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1956 – 2016 sessant’anni de “Il discobolo” - 1

A metà degli anni ’50, dopo sei anni di iniziative ed attività tese a consolidare ed espandere l’Uisp, il gruppo dirigente nazionale avverte l’esigenza di darsi uno strumento di comunicazione in grado sia di informare e formare i gruppi dirigenti sul territorio, sia di interloquire nel confronto pubblico sulla politica sportiva veicolato allora dai quattro quotidiani sportivi: La Gazzetta dello Sport, Stadio, Il Corriere dello Sport e Tuttosport.

Nel luglio del 1955 esce l’ultimo numero di “Sport popolare”, il giornale d’informazione edito dall’Uisp nazionale, che sarà sostituito dalla nuova testata “il discobolo” rivista mensile e rassegna di problemi sportivi.
Il primo numero della pubblicazione, con copertina a colori in carta patinata, diretta da Arrigo Morandi allora Segretario generale dell’Unione, esce nel gennaio del 1956 con l’intento proclamato di diventare strumento del confronto politico-sportivo e sostegno alla formazione dei nuovi quadri dirigenti e tecnici.

“E’ proposito dell’UISP che la rivista mensile divenga una seria palestra di idee, di esperienze e di collaborazione per la divulgazione delle tecniche e dei problemi dello sport tra i giovani e i giovanissimi, lo sviluppo dello sport popolare e di massa, affinché nuove energie possano affluire nelle varie discipline dello sport italiano, che sente la viva necessità di nuove forze, soprattutto in vista di grandi avvenimenti come le future olimpiadi…. La nuova pubblicazione si pone come preminente obbiettivo l’aiuto alla formazione di quadri sportivi, dirigenti e tecnici di società e gruppi sportivi.. ”Il Discobolo” sarà una voce battagliera ed amica per tutti gli sportivi a qualsiasi organizzazione appartengono… con ‘Il Discobolo’ l’UISP intraprenderà una nobile battaglia per il rafforzamento dello sport e per l’affermazione di quelli ideali che sono: pace, fraternità, amicizia con tutti gli sportivi”. (il discobolo, n. 1 gennaio 1956. Presentazione)

La linea editoriale supporta ovviamente la politica sportiva dell’Unione, che mira a diffondere e far praticare lo sport a livello popolare, “anche i lavoratori devono poter sciare” sosteneva Arrigo Diodati, uno dei primi dirigenti dell’Unione.
Partendo da tale presupposto veniva posto al centro lo sviluppo dello sport italiano, con la difesa dello sport dilettantistico e la critica al professionismo da tenere separato dal primo.

L’Uisp, organizzazione chiaramente collegata ai due partiti di sinistra, socialista e comunista, è fiera di svolgere un ruolo di propaganda sportiva e di vivaio per lo sport italiano ed il discobolo ne è un amplificatore. Le pagine della rivista sono colme di foto di atlete e atleti provenienti da società sportive Uisp e approdati nelle rappresentative nazionali. Uno degli slogan di allora è “Dall’Uisp alla maglia azzurra”.
L’assegnazione a Roma delle Olimpiadi del 1960 è accolta con entusiasmo e diverrà strategico l’impegno per questo evento. Le “Leve delle giovani speranze di Olimpia” è l’iniziativa di maggior rilievo e di maggiore interesse sportivo per tutta l’Unione:

“Nel nome di Olimpia e in onore delle XVII Olimpiadi 1960 di Roma, a cui il programma è dedicato,
le ‘Leve’ rappresentano l’iniziativa che deve far arrivare lo sport alle più larghe masse della gioventù e, nelle forme più elementari e facili, sviluppare la pratica sportiva, creando un grande vivaio giovanile dal quale trarre le speranze agonistiche per il futuro sportivo d’Italia”. (il discobolo, n. 2, febbraio 1956)

Alle Leve giovanili segue “La Giornata Olimpica” manifestazione di propaganda sportiva promossa dal CONI, finalizzata ad allargare la base dei praticanti le discipline olimpiche, in particolare l’atletica leggera ed il nuoto.

Il ruolo dell’Uisp è talvolta ammantatato da posizioni tipiche della retorica sportiva degli Stati cosiddetti socialisti, quando invita ad impegnarsi verso “quella immensa riserva di materiale umano rappresentata dalle fabbriche, dai campi, dai luoghi di lavoro in genere da dove possono uscire, per varie ragioni, non altrove, gli atleti di oggi, ed i campioni di domani”, tuttavia in ciò stava l’idea di sport popolare.
D’altra parte, lo sguardo è sempre rivolto da quella parte, con resoconti delle Spartachiadi, dei Festival mondiali della gioventù, delle gesta sportive dei grandi campioni dell’URSS, della Repubblica Democratica Tedesca, etc.

In questa prima fase l’attenzione è rivolta anche al ruolo che potrebbero svolgere i Comuni per lo sviluppo dello sport. Le elezioni amministrative del 1956 sono un’occasione per inserirsi, con i temi dello sport, nella campagna elettorale, il discobolo esce con un disegno in copertina, (certamente di Renato Guttuso), con soprastampato lo slogan: “I comuni agli amici del popolo e dello sport”. Gli amici del popolo e dello sport sono chiaramente i comuni di sinistra amministrati da socialisti e comunisti.
In questo contesto, anche se l’impostazione è quella di far crescere lo sport italiano, si affaccia pur timidamente l’idea di sport che va oltre quello olimpico, è un primo accenno che richiederà ancora anni per diventare nuova cultura sportiva.

Nelle edizioni di questi anni c’è ancora spazio per lo sport femminile, attraverso la narrazione delle rassegne nazionali, organizzate con la collaborazione dell’UDI (Unione donne d’Italia) e non manca la polemica anticlericale: “Con i calzoncini corti si va all’inferno…” riferita alle prediche durante la messa contro le atlete che sfidavano pregiudizi, usi e costumi dominanti.
Nel 1956 le truppe dell’Unione sovietica invasero Budapest. Del tragico evento non troviamo traccia nel il discobolo. Il dissenso verso l’URSS e verso le ambiguità del Partito comunista italiano, si evidenziarono con il “manifesto dei 101”, intellettuali e dirigenti della sinistra, anche comunisti, ove è sottolineata la “condanna storica e definitiva di metodi antidemocratici di governo e di direzione politica ed economica”. La stessa critica è espressa dalla segreteria della CGIL. Un’area di intellettuali abbandonò il PCI e tra questi anche Antonio Ghirelli dirigente dell’Uisp, giornalista sportivo facente parte della redazione de il discobolo.
Nel 1957 la rivista dedica spazio al 3° Congresso nazionale dell’Uisp definito di rinnovamento, ma di nuovo sul fronte della linea politica non c’è molto, salvo il consolidarsi della guida dell’Unione con la elezione di Arrigo Morandi a presidente nazionale, che rimane direttore de il discobolo ed una maggiore visibilità della componente socialista. Ugo Ristori è eletto nella Giunta esecutiva e dopo qualche anno sarà il direttore della rivista.
Gli otto numeri del il discobolo riferiti agli anni ‘59/’60 sono pressoché monopolizzati dal tema delle Olimpiadi di Roma, ma in pari tempo prosegue la pubblicazione di inserti tecnico didattici per l’insegnamento di varie discipline sportive, insieme alla esaltazione dei successi ottenuti dai campioni sportivi dell’Europa dell’Est.

Novità di rilievo è la pubblicazione della posizione assunta dall’Uisp contro la proposta di istituire il ministero dello Sport, avanzata dal democristiano on. Mario Segni, Presidente del Consiglio dei Ministri. L’Unione considera tale ipotesi un attacco all’autonomia dello sport: “il mondo sportivo dovrà opporsi alla manovra con ferma consapevolezza”. Questo tema occuperà molte pagine della rivista nel tentativo di fare chiarezza nei rapporti tra lo stato ed il CONI.

All’inizio del 1960 la monotonia olimpica è parzialmente rotta con i documenti che convocano, prima delle Olimpiadi, il 4° Congresso nazionale dell’Uisp. L’obiettivo centrale risulta quello di: “chiarire con esattezza la sua posizione ed i suoi doveri nei confronti dello sport italiano”.
Arrigo Morandi è confermato presidente nazionale, mentre Ugo Ristori, sostituisce lo stesso Morandi alla direzione del il discobolo.

È invece sottovalutato, sul piano socio-politico, ciò che accade nella politica italiana. A luglio, a pochi giorni dalle Olimpiadi, il Governo Tambroni si fa garante dello svolgimento del Congresso nazionale del MSI a Genova nonostante le forti proteste delle forze democratiche. Ciò solleva una forte ribellione popolare contro il congresso missino e contro le forze di polizia che lo proteggono. In poche ore si manifesta tutta la collera popolare che si era accumulata in oltre dieci anni di governi democristiani ed in quasi tutte le città italiane si svolgono grandi manifestazioni di protesta partecipate da migliaia di persone. Nei giorni 5, 6 e 7 luglio la polizia interviene con le armi, ferisce ed uccide giovani lavoratori a Licata e Reggio Emilia. A Roma, a Porta San Paolo, lo squadrone dei carabinieri a cavallo, comandato dal capitano Raimondo d’Inzeo, (cavaliere della nazionale italiana di equitazione che parteciperà un mese dopo alle Olimpiadi), bastona e calpesta con i cavalli diecine di dimostranti.

Nella rivista dell’Uisp con il titolo “Lauro Farioli alla memoria” si legge:

“I giorni che intercorrono dalla grande manifestazione antifascista di Genova al 10 luglio, rimarranno scolpiti nella memoria di ogni cittadino democratico, per la loro drammaticità. Nel volgersi di grandi movimenti popolari, espressione genuina del sentimento antifascista del popolo e della gioventù, alcuni giovani hanno perduto la vita, colpiti dal piombo della polizia. A Reggio Emilia dove l’azione repressiva è stata più violenta, 5 sono stati i giovani stroncati per aver manifestato nel nome dell’antifascismo e della libertà. Tra questi giovani, che si aggiungono ai caduti della lotta partigiana e della resistenza, a cui si ispira la Costituzione Repubblicana, vi era un membro della nostra organizzazione: Lauro Farioli, di 21 anni, tesserato per il nostro settore calcio, per la Società San Bartolomeo di Reggio Emilia. La nostra Unione si onora di avere tra i suoi associati, giovani antifascisti”. (il discobolo”, n. 2, luglio 1960)

Giusto ricordare le vittime ma non c’è spazio ne il discobolo per analizzare i profondi cambiamenti socio-economici in atto nel Paese ed i possibili riflessi anche sul mondo dello sport fino ad allora chiuso in se stesso.

Dalla prova olimpica uscirono rafforzati il prestigio e la capacità organizzative, politiche e diplomatiche dell’Unione insieme a quelle della sua rivista, che ospita articoli e interviste ai massimi dirigenti del CONI e delle Federazioni, a deputati, dirigenti sindacali e della nascente ARCI. Fatto singolare ben evidenziato da il discobolo, durante il meeting post olimpico organizzato a Roma dal Club Atletico Centrale insieme all’Uisp, la sovietica Tamar Press lanciò il disco a metri 57,15 stabilendo così il nuovo record mondiale, record tentato più volte allo Stadio Olimpico nei giorni precedenti. “Un record mondiale tutto per noi”, per l’Uisp, titola il discobolo.

L’ultimo numero della rivista dell’anno olimpico è in gran parte dedicato al Consiglio nazionale del CONI che ha analizzato lo stato dello sport italiano post olimpico. Vi si trova il documento della Giunta esecutiva nazionale dell’Uisp, un redazionale non firmato “Sul rinnovamento del CONI” ed una lunga riflessione di Aldo Monaco, vice presidente nazionale: “Alla base dell’autonomia chiarezza nei rapporti tra Stato e Sport”.

La rivista si fa carico di rendere più esplicite le posizioni espresse nel documento ufficiale dell’Uisp che “afferma il principio della esistenza di un unico Ente – il C.O.N.I. – che sia l’espressione di tutte le forze sportive, ritiene inderogabile l’esigenza di una nuova legge istitutiva”.
Le considerazioni sul tema ricordano che la legge istitutiva del CONI è datata 1942, ultimi anni del fascismo e risulta incoerente con la Costituzione Repubblicana vigente. Non è coerente con i concetti che garantiscono la libertà associativa e “non tiene conto delle nuove organizzazione sportive nazionali: gli enti di propaganda dato acquisito dalla realtà storica del dopoguerra”.
Il nodo centrale rimane quello del ruolo che dovrebbe svolgere lo Stato senza ledere l’autonomia dello sport, come se lo sport non fosse un fenomeno sociale come tanti altri. Ma c'è dell’altro nella riflessione di Aldo Monaco, quando rivendica la riforma della legislazione sportiva per promuovere un rinnovamento interno del CONI e “perché lo sport possa essere finalmente inserito fra i problemi sociali legato a temi di cultura e ricreazione di più urgente attuazione”.
È così aperta per la prima volta in modo esplicito la campagna per la riforma della legislazione sportiva italiana.

Nonostante queste riflessioni e l’avvio d’intenti riformisti, gli eventi esterni concomitanti con le Olimpiadi, le profonde modificazioni socio-economiche del paese, insieme alla ancora non ben definita strategia dell’Unione, aprono una fase irta di difficoltà e incertezze.
Le forze organizzate dell’Uisp, società ed atleti subiscono una sostanziale recessione; il settore delle attività cosiddette sportivo-ricreative non è decollato, si prospetta una crisi che può portare anche alla chiusura dell’Unione, così com'è già avvenuto per altre organizzazioni di massa della sinistra. La crisi è il combinato di diversi fattori e processi interni ed esterni al mondo sportivo. Uno di questi è riscontrabile nelle difficoltà più generali delle forze politiche e sociali del movimento operaio ed il conseguente ridimensionamento delle associazioni democratiche di massa, nelle quali cede il senso dell’appartenenza e l’attivismo. L’altro è dovuto all’allontanamento di società sportive affermate e alla defezione di atleti promettenti, sollecitati da incentivi allettanti, conseguenza diretta di una scelta che l’Unione ha fatto di privilegiare comunque il momento agonistico e il suo progressivo inserimento nelle attività programmate dalle Federazioni olimpiche.

L’anno per il discobolo si conclude con un auspicio: “il 1961 sarà anno di realizzazioni -… Come sempre, l’UISP, e “il discobolo”, sono presenti all’appuntamento con il nuovo anno con l’impegno di sempre che deriva dalle esigenze di fare andare avanti le cose”.
Purtroppo la realtà è diversa, la pubblicazione della rivista fu sospesa e rimarrà tale per oltre due anni.

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