Il ciclismo come forma di umanesimo, ovvero: in bicicletta per tornare a vivere la vita. Per l’antropologo e filosofo francese Marc Augé, scomparso lo scorso 24 luglio all’età di 87 anni, la bicicletta è icona di utopia: “Non c’è dubbio che con l’uso della bicicletta, gli esseri umani riescano a soddisfare un po’ di questo desiderio di fluidità, di leggerezza, di liquidità”. Un modo concreto per sentirsi meno stranieri negli spazi urbani dominati sempre di più dai “non luoghi”, che ci fanno sentire fuori posto ovunque: aeroporti, supermercati, stazioni ferroviarie. Qual è il terreno sul quale camminiamo? Non lo riconosciamo piu, smettiamo di comprenderlo, la città è intubata, noi tutti con essa.
Ecco allora l’utopia a portata di mano e di pedale, la bicicletta: “La trasformazione della città è un sogno possibile? E la bicicletta può avere un ruolo in questa rivoluzione? Perché la città avrebbe proprio bisogno di una rivoluzione, nel senso letterale del termine, per trasformarsi”.
La citazione appartiene al piccolo saggio “Il bello della bicicletta” (ed.Borenghieri, 2008), uno di quei testi dalla complessità semplice che fanno di uno scienziato come Marc Augé anche un divulgatore. Se la ricerca scientifica sconfina dagli steccati accademici, plana tra le masse e diventa patrimonio pubblico, è anche grazie alla divulgazione intelligente di alcuni specialisti che incontrano editori illuminati e capaci.
Così è stato per questo libretto che ha consentito all’antropologo francesce di elaborare una sorta di filosofia della bicicletta e dell’andar su due ruote, momento di relax e di utilizzo quotidiano capace di sfidare i limiti e le frontiere degli agglomerati urbani: “L’uso della bicicletta consente di ridisegnare questi limiti e queste frontiere, di inventare itinerari inediti e di riconfigurare la vita reale – quella degli usi, degli scambi e degli incontri del quotidiano - qui sta la nuova e sorprendente possibilità che si lascia intravedere timidamente, offrendo la rara possibilità di immaginare il futuro senza paura e con gioia”.
Una traduzione in concretezza quotidiana che lega il pensiero scientifico e “l’utopia” di Augè all’azione dell’Uisp, come sottolinea Sergio Giuntini, storico dello sport: “In questo tipo di analisi c’è molto di quello che ha fatto l’Uisp con le sue iniziative come Bicincittà e Vivicittà. Iniziative di massa per avvicinare i cittadini all’uso del proprio corpo e alla riappropriazione di nuovi e vecchi spazi che vanno riconquistati per essere vissuti concretamente”. Attività che l’Uisp promuove anche attraverso progetti nazionali e territoriali più recenti come Sport Civico o di respiro europeo come il progetto SportPerTutti.
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Il Giornale Radio Sociale ha realizzato un approfondimento sui contenuti del volume "Il bello della bicicletta, con gli interventi di Sergio Giuntini, e del sociologo dello sport, Nicola Porro. ASCOLTA L'AUDIO
"Augè ha avuto il merito di restituire centralità al tema dello sport - ha detto Porro - di cui le scienze sociali in genere si erano occupate poco e o niente, ha restituito un’immagine dello sport come fenomeno sociale molto vasto e che consente di capire dinamiche della societa che vanno al di là dello sport".