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Sport e accoglienza: l’incontro tra l’Uisp e Khrystyna

La storia della giovane ginnasta ucraina accolta ad Imola con la sua mamma, che continua a praticare la ginnastica artistica grazie all'Uisp Imola Faenza

 

Quando si tratta di dimostrare la sua grande passione per la ginnastica artistica, vinta la timidezza, non si ferma un momento Khrystyna, 7 anni, di Stryi, nella regione di Leopoli, in Ucraina, arrivata ad Imola assieme alla mamma Alessia il 25 marzo. E nel parco di Ortignola è tutto un susseguirsi di capriole, di ruote e di spaccate. La redazione di Trecentosessantragradi, il periodico di informazione del Comitato Uisp Imola-Faenza, nel numero dieci racconta la sua storia, attraverso una breve intervista alla giovane ginnasta.

Quando hai cominciato a fare ginnastica artistica?
“Ho cominciato a fare ballo ritmico a sei anni”.

Che cosa ti piace di più di questo sport?
“Mi piace tutto. Non ho delle preferenze particolari”

Non appena Khrystyna ha cominciato a frequentare la scuola elementare Cappuccini, all’inizio di aprile, la mediatrice culturale Irina che affianca lei e la sua mamma ha contattato il comitato territoriale della Uisp per sapere se c’era una società sportiva con cui Khrystyna potesse continuare a fare ginnastica artistica, e la segretaria generale Emanuela Boni ha raccolto immediatamente la disponibilità della Biancoverde, affiliata Uisp, e del suo direttore tecnico Giacomo Zuffa. Khrystyna ha anche partecipato al saggio di fine anno alla palestra Cavina del 4 giugno.

A Imola e a scuola come ti sei trovata?
“Ho legato molto con i compagni di classe”.

Ti è piaciuto il gruppo della Biancoverde?
“Mi è piaciuto molto. E mi è piaciuta, soprattutto, l’istruttrice Giulia”.

Terminato l’anno scolastico, Khrystyna sta frequentando il centro estivo “Sport, gioco e avventura” al complesso Sante Zennaro. “Mi piacciono molto i maccheroni in bianco, fare gli origami, e provare una serie di sport differenti - racconta la bambina - I compagni cambiano spesso, per cui non è possibile creare delle amicizie continuative come quelle della scuola. Facciamo amicizia, però poi alcuni non tornano. La settimana prima di Ferragosto c’è stato un altro bambino ucraino e ho legato molto con lui”.

La soddisfazione nel vedere Khrystyna sorridere è grandissima.
“E’ partito tutto con la telefonata che ho ricevuto da Irina ad aprile – racconta Emanuela Boni – E da quella telefonata sono andata avanti a testa bassa, con un mix di entusiasmo, emozione e desiderio di raggiungere l’obiettivo, non per me, ma per Khrystyna e per la sua mamma. Irina si trovava in una situazione importante, delicata e critica. Ho voluto essere di supporto “per metà” del lavoro, quella che non compete a Irina. E ho trovato la massima accoglienza e disponibilità da parte di Giacomo Zuffa e di tutto lo staff della società Biancoverde”. (Fonte: redazione Trecentosessantagradi)