Nazionale

Lo sport sociale protagonista della promozione del benessere

Trasversalità, intersettorialità, contestualizzazione territoriale: strategie del sistema sanitario per i prossimi mesi. Parla M. Mazzetto, Ulss 2 Treviso

 

Ad oltre un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19 nessun Paese può dirsi fuori dalla pandemia: la crisi ha avuto ricadute economiche, sanitarie e sociali,  che stanno impattando in vari modi con la vita delle persone. In particolare il sistema sanitario ha vissuto mesi durissimi, che hanno messo alla prova un’organizzazione complessa e dalle tante sfaccettature, che vanno a influire sulla qualità della vita e il benessere dei cittadini. 

In che modo stanno reagendo le istituzioni del sistema sanitario italiano? Risponde la dottoressa Manuela Mazzetto, dirigente medico dell’azienda sanitaria Ulss 2 di Treviso, servizio di promozione della salute per il dipartimento di prevenzione, che ha partecipato al webinar organizzato dalle Politiche nazionali Uisp per la Promozione della Salute, mercoledì 28 luglio.

INTERVISTA VIDEO a Manuela Mazzetto, Ulss 2 di Treviso

“Attualmente stiamo vivendo ancora in pieno il contesto Covid, che comporta un quasi totale impegno degli operatori su questo fronte, ma è giunto il momento di riprendere le fila di quello che si è lasciato in sospeso in termini di promozione della salute. In particolare, parliamo della traduzione in ambito regionale e territoriale degli indirizzi generali contenuti nel Piano di prevenzione nazionale. Anche questo nuovo Piano si muove su molti ambiti che hanno a che fare con la promozione della salute e prevedono azioni da mettere in campo con dinamiche di trasversalità, intersettorialità e lavoro integrato tra varie realtà e soggetti. Aggiungo, in base alla mia esperienza, che le azioni e le strategie devono anche essere contestualizzate, in base alla realtà locale: nella nostra Regione, il Veneto, lavoriamo già da molto con questo approccio, ritenendo la trasversalità e l’intersettorialità una risorsa per lo sviluppo di strategie per la promozione della salute. Il nuovo Piano regionale della prevenzione dovrà prendere forma nei prossimi mesi e richiede quindi un impegno parallelo a quello nella realtà Covid, tuttavia è un passaggio importante e necessario”.

Quale può essere il ruolo di un’associazione di promozione sociale e sportiva con l’Uisp in questa fase?
“La promozione della salute è innescata e promossa dal sistema sanitario ma non si realizza con le sole risorse della sanità, quindi è indispensabile lavorare con tanti partner. In questo momento e nel prossimo futuro sarà importante mantenere, e in alcuni casi ripristinare, le reti locali che sono il prerequisito per lavorare in questo ambito di intervento. Nella mia esperienza l’Uisp ha sempre più acquisito questa profilatura: nel Veneto è un partner importante con cui abbiamo condiviso molti tratti del nostro percorso, anche relativi alla scrittura della progettazione per le attività locali, quindi siamo già pronti per ricominciare a lavorare assieme. Si tratta, anzi, di un lavoro che non si è mai fermato e forse proprio in questi ultimi mesi, in cui il personale sanitario era molto impegnato nell’emergenza Covid, questi soggetti con cui abbiamo partnership già consolidate hanno portato avanti un lavoro territoriale anche svolgendo funzioni prevalentemente nostre. Inoltre, nel Piano nazionale di prevenzione c'è un programma predefinito ‘Comunità attive’, che dà molta enfasi alla promozione del movimento come componente del benessere per tutte le fasce della popolazione. La promozione della salute è un tema macroscopico a cui si possono ricondurre diversi programmi del Piano e l'attività motoria talvolta può essere uno strumento per obiettivi che non sono esclusivamente finalizzati alla lotta alla sedentarietà ma sono essere utili per raggiungere altri obiettivi. Mi piace ricordare alcuni concetti chiave da tenere presente nella collaborazione, anche per facilitarla: la fiducia reciproca e il rispetto delle competenze degli altri. Sono degli elementi molto importanti perché il lavoro intersettoriale è difficile, richiede tempo e uno sforzo ulteriore rispetto a quello concreto di progettazione dell'azione che si propone nel territorio. E’ quindi necessario affidarsi alle competenze specifiche dell'altro, senza arrivare alla coprogettazione con pregiudizi o preconcetti, questo vale un po' per tutte le cose della vita però ma nella mia esperienza hanno un forte valore in particolare nel nostro settore”.

L’emergenza sanitaria ha avuto effetti ad ampio raggio sulla salute delle persone, vedete già conseguenze specifiche? Questo influirà sulle strategie di intervento future?
“La pandemia ha creato problemi di salute a vari livelli e su varie dimensioni, la sedentarietà è uno dei problemi evidenziati, insieme alle conseguenze dell’assenza di socializzazione e di tutti i limiti nell’utilizzo di ambienti collettivi, che sicuramente intervengono anche su aspetti che vanno oltre l'assenza di attività motoria. Nel futuro questi problemi, che per ora stiamo solo intuendo, emergeranno con riscontri scientifici: i nostri servizi non hanno ancora avuto modo di analizzare questo fenomeno ma il grande impegno che ha richiesto il Covid ha sicuramente provocato delle assenze da parte nostra, abbiamo tralasciato le nostre reti locali, anni di costruzione di relazioni, che sono quelle tessiture locali importantissime per poi far fluire le azioni locali. I gruppi di cammino o l'attività di parkour richiedono una seria concertazione locale per essere radicate nel territorio. Sicuramente quando ripartiremo ci troveremo di fronte ad una realtà diversa, per cui sarà importante partire da analisi specifiche di contesto territoriale, realizzate di concerto con i partner locali, dalle associazioni sportive e alle scuole, che hanno un altro punto di osservazione del territorio e possono aiutare a capire se quello che andiamo a proporre è utile per la cittadinanza di un determinato territorio”.

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