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Il nostro sport è la costruzione di pace. Trent’anni senza il Muro

9 novembre 1989: la distruzione del Muro e la costruzione di una nuova Europa. Il 1 aprile 1990 l’Uisp portava Vivicittà a Berlino. Parla V. Manco

 

Trent’anni fa le picconate finali al Muro di Berlino, confine di cemento e sangue che spaccava l’Europa a metà e separava due mondi, simbolo evidente della Guerra fredda. Quella storica sera cominciò poco prima delle 19 del 9 novembre 1989,  con la conferenza stampa del portavoce del governo della Ddr, Guenter Schabowski, in cui comunicava che, in pratica, si poteva oltrepassare il Muro. Per tutta la notte solo festa, con il flusso di tedeschi dell'est accolto dagli applausi di tanti concittadini dell'ovest: si urla "libertà", ci si abbraccia e due milioni di persone passarono il confine sancendo la fine di un mondo. Un mondo finisce e un altro comincia a formarsi: una comunità da ricostruire e da inserire nel più ampio contesto europeo. A questo processo contribuì anche l’Uisp, con il suo linguaggio fatto di sport e solidarietà: il primo aprile 1990 l’edizione simbolo di Vivicittà si corre a Berlino, nella Germania riunificata.

Trent’anni fa un solo Muro divideva una città, un continente e un mondo. Oggi i muri sono dappertutto, se ne contano almeno 77. Muri che dividono persone, quartieri, paesi e popoli o, i più vergognosi, i ricchi dai poveri. I più impenetrabili si moltiplicano nelle menti e nei cuori. “Attraverso un linguaggio popolare e universale come quello dello sport e del gioco si può arrivare ad abbattere i muri del pregiudizio – dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp - In occasione dell'anniversario della caduta del Muro di Berlino, alla quale 30 anni fa dedicammo un’edizione speciale di Vivicittà, l’Uisp chiede che vengano abbattuti i muri della disuguaglianza, della segregazione e del razzismo".

Vivicittà corsa messaggera di pace attraversa Berlino il 1 aprile 1990, senza un est e un ovest contrapposti, una corsa simbolo di “sport per tutti” che proprio in quell’anno (nel Congresso che si svolse in dicembre a Perugia) l’Uisp assimila nella propria denominazione e identità. "Le democrazie liberali si convincevano che sarebbe arrivato un futuro migliore per tutti - continua Manco - sulla base del modello di sviluppo occidentale, così come lo avevamo conosciuto fino a quel momento. Svegliandoci oggi, invece, assistiamo ad una una realtà che vede il modello di welfare europeo in crisi, l'ultradestra che avanza, il lavoro precarizzato quando c'è. Gli artisti, come sempre, sono più lungimiranti della politica. Per dirla con Fabrizio De André: la domenica delle salme fu una domenica come tante, il giorno dopo c'erano i segni di una pace terrificante”.  

 Lo sport che cuce insieme pratica motoria e impegno civile e grazie a Vivicittà attraverserà negli anni successivi altre città martoriate dai conflitti, come Sarajevo nel ’96 e Baghdad nel 2000. Nel 1990 Vivicittà si corre in 34 sedi italiane e 7 estere, ma proprio dall’esordiente Berlino arriverà la vincitrice femminile, la maratoneta tedesca Uta Pipping.

“Nell’anno in cui il vento della rivoluzione soffia praticamente ovunque, non poteva mancare la partecipazione di Berlino, non più divisa dal muro che ha fatto disperare milioni di tedeschi – scriveva Leandro De Sanctis, su Il Corriere dello sport del 28 marzo 1990 - Si cercherà anche di allestire un tracciato che attraversi tutte e due le città ma c’è ancora qualche ostacolo da superare. Nella zona di Vivicittà c’è ancora il cartello che segnala i lavori in corso: la mappa delle partecipazioni non è definita anche se è già certa la presenza di molti campioni di primissimo piano”.

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