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Dedicato a Manuel, che non potrà più camminare

"Camminare" di E. Kagge, guardandosi intorno, come insegna la visione Uisp del mondo e delle cose. Un gesto libero, un diritto naturale e la sua negazione

 

Questo articolo è dedicato a Manuel Bortuzzo, 19 anni, nuotatore, che non potrà più camminare. La vicenda giudiziaria seguirà il suo corso, la colpa dei balordi che l’hanno freddato è tremenda. Sicurezza dovrebbe significare innanzitutto questo: diritto di circolare liberamente, per tutti. Senza proiettili vaganti, senza far west, senza pistole nella fondina della giacca.

Potevamo farne a meno ma abbiamo deciso così: rimanere su questo articolo che avevamo preparato nei giorni scorsi – e rivederlo - per presentare “Camminare”, di Erling Kagge, scrittore e viaggiatore norvegese, pubblicato da Einaudi l’anno scorso e riproposto la scorsa settimana con Repubblica. Un gesto sovversivo, come è scritto nel sottotitolo del libro, perché camminare è un gesto di libertà profonda. Camminare guardandosi intorno, come insegna la visione Uisp del mondo e delle cose. E quindi anche scriverne non rimane un gesto isolato, fine a se stesso. Vale per noi e ce lo indica anche l’autore di questo libro che illustra piccole storie di vita quotidiana, stili di vita che diventano routine rivoluzionaria.

Magdi Habib, neurochirurgo egiziano emigrato in Inghilterra, fa ogni giorno una passeggiata e ritiene che “la pratica del camminare abbia avuto, nella salute dei popoli, un ruolo maggiore di tutte le medicine assunte nella storia”. Come Socrate, anche Kierkegaard era “un filosofo della strada, camminando ho incontrato i miei pensieri migliori", scrisse. “Quando gli s’incagliavano i pensieri, Albert Einstein spariva nei boschi a Princeton, mentre Steve Jobs portava sempre i colleghi a passeggiare per sviluppare delle idee”. Ma perché camminare è un gesto sovversivo? Perché “il mondo è organizzato in modo da tenerci il più possibile seduti. L’attività fisica deve essere breve ed efficace".

Questo libro è molto complesso, come soltanto le cose semplici riescono ad essere. Camminare ed esplorare non sono imprese eroiche, epiche, riservate ai più forti. Sono per tutti, perché Kagge insegna a camminare col sorriso sulla bocca: “camminando mi lascio alle spalle i problemi. Passo dopo passo alcuni spariscono per sempre. Forse non erano così enormi e seri come credevo? In effetti spesso è così".

“C’è un legame segreto tra lentezza e memoria, fra velocità e oblio”: Kagge cita Milan Kundera che prende ad esempio l’uomo che ricorda e pensa a qualcosa mentre cammina. Che fa? Rallenta. Qualcuno che cerca di dimenticare “un episodio imbarazzante che ha appena vissuto, fa esattamente il contrario e aumenta la velocità senza riflettere, come se volesse sbrigarsi ad allontanarsi da qualcosa”. Siamo certi che Manuel farà così, andrà più veloce, col suo sguardo da sportivo che disintegra i vigliacchi in scooter e passamontagna. Perchè camminare è libertà, ognuno al suo passo. (Ivano Maiorella)

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