Nazionale

L’Uisp torna in Saharawi con sport e cooperazione internazionale

Dal 10 al 17 maggio la prima missione del progetto “Inclusive sport for young saharawi refugees”. Parla Daniela Conti

 

L’Uisp torna in campo con la cooperazione internazionale e parte dalla Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi con un progetto coordinato da Sport Inclusion Network, neonata rete europea di associazioni sportive che lavorano contro le discriminazioni nello sport. L’Uisp è partner di progetto insieme al ministero saharawi della gioventù e dello sport. 

“I nostri interventi di cooperazione internazionale si sono fermati nel 2019 a causa della pandemia - racconta Daniela Conti, responsabile Politiche per la cooperazione e l’interculturalità UispNel frattempo abbiamo dovuto riprendere tutti i contatti sul territorio perché le cariche governative in questi anni sono cambiate. Ora ripartiamo con il progetto "Inclusive sport for young saharawi refugees", grazie alla disponibilità del Fronte polisario, il governo in carica nella Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi”.

La missione si svolgerà dal 10 al 17 maggio nella località di Tindouf, e ci saranno Daniela Conti; Stefan Belabed, coordinatore del progetto; Ilaria Nobili e Gianluca Pianigiani, educatori sportivi Uisp Roma, in qualità di esperti dell'educazione attraverso il gioco e lo sport. “Il progetto è rivolto al personale che lavora con bambini e giovani usando lo sport come strumento di inclusione e socializzazione - spiega Conti - i nostri operatori di Uisp Roma in questa occasione interloquiranno con docenti e educatori sportivi saharawi. Questa prima missione sarà, infatti, esplorativa per incontrare i rappresentanti del governo, capire le necessità nel campo dello sport, conoscere i docenti di educazione fisica e le persone che lavorano con i ragazzi e studiare le esigenze formative specifiche. Visiteremo i campi in cui vive la popolazione saharawi per capire com’è la situazione oggi e pianificare i prossimi passi da mettere in campo a livello nazionale ed europeo”. 

Intorno a Tindouf esistono vari campi in cui la popolazione vive ospitata dal governo algerino al confine con il Marocco, loro territorio di origine. “Vivono una condizione di rifugiati da quasi cinquant’anni - dice Daniela Conti - ma la loro aspirazione è tornare nel Sahara occidentale, in terra marocchina, mentre al momento tra il Marocco e l’Algeria esiste un muro lungo 2000 chilometri. Ad oggi solo alcune decine di stati hanno riconosciuto il governo del Saharawi”.