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L'Uisp lancia il calcio camminato in Italia

Chiamatelo calcio camminato o walking football, ma la sostanza non cambia: siamo di fronte ad un nuovo modo di vivere e interpretare il “gioco più bello del mondo”, che l’Uisp sta lanciando in Italia. Una modalità che in poco tempo ha incontrato il favore di tante persone e che incrocia una politica dell’associazione: stili di vita attivi a tutte le età.

 

 

Questa nuova attività nasce in Inghilterra nel 2011, in seguito ad un sondaggio tra i tesserati di vari circoli di over 50 in cui veniva chiesto loro quale attività avrebbero voluto svolgere. È emerso che molti di loro avevano ancora voglia di giocare a calcio. Da qui l’idea di creare un nuovo gioco, più fedele possibile al calcio che conosciamo e pratichiamo, per consentire di scendere in campo anche a persone più avanti con l’età o con diminuite capacità fisiche.

Così è nata l’idea di un calcio a ritmo più blando: camminando, appunto. “Il calcio camminato è una proposta adatta al nostro contesto - dice Alessandro Baldi, responsabile nazionale calcio Uisp - Le reti sociali in cui sono presenti le persone a cui ci rivolgiamo sono infatti molto estese, i principali interlocutori li possiamo trovare nell’associazionismo dei centri sociali, nelle comunità, ma anche all’interno delle società sportive affiliate".

“Il nostro obiettivo è attivare in alcune città pilota un campionato ad otto squadre - continua Baldi - con la possibilità di una fase finale tra le squadre vincenti delle città. L’attività potrebbe svolgersi nei mesi più freddi in palestra o al coperto, e nei mesi caldi, all’aperto. Gli incontri saranno diretti da arbitri ufficiali, che siano, oltre che preparati culturalmente e tecnicamente per far rispettare le regole del calcio camminato, anche dei tutori della salute degli atleti in campo, avendo quindi maggiore accortezza per il fisico di questi, gestendo al meglio lo svolgimento della gara e privilegiando il divertimento e il movimento all’agonismo”.

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Facciamo una partita di calcio camminato? Di che cosa? Di slow foot, di calcio lento, di quella roba là, insomma. L’idea di tornare ad inforcare gli scarpini deve aver solleticato più d’uno. Anche Gianni Mura che si è lasciato andare a queste considerazioni tecnico-regolamentari, scritte per Uispress, “dopo aver visto un paio di filmati”, come tiene a precisare.

“Per come si muovono i giocatori, viene in mente il calcetto – scrive Mura - Palla sempre rasoterra, ricerca del compagno libero da marcatura. Siccome non si può correre, è impossibile superare l'avversario in dribbling, a meno che non abbocchi a una finta da fermo. Quindi ci si regola sul cosiddetto "dai e vai". Ho notato che alcuni accelerano (senza che sia fischiato il fallo) un po' come fanno i marciatori sull'orlo della squalifica. C'è una regola che stabilisce il confine tra camminare e correre? Credo di sì. E comunque, senza corsa, il lato più interessante ai miei occhi è la rivalutazione della tecnica individuale, ossia saper trattare il pallone. Chi sa calciare con i due piedi è favorito su un mancino o un solo destro. Ma anche chi sa calciare di esterno, d'interno ecc. è avvantaggiato su un broccone che tira solo di punta (a volte lo fanno anche i brasiliani, ma lì è tecnica non broccaggine). Infine, mi pare d'aver capito che chi gioca si diverte, e questo conta”.

Parlando di regole, eccone alcune. La regola ferrea del calcio camminato è che al minimo accenno di corsa, l’arbitro ferma il gioco e dà un calcio di punizione agli avversari. Mentre è pronto a chiudere un occhio di fronte al passo svelto. Rispetto alla versione originale del calcio, ce ne sono alcune studiate ad hoc per evitare infortuni e garantire pari opportunità anche a chi possiede difficoltà motorie, come ad esempio che la palla non può superare l’altezza della vita, 1.50 m circa, e che non si può intervenire in scivolata o con irruenza. Le altre regole del calcio camminato sono: due tempi che possono variare dai 15 ai 20 minuti; campo con dimensioni di quello da calcetto; si gioca 6 vs 6 con il portiere.

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