Nazionale

Identità, cittadinanza e libertà per combattere il razzismo

Il Comitato Uisp Roma, in occasione della Settimana di azione contro il razzismo, ha realizzato diversi approfondimenti sul tema

 

In occasione della Settimana di azione contro il razzismo promossa dall’Unar, l’Uisp Roma ha realizzato diversi approfondimenti sul tema delle discriminazioni e dell’inclusione. Infatti, il comitato ha organizzato il progetto “Filo spinato. Il diritto al movimento tagliando stereotipi e confini”, inserito nel programma dell’Unar: verranno realizzati incontri con persone che hanno vissuto storie di emarginazione, discriminazione o esclusione sociale, allo scopo di raccogliere le storie personali, le impressioni e le idee in merito, per dare vita ad una sceneggiatura che verrà messa in scena non appena le restrizioni lo consentiranno (per approfondire clicca qui).

Inoltre, nel pomeriggio di mercoledì 24 marzo si è svolto l'evento on line "Filo spinato: quanto siamo distanti?", trasmesso dalla pagina Facebook del comitato Uisp. Sono intervenuti: Gianfranco Schiavone, direttivo Associazione Studi Giuridici Immigrazione e presidente ICS; Raffaella Chiodo Karpinsky, board Rete Fare; Alessandra Morelli, responsabile dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati in Niger di UNHCR Italia. (per leggere il report dell’incontro clicca qui)

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Venerdì 26 marzo, inoltre, si terrà il secondo appuntamento dal titolo "Sport, il grande alleato per sconfiggere le discriminazioni", con Fernando Fracassi, responsabile comunicazione Ufficio Antidiscriminazioni Razziali-Presidenza del Consiglio dei Ministri e Omar Daffe, dell'ufficio Antidiscriminazioni Lega Serie A.

Tra le iniziative promosse dall’Unar rientra anche il concorso nazionale Premio Mauro Valeri “In campo contro il razzismo”, promosso in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e rivolto agli studenti delle scuole secondarie di II grado italiane. Il concorso vuole far emergere, attraverso il linguaggio audiovisivo, il ruolo importante dello sport quale strumento di integrazione, di rispetto e di solidarietà tra gli uomini e stigmatizzare, allo stesso tempo, i comportamenti razzisti e violenti sia nella pratica che nel tifo sportivo. GUARDA UNO DEI VIDEO SELEZIONATI (scuola secondaria di I grado I.C. Matteotti di Alfonsine-Ravenna)

Davide Valeri, sociologo e figlio di Mauro Valeri scomparso lo scorso anno, ha realizzato due articoli di approfondimento sulla cittadinanza e l’inclusione. "L’identità è un qualcosa di fluido e dinamico che ci appare solido solo quando è visto dall’esterno - scrive Valeri - Tendiamo a considerare la nostra identità come un qualcosa di coerente in grado di sfuggire alle etichette che gli altri ci impongono, dall’altra parte, descriviamo le identità altrui come rigide e fisse sulla base delle etichette che noi stessi abbiamo generato. Questo meccanismo è definito categorizzazione e ha lo scopo di ridurre la complessità dell’ambiente. Si presenta quindi un contrasto tra quelle che l’antropologo francese Christian Blomberger ha definito identità sostanziale e identità performativa. La prima è quella che gli altri stabiliscono per noi, è prodotta dall’esterno sulla base di tratti arbitrariamente definiti come distintivi. La seconda è l’identità prodotta dai soggetti interessati, è come vogliamo presentarci all’esterno. Quest’ultima è quindi influenzata dall’identità sostanziale e si forma anche attraverso il mimetismo sociale. Tale fenomeno sembra tuttora necessario in presenza di una legge sulla cittadinanza italiana anacronisticamente basata sullo ius sanguinis. E’ italiano chi ha almeno un genitore con la cittadinanza italiana e non chi nasce in Italia. Tra le possibili soluzioni al contrasto tra identità sostanziale e identità performativa c’è quella di estendere la definizione stessa di identità. Per superare il filo spinato mentale che ci vuole divisi, per forza diversi e separati è necessario aprire nuove vie e cercare di includere piuttosto che escludere". (per leggere l’articolo integrale clicca qui)

In un altro approfondimento Valeri evidenzia che l’idea che l’Italia di oggi sia il risultato storico di incontri tra molteplici culture nel corso dei secoli è ancora poco interiorizzata all’interno del dibattito pubblico sulla storia e sull’identità nazionale. "Le ragazze e i ragazzi afro-italiani si trovano quindi a crescere in un paese estremamente meticcio (anche per via della posizione geografica) che però si racconta come fisso nel tempo e rinnega o sottovaluta la dimensione interculturale peculiare della sua storia. Gli afro-italiani spesso faticano a raggiungere posizioni apicali nel loro settore anche a causa di questa legge sulla cittadinanza che non li riconosce come italiani e li costringe a vivere da stranieri nella loro terra. Una condanna brutale che bisogna fermare cambiando la legge sulla cittadinanza. Solo così riconosceremo la cittadinanza come un diritto e non come una gentile concessione". (Clicca qui per leggere l’articolo integrale)

Con il contributo di Raffaella Chiodo Karpinsky, possiamo analizzare un altro aspetto della discriminazione: la negazione di un bisogno e diritto fondamentale, la libertà. “L'innata spinta degli esseri umani a muoversi, a scoprire luoghi e persone, culture, lingue e linguaggi diversi, c'è sempre stata e sempre ci sarà – scrive Chiodo Karpinski - Un movimento perpetuo che nessuno potrà fermare. Lo sanno tutti, eppure in ogni lato dell'Europa si manifestano forme di razzismo e discriminazione assurde e brutali. Respingimento della richiesta di asilo, di rifugio da parte di donne uomini e bambini che fuggono da guerre, povertà o negazione dei diritti umani, cancellano il nostro stesso essere umanità e civiltà progredita ed evoluta. Mandela ci ha insegnato che perseverare con razionale pazienza ci può aiutare a trasformare l'utopia in realtà. Ci ha dimostrato che impegnarsi ogni giorno per sconfiggere l’apartheid anche - e forse soprattutto - quando tutto appare perso e senza speranza, ci permette di raggiungere obiettivi inimmaginabili. Perciò oggi più che mai è giusto perseverare affinché ogni persona sia libera di muoversi e cercare un futuro migliore, perseguendo il legittimo bisogno di stare bene, semplicemente per inseguire la legittima e possibile felicità per sé e i propri figli” (per leggere l’articolo integrale clicca qui)

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