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Gli anni ‘70 dell’atletica e dell’Uisp: intervista doppia a Cindolo e Farina

In occasione della presentazione a Roma delle nuove Linee guida del ministero della Salute l'incontro con uno dei migliori fondisti di sempre

 

“Quello è Pippo Cindolo!”:  il fisico asciutto del grande mezzofondista e maratoneta azzurro, oggi 74enne, non sfugge a Tore Farina, dirigente Uisp con un trascorso da tecnico di atletica leggera. Siamo a Roma, al ministero della Sanità, nel corso della presentazione delle "Linee di indirizzo sull’attività fisica per le differenti fasce di età”. L’occasione è da cogliere al volo e ne approfittiamo per un’intervista ad entrambi, per una passeggiata negli anni ’70, tra atleti simbolo di una stagione epica e il ruolo dell’Uisp, che proprio in quegli anni proponeva un’altra idea di sport.

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Cindolo sta al gioco: mette in fila i suoi trascorsi e parla di autentici mostri sacri come  Fiasconaro e Arese. “Fu una stagione nella quale tutti noi imparavamo molte cose dal rapporto con i fondisti del nord Europa – ricorda Cindolo – soprattutto imparammo che sport è cultura,  un modo di vivere e di rapportarsi all’ambiente che ti circonda. L’atletica leggera italiana si affacciava per la prima volta ai podi del fondo e del mezzofondo. Erano anni nei quali la medaglia si aspettava come il lumicino nel buio. Oggi lo sport è diventato un grande fenomeno che produce econonomia e lavoro. Le medaglie sono più frequenti di allora e lo sport ha la responsabilità di trasmettere valori che vanno al di là del semplice merito olimpico. Si parla di benessere e di attività fisica insieme a ministeri come quello della Salute e dell’Istruzione. Si tratta di risultati importanti”.

Oggi Pippo Cindolo è presidente della Fiefs-Federazione Italiana Educatori Fisici e Sportivi. Nel 1974 vinse la medaglia di bronzo agli Europei di Roma nei 10.000 metri e rimane uno dei migliori fondisti di sempre, con oltre 30 titoli italiani.

Qual era la percezione che avevate dell’Uisp in quegli anni, voi atleti di livello assoluto? “L’eco di ciò che faceva l’Uisp ci arrivava eccome – risponde Cindolo – e ne ho sempre apprezzato l’opera, volta a trasmettere valori ed educazione ai giovani”.

“Erano gli anni dei Centri di formazione fisico sportiva – aggiunge Tore Farina – nei quali si promuovevano le discipline sportive senza arrendersi alla logica del risultato e della selezione precoce. Diffondevamo queste proposte quando l’attività fisica era un tabù. Era quasi inconcebile un’idea di sport che non fosse finalizzata al risultato. Oggi mi è piaciuto molto ascoltare i rappresentanti del ministero dell'Istruzione che hanno affermato: educhiamo  i maestri a non guardare i ragazzi soltanto dagli occhi in su”.

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