Nazionale

Vivicittà a L'Aquila: perchè gli aquilani non vogliono case di plastica ma rivogliono la loro città

Doveva essere una festa, qualcuno ha dimenticato di chiamare gli invitati. E' così che in questi giorni sotto i riflettori sono finite le 500 case consegnate dal governo - con tanto di dirette tv - ma non ci sono finiti gli Aquilani. Questo abbiamo visto con i nostri occhi nel giorno di Vivicittà, domenica scorsa, nella città del terremoto. Mentre si consegna una new town, il centro storico dell’Aquila è spettrale, morto, frequentato solo da qualche forestiero, dagli agenti della polizia municipale e dai camion dei vigili del fuoco. Si presenta così quello che era il cuore pulsante di una città oggi distrutta dal terremoto. Avanzando in corso Federico II, il colpo d’occhio è agghiacciante: una strada fatta di sole reti di protezione, di ponteggi di legno montati nei vani finestra di case non più agibili e di quelli in ferro posti a supporto dei pilastri e delle facciate dei palazzi storici più importanti. Le vetrine della via dello shopping aquilana non parlano più, vuote e senza luce sono un simbolo della quotidianità che si è fermata, che non c’è più.


La vita è altrove, nelle tendopoli ancora aperte, dove gli aquilani coriacei, sfidano il freddo pur di fare quattro chiacchiere in compagnia, per non sentirsi soli. Nella tendopoli dell’Acquasanta, dove operano i volontari Uisp in collaborazione con l’Anpas, le condizioni di vita sono dure: niente privacy quando si vive in otto sotto la stessa tenda, una tenda che si arroventa d’estate e protegge poco dall’umidità della notte. Niente comodità, si vive in ristrettezze ma nessuna volontà di andare via, di abbandonare le proprie radici per dirigersi in alberghi o case al di fuori della città.

Vivicittà, edizione straordinaria per L'Aquila: è così che sabato 26 settembre qualche voce allegra, qualche risata, è risuonata dalla Villa Comunale adiacente al centro. 136 persone, aquilani ma non solo, si sono riuniti per correre e passeggiare nelle vie della città, quelle poche ancora aperte al transito, indossando la maglia del Vivicittà Uisp, la corsa più grande del mondo. Una specie di scossa tra le vie della città morta. Un grande successo di partecipazione considerando il contesto in cui la corsa si è svolta. Famiglie e bambini, curiosi e passanti, hanno apprezzato l’iniziativa unendosi alla non competitiva pensata proprio per offrire uno spaccato di normalità, un momento di incontro e di speranza per il futuro. E le aspettative non sono state deluse: si rideva in piazza, si scherzava, si socializzava e negli occhi una grande voglia di normalità, ma anche commozione quando Gabriele Magrini, che alle ore 16 ha dato lo start alla corsa, ha ricordato il suo sforzo per aiutare i vigili del fuoco nelle operazioni di soccorso presso la casa dello studente.

Tornando a casa il rammarico è ancora forte: perchè strozzare quell'allegria tipica degli aquilani in una new town che loro non vogliono? Perchè una città così viva deve continuare a rimanere sepolta mentre, un pò più in là, qualcuno pensa ad una città di plastica?

Clicca qui per vedere il video di Vivicittà - Edizione speciale a L'Aquila

Clicca qui per vedere la galleria fotografica di Vivicittà - Edizione speciale a L'Aquila

(F.L. e S.S.A.)