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Lombardia

PAPÀ IN CARCERE: UNA FAVOLA PER RICOMINCIARE

 

 

I detenuti hanno inventato la storia che hanno raccontato ai loro figli da protagonisti: per costruirsi un futuro da genitori

 

Papà commette un errore. Un errore tanto grave da aprire, per lui, le porte di un carcere. Come fare con i figli? Come mantenere il rapporto, come spiegare ai piccoli quello che è successo? Per tentare di dare una risposta a queste domande, il Comitato Provinciale Uisp Varese e la direzione della Casa Circondariale dei Miogni hanno organizzato una serie di laboratori per promuovere la genitorialità. Uno di questi, il laboratorio di favole, ha avuto il suo momento culminante proprio ieri, il giorno della festa del papà, quando i detenuti hanno presentato ai propri figli una favola inventata proprio da loro. E lo hanno fatto da protagonisti.

Una trentina di bambini, dai due mesi ai tredici anni, hanno passato il pomeriggio della festa del papà in compagnia dei propri genitori, all'interno della sala colloqui dei Miogni, già resa più accogliente negli anni scorsi dai coloratissimi murales fatti sempre dai detenuti che hanno partecipato ai laboratori Uisp. «Durante l'anno abbiamo portato avanti il laboratorio di favole, parte di un percorso di promozione della genitorialità» racconta Alessandra Pessina, responsabile dei progetti Uisp all'interno del carcere in collaborazione con gli operatori dell'area educativa dei Miogni. «Nel carcere di Varese sono rinchiusi detenuti condannati a meno di cinque anni di detenzione. La maggior parte sono giovani, e hanno un futuro da ricostruire davanti a sé una volta tornati a casa - spiega Pessina - quelli che hanno scelto di partecipare al nostro laboratorio vogliono mantenere il contatto con i bambini, nonostante il distacco imposto dal carcere».

Così i dodici detenuti che hanno scelto il laboratorio di favole si sono impegnati, e tanto. Hanno creato una favola che raccontasse una storia di riscatto personale attraverso l'amicizia, hanno dipinto e creato bellissime scenografie, e insieme agli operatori del carcere e ai volontari della Uisp hanno messo in piedi la rappresentazione, animata da loro. Un narratore ha letto la fiaba da un libro, mentre gli altri, vestiti con costumi di scena, hanno rappresentato i vari personaggi, in una specie di recita scolastica al contrario, dove sono i padri a mostrare ai figli quello che hanno imparato: collaborazione, relazioni positive, capacità di mettersi in gioco per creare qualcosa per gli altri. Perché questa volta saranno i padri a dover passare un esame finale al termine degli anni di reclusione: quello della vita.