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Ricordando Missaglia: facile da raccontare, difficile da studiare

Il 1 maggio 2002 se ne andava Gianmario Missaglia, che guidò l'Uisp tra gli anni '80 e '90, accompagnandola da "sport popolare" a "per tutti"

 

Raccontare Gianmario Missaglia non è difficile, studiarlo sì, è difficile. Proviamo a procedere per gradi. Chiunque lo abbia conosciuto ha un aneddoto, un ricordo. Se n’è andato nel 2002, aveva 55 anni ed era stato prima segretario e poi presidente nazionale dell’Uisp a cavallo degli anni ’80 e ’90, nel cruciale passaggio – non soltanto lessicale – da "sport popolare” a “sport per tutti”. Quando Missaglia se ne andò l’utilizzo di internet non era di massa. Eppure, basta soltanto cercarlo su Google e vengono fuori centinaia di tracce e frammenti, con articoli non solo realizzati dall’Uisp. Questo semplice e riscontrabile aspetto la dice lunga sulla popolarità e la stima della quale godeva e gode.

La Gazzetta dello sport, ad esempio, ha digitalizzato e inserito nell'archivio consultabile, l’articolo che ne annunciò la scomparsa.

Era il 1 maggio 2002. Attraversando la rete ti imbatti in articoli che ne sintetizzano nella titolazione alcune sue caratteristiche, come “l’uomo dei foglietti” o “il suo sorriso” davvero disarmante e aperto. Era Mix per gli amici e sul sito di Repubblica (Gianni Mura era suo amico) è possibile ritrovare il video antologico che l’Uisp gli dedicò nel 2012, in occasione del decennale della scomparsa. Nelle immagini si vede in compagnia di Mohammed Alì, Massimo De Luca e Antonella Clerici in repertorio di immagini che annovera anche una sua breve intervista utilizzata da Nanni Moretti nel suo film “La Cosa”, del 1990, mentre interviene nella sezione del Pci dove era iscritto, a Milano. 

E, sempre in rete, è possibile ricostruire le definizioni che seppe dare dello sport per tutti prima dello sportpertutti: “rinunciare alla dittatura del risultato”, “Se non si vedono le facce non è sport per tutti”, “Greensport, un altro sport è possibile” (che è anche il titolo di un suo libro, pubblicato postumo). A proposito di libri, il pluricitato “Il baro e il guastafeste”, che Missaglia pubblicò nel 1998, ha una storia singolare ed è ormai impossibile da trovare. E anche da ristampare, almeno per ora, a causa di un contratto capestro che Missaglia firmò con l’editore dell’epoca della pubblicazione. Però è facile rintracciare parecchie citazioni del libro o il suo punto di vista nei vari articoli e nelle pubblicazioni che l’Uisp gli ha dedicato con continuità, dalla scomparsa ad oggi. Sono raccolti nel sito internet Uisp nazionale e in alcuni tra i più recenti viene raccontata la sua passione per la fantascienza, quella per il camminare e vagabondare, sulle orme di Henry David Thoreau e quella per la grafica e il disegno.

Il 13 gennaio 1989 a Perugia si tenne il primo Congresso Confederale Arci. In questa registrazione nell’archivio di Radio Radicale è possibile ascoltare Gianmario Missaglia che, da presidente nazionale Uisp, parla di cultura della pace e cultura della solidarietà, due aspetti identitari della sua formazione che seppe trasferire nell’Uisp. Nella stessa registrazione si può ascoltare anche Tom Benetollo, indimenticabile presidente Arci. Erano amici e partecipavano insieme alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi. Anche Tom se ne andò troppo presto, nel 2004, a 53 anni. Destini, per certi versi, simili.

Ma torniamo alla tesi dalla quale eravamo partiti: Missaglia è difficile da studiare perché, cercando di ricostruirne il pensiero attraverso ciò che rimane dei suoi scritti, ti trovi di fronte a intuizioni che comprendi essere fulminanti ma spesso organizzate in una prosa molto, troppo sintetica. E come se ad un certo punto avesse avuto fretta di scrivere. O forse, più semplicemente, era il suo stile modernissimo di scrittura.

Alla sua scomparsa l’Uisp riunì alcuni suoi appunti e articoli sparsi in due libretti, mettendo in opera anche un suo progetto grafico ed editoriale di instant book, che non ebbe il tempo di realizzare. Uno si intitola “A passo d’uomo” e riunisce alcuni editoriali ed articoli che pubblicò sul Discobolo, ispirati ad una visione ambientalista dello sportpertutti. L’altro si intitola “Il Terzo e il primo” ed è dedicato al non profit, al terzo settore e al cambiamento sociale. Vi si rintraccia una visione molto attuale di terzo settore, sussidiario alle istituzioni, con proprie finalità collettive e pubbliche, ma non statali. E’ un libello di una novantina di pagine, diviso così: un’apertura, un’appendice e cinque capitoletti molto stringati, buttati giù sotto forma di appunti. Ecco i titoli: Che cosa stiamo facendo; Cognomi; Il pensiero reazionario; Il paradosso del non profit; Embargo; Ventunesimo; Dono e mercato.

Missaglia era un titolista formidabile, dono naturale di chi possiede una prosa sintetica. La tesi del libello è questa: il mercato è un bluff e un abuso, comprime le libertà e le possibilità di riscatto della povera gente. Anche di coloro che sono molto dotati ed hanno talento perché il “capitalismo dinastico” ha il solo scopo di far rimanere il potere in poche mani, sempre le stesse, attraverso la “trasmissione per via dinastica dei titoli di proprietà, insieme al comando dell’impresa”.

Questo, secondo quanto scriveva Gianmario Missaglia (ed è difficile andargli contro), rappresenterebbe un “freno alla mobilità sociale, disprezzo per la meritorcrazia, conformismo supino e insopportabile di larghissimi strati dell’informazione e degli apparati del consenso, plebeizzazione coatta degli strati culturalmente più indifesi della popolazione". "Di campioni di calcio e di rockstar si può dire - proseguiva Missaglia -  anche davanti a guadagni spropositati fino al ridicolo: è il mercato, bellezza. Non così per gli eredi delle grandi famiglie, per i nuovi rentiers della speculazione, e soprattutto per gli indifferenti massacratori della legalità e delle regole, che si accavallano famelici intorno alla torta”. L’ultimo capitolo, dal titolo evocativo “Ventunesimo”, si snoda in quattro righe, eccole: “Che cos’è il XXI secolo? Il mercato contro l’economia dinastica. Il lavoro, i diritti, la meritocrazia contro il privilegio. La società aperta contro la paranoia etnica”. Una sorta di epitaffio e per Gianmario Missaglia, Mix per gli amici, il XXI secolo è stato davvero troppo, troppo breve. (di Ivano Maiorella)

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