L'Uisp torna in campo con la cooperazione internazionale e parte dalla Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi con un progetto coordinato da Sport Inclusion Network , neonata rete europea di associazioni sportive che lavorano contro le discriminazioni nello sport. L'Uisp è partner di progetto insieme al ministero saharawi della gioventù e dello sport.
"I nostri interventi di cooperazione internazionale si sono fermati nel 2019 a causa della pandemia - racconta Daniela Conti, responsabile Politiche per la cooperazione e l'interculturalità Uisp - Nel frattempo abbiamo dovuto riprendere tutti i contatti sul territorio perché le cariche governative in questi anni sono cambiate. O ra ripartiamo con il progetto "Sport inclusivo per giovani rifugiati saharawi" , grazie alla disponibilità del Fronte polisario, il governo in carica nella Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi".
La missione si svolgerà dal 10 al 17 maggio nella località di Tindouf , e ci saranno Daniela Conti; Stefan Belabed , coordinatore del progetto; Ilaria Nobili e Gianluca Pianigiani , educatori sportivi Uisp Roma, in qualità di esperti dell'educazione attraverso il gioco e lo sport. "Il progetto è rivolto al personale che lavora con bambini e giovani utilizzando lo sport come strumento di inclusione e socializzazione - spiega Conti - i nostri operatori di Uisp Roma in questa occasione interloquiranno con docenti ed educatori sportivi saharawi. Questa prima missione sarà, infatti, esplorativa per incontrare i rappresentanti del governo, capire le necessità nel campo dello sport, conoscere i docenti di educazione fisica e le persone che lavorano con i ragazzi e studiare le esigenze formative specifiche . Visiteremo i campi in cui vive la popolazione saharawi per capire com'è la situazione oggi e pianificare i prossimi passi da mettere in campo a livello nazionale ed europeo”.
Intorno a Tindouf esistono vari campi in cui la popolazione vive ospitata dal governo algerino al confine con il Marocco, loro territorio di origine. "Vivono una condizione di rifugiati da quasi cinquant'anni - dice Daniela Conti - ma la loro aspirazione è tornare nel Sahara occidentale, in terra marocchina, mentre al momento tra il Marocco e l'Algeria esiste un muro lungo 2000 chilometri. Ad oggi solo alcune decine di stati hanno riconosciuto il governo del Saharawi".