Nazionale

L’Uisp per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia

Nel ventennale del Gruppo Crc è stato prodotto l’11° Rapporto di aggiornamento. L’Uisp ha partecipato alla stesura del capitolo su gioco e sport

 

In occasione della Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra il 20 novembre, il Gruppo CRC, di cui fa parte anche l’Uisp, ha pubblicato l’11° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. Il Rapporto è è stato spedito in questi giorni ai Comitati regionali e territoriali Uisp.
Il Gruppo ha festeggiato i suoi venti anni e in questo ultimo Rapporto non ha prodotto solo una retrospettiva di questi due decenni rispetto ai passi avanti che sono stati fatti e sui ritardi che ancora permangono, ma ha allargato lo sguardo sull’impatto della pandemia in corso che ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità monitorate nel corso degli anni. Nelle raccomandazioni rivolte alle istituzioni competenti si esplicita invece l’auspicio che da questa crisi si possa ripartire con una consapevolezza ritrovata rispetto alla centralità e necessità di investire sui ragazzi e ragazze.

L’Uisp partecipa ogni anno alla realizzazione del Rapporto, in particolare per la sezione “Educazione, gioco, attività culturali” e Michele Di Gioia, responsabile politiche educative Uisp, è il coordinatore del gruppo di lavoro che ne ha curato la stesura.

Le raccomandazioni emerse dalle riflessioni del gruppo di lavoro sono le seguenti: al ministero per le Politiche giovanili e lo Sport di prestare massima attenzione alle persone di minore età nella pratica sportiva, con invito a modificare la normativa vigente del vincolo sportivo, anche con l’introduzione di nuove specifiche norme che possano realizzare una piena ed effettiva tutela dei piccoli atleti in tutte le discipline; al ministero per le Politiche giovanili e lo Sport l’adozione di un sistema di policy e conseguente formazione per educatori e istruttori, condiviso con le organizzazioni sportive, che contempli regole di comportamento, chiare procedure di segnalazione e individuazione delle figure responsabili, al fine di prevenire abusi e maltrattamenti ai danni di minori di età, requisito questo essenziale per tutti i servizi educativi e sportivi rivolti ai minorenni; al ministero per le Politiche giovanili e lo Sport, alla Conferenza Stato-Regioni e all’ANCI il rilancio dei patti di collaborazione come strumento per coinvolgere le associazioni nella cura e gestione condivisa di spazi pubblici per l’attività sportiva, garantendo al contempo la libertà di fruizione gratuita per tutti e la tutela di questi veri e propri beni comuni.

“La domanda che ha guidato la riflessione per valutare lo stato del cambiamento culturale del nostro Paese - si legge nel Rapporto - a vent’anni dal primo Rapporto del Gruppo CRC, è stata su quanto siano fondamentali il movimento, lo sport (il gioco), nella vita delle persone di minore età, per l’educazione, la salute, la formazione e la socialità. L’analisi compiuta nel corso degli anni sul tema fa emergere una situazione in chiaroscuro, che se da un lato ha segnato una svolta importante con l’operatività dal 2019 di Sport e Salute – in attesa che si dia compimento alla legge delega sulla riforma dello sport, come occasione per cambiare la cultura oltreché il sistema sportivo del nostro Paese – dall’altro evidenzia ancora una scarsa cultura della corporeità del sistema sportivo italiano nel suo complesso, fortemente legato a modelli che pongono in primo piano la prestazione, riducendo tale attività alla sua dimensione puramente economica, non in linea con un approccio fondato invece sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”.

Un princicpio espresso chiaramente nel Rapporto è che "Tutti i minori di età dovrebbero avere la possibilità di praticare sport, a prescindere dal contesto sociale o economico di origine. In particolare l’attività motoria per persone con disabilità può costituire motivo di emancipazione e accrescimento, poiché il confronto con gli altri, la verifica o percezione immediata della propria efficienza e l’affinamento delle capacità auto-regolative possono strutturare un ambiente ricco di stimolazioni significative. Fondamentale quindi risulta la formazione dei tecnici e degli operatori sportivi, i quali, essendo “adulti significativi” nella vita di un minorenne, dovranno essere maggiormente consapevoli del ruolo da loro assolto nella comunità educante". 

Come già evidenziato nel 3° Rapporto Supplementare 2017, rispetto ad altri Paesi Europei, gli studenti italiani arrivano alla fine delle scuole primarie avendo accumulato un ritardo in educazione fisica anche di 500 ore. Per questo motivo "la proposta educativa andrebbe possibilmente ampliata accentuandone l’aspetto di trasversalità delle azioni, con il coinvolgimento delle associazioni sportive e degli enti di Terzo Settore. Per agevolare lo svolgimento dell’attività fisica degli alunni, è importante che gli edifici scolastici abbiano una palestra al loro interno e possibilmente aree esterne attrezzate per l’attività fisica all’aperto ma, soprattutto, è necessario che le palestre e gli spazi scolastici adibiti alle attività fisiche e sportive abbiano i requisiti di accessibilità e sicurezza previsti dalle normative vigenti in materia. Tuttavia nel nostro Paese, le scuole dotate di impianti sportivi sono meno della metà". 

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