Nazionale

Un nuovo episodio del podcast Uisp nazionale: ospite Sergio Giuntini

“L’Uisp ha avuto un grande ruolo: sin da subito ha capito che doveva essere per tutti” dice il presidente della Società Italiana di Storia dello sport

 

L’Uisp lancia su Spotify il terzo episodio di “Sportpertutti, non basta dirlo”, un podcast sull’attualità e sul significato dello sport per tutti oggi. Questa serie di podcast rappresenta un omaggio a Gianmario Missaglia, pedagogista e presidente Uisp negli anni 90, ma anche il tentativo di interrogarci oggi sul ruolo sociale, culturale ed economico che ha assunto il fenomeno che chiamiamo sportpertutti, sulle sue innovazioni nel corso degli anni e sulle tendenze in atto.

Possiamo considerare lo sportpertutti come parte della storia dello sport? Come e perchè? Quali sono le sue caratteristiche peculiari? Ne abbiamo parlato con Sergio Giuntini, presidente della Società Italiana di Storia dello sport.

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C’è posto per una storia dello sport per tutti?
Non solo c’è posto, ma c’è la necessità di storicizzare un fenomeno che coinvolge così tante persone in Italia e nel mondo. 

Dal punto di vista storico, quali sono le caratteristiche attraverso le quali un fenomeno, sportivo e non, può essere catalogato sportpertutti?
Un fenomeno di sportpertutti è quello che investe dei cittadini: non parliamo per forza di grandi numeri, anzi, proprio quelli che partono da piccole entità. Ad esempio, le prime corse non competitive all’inizio degli anni 70 nascevano con l’intento, da parte di piccoli gruppi di cittadini, di trovare un momento di evasione dagli impegni quotidiani. Trovare degli spazi dove potersi esprimere dal punto di vista sportivo: una sorta di riconquista della propria corporeità e degli spazi pubblici. Da qui nascono anche le corse che periodicamente organizza l’Uisp. Questi fenomeni rappresentano dei salti culturali in avanti: si riscopre un bisogno di movimento che sembrava quasi perduto.

Quali fatti possono dirsi significativi per entrare a far parte della storia dello sportpertutti?
Lo sportpertutti nasce in modo volontario e spontaneo, quando poi inizia ad avere un seguito e a coinvolgere più persone c’è la necessità di organizzare le attività attraverso dei contenitori come l’Uisp. L’unione sportiva popolare italiana è stata tra i primi ad intuire che qualcosa stava cambiando.

Quando inizia la storia dello sportpertutti?
Nell’immediato primo dopoguerra, quando in Italia e in Germania ci si rese conto che c’era bisogno di organizzare il tempo libero per i lavoratori. Nei paesi democratici, come la Francia, viene organizzato il tempo libero in forme diverse rispetto a quelle totalitarie. L’idea che gli stati, sempre più di massa e sempre più avanzati, dovevano far rientrare lo sport nel tempo libero, secondo me può identificare l’inizio di questo fenomeno. Nel secondo dopoguerra queste idee non vengono abbandonate e si rivoluzionano sempre più.

Qual è il ruolo dell’Uisp in questa storia?
L’Uisp ha avuto un grande ruolo direi di avanguardia. Sin da subito aveva un’idea di sportpertutti, ma la difficoltà era elaborare delle politiche differenti rispetto a quelle dello sport agonistico. Poi, negli anni 80 qualcosa cambia e l’Uisp si rende conto che non poteva continuare a seguire la stessa strada delle federazioni, ma poteva allargare i propri orizzonti, diventando davvero per tutti e diventare così qualcosa di importante.

Per finire: qualche consiglio agli storici dello sport del futuro?
Il consiglio è quello di continuare a dedicarsi alle ricerche sul grande sport, quello dei campioni, ma di non dimenticare lo sport sociale, quello che non compare sui giornali, ma che coinvolge più persone. Ha uno spessore culturale che merita tutta l’attenzione che fino ad oggi non ha ricevuto. Il vero sport per tutti è quello che si autocostruisce e che magari rivitalizza degli spazi pubblici che ritornano utili a tutti. (A cura di Miriam Palma)

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