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Al Congresso nazionale Uisp la tavola rotonda delle associazioni di terzo settore

Una volontà concreta e condivisa di rafforzare la collaborazione tra associazioni laiche di terzo settore, in funzione di un nuovo insediamento sociale e di una battaglia politica. Le associazioni non chiedono solo sussidiarietà o interventi sull'economia sociale: chiedono una nuova qualità culturale del territorio, chiedono che siano sostenuti i bisogni di crescita del Paese. E' questo ciò che è emerso dalla tavola rotonda che si è svolta nella mattinata di sabato 9 maggio durante il XVI Congresso nazionale Uisp alla quale hanno partecipato i presidenti di Legambiente, Auser, Arci e Uisp.

"Condividiamo le stesse difficoltà in questo periodo di crisi economica in cui le politiche pubbliche, il welfare, vanno nella direzione sbagliata, spostando l'obiettivo dagli interessi pubblici a quelli privati - ha dichiarato Filippo Fossati, presidente nazionale Uisp, in apertura - La sostenibilità del sistema sociale non può essere garantita da una politica frammentata che agisce secondo una strategia non dichiarata. Siamo attori di un associazionismo che si è sempre messo al servizio di tutti i cittadini, contribuendo alla facilitazione del percorso democratico, ed oggi le risorse vengono destinate all'associazionismo privato".

"La nostra forza di intervento - ha continuato Fossati - diminuisce oggi anche a causa della crisi degli schieramenti politici che hanno perso la loro connotazione chiara e definita. Il risultato di queste difficoltà, che quotidianamente ci ritroviamo ad affrontare, è un'innegabile calo dell'efficacia in termini di insediamento sociale: il tempo da poter dedicare al volontariato nell'associazione diminuisce inevitabilmente e i cittadini hanno perso il contatto con il territorio. L'invito è quello di provare a fare qualcosa insieme e di lanciare un segnale a tutto il mondo del terzo settore".

Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha aperto il suo intervento ricordando Gianmario Missaglia che "aveva creato una corrispondenza tra i nostri enti - racconta - che negli anni è andata un po' persa e che sono lieto di riprendere insieme a voi, alla volta di un ritorno a quel collateralismo che ci aveva visti 'contaminati' nell'azione e negli intenti ma senza perdere ciascuno la propria identità. Oggi attraversiamo il deserto del populismo: la partecipazione sociale, il senso critico, sono stati sostituiti dall'omologazione di massa che va combattuta con legittima presunzione e arroganza da parte nostra, cioè di chi sa che le proprie tesi valgono e meritano attenzione. Ricostruiamo quindi una condivisione tra associazioni partendo dal concreto, dalle cose da fare: da 'In marcia per il clima' ad un ritorno delle 'Ecolimpiadi' ".

"Il nostro lavoro deve essere complementare e non sostitutivo dell'intervento pubblico - ha affermato Michele Mangano, presidente nazionale Auser - Non vogliamo più avere solo un ruolo di sussidiarietà, di impresa sociale, non vogliamo più restare nella nicchia ma partecipare al dibattito decisionale visto che, ancora oggi al terzo settore, in 134 capoluoghi di provincia, viene affidato il 47% dei servizi sociali. Troppo spesso quindi il cittadino in difficoltà è spinto dall'ente pubblico a rivolgersi all'associazione: questo procedimento provoca un irrigidimento del volontariato mal regolamentato dalla Legge 266, tutta da rivedere".

A concludere il dibattito le dichiarazioni di Paolo Beni, presidente nazionale Arci: "E' assolutamente necessario rilanciare un lavoro comune e di ricostruzione di un'alleanza solida sul territorio. Lo dobbiamo fare e subito, perché la situazione drammatica che il paese sta vivendo richiede urgenza. All'emergenza sociale si associa l'emergenza culturale ed educativa: è penetrata infatti nella nostra società la cultura distruttiva dell'individuo solo, che implica la perdita dei valori comunitari, dello spazio pubblico. Diritti legali, civili e politici sono messi a rischio; le alternative sono deboli ma ci sono e se non ce ne facciamo carico noi non lo farà nessuno. Dobbiamo creare spazi liberi, di inclusione, di confronto e di riflessione, che ricostruiscano relazioni collettive e sociali e allontanino le persone dall'individualismo. Come parte laica del mondo associativo, abbiamo la capacità di fare rete, di rilanciare un nuovo patto e una nuova cultura di valori comuni all'interno del terzo settore".

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