopo la guerra, avevano ricominciato a raggrupparsi e ad allenarsi per riformare la scuola Shotokan. Nel 1949 venne infine creata la Japan Karate Association, con a capo proprio Funakoshi. Il Maestro aveva, a questo punto, più di ottant’anni. Da quel momento in avanti l’espansione del Karate in Giappone (e presto nel resto del mondo) sembrò inarrestabile. Tuttavia, già dai primi anni Cinquanta, iniziarono le tensioni tra le diverse correnti all’interno dello stile, che scoppiarono definitivamente nel 1957, quando Funakoshi morì all’età di 89 anni.
Come si può notare, la vita del Maestro fu costellata di difficoltà, disastri, lutti e sofferenze. Tuttavia, ebbe ogni volta la forza e la capacità di ricominciare, con la volontà indomita tipica del popolo del Sol Levante, una caratteristica che è rimasta estremamente radicata in tutti coloro che portano avanti i suoi insegnamenti. Una testardaggine che non dimenticò mai gentilezza e umiltà, come il Maestro dimostrò sempre durante la sua vita.
E ora che le nostre vite e lo sport sono messe in scacco non da terremoti o bombe, ma da un nemico più subdolo e invisibile, mi auguro che la vita di Funakoshi possa essere per noi un esempio da seguire. Continuare a lottare, sempre, per costruire il futuro con pazienza, perseveranza e speranza, portando qualcosa di buono a chi ci sta attorno. Perché l’emergenza finirà e dovremmo cercare di uscirne più saggi e maturi di quando ci siamo entrati. Nella speranza di rivederci tutti di nuovo all’opera con i nostri corsi! State in salute e pieni di speranza!
OSSU!!!
Mattia Lecchi Presidente Mu-Nami asd / Referente Discipline Orientali UISP Bergamo