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Terzo settore: su Vita l'agenda per il 2020

Nel 2020 si dovrà dare attuazione e completamento alla riforma del Terzo settore, ma non solo: il punto di Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore

 

Vita ha realizzato un'intervista a Claudia Fiaschi, portavoce del Forum terzo settore, per metere in ordine gli impegni e le attese per il nuovo anno: passata la Legge di Stabilità 2020, quali sono i fronti aperti per il Terzo settore in questo inizio d’anno?
"Sicuramente saremo impegnati sul fronte che ci accompagna ormai da un po’ di anni, ovvero l’attuazione e il completamento della riforma del Terzo settore - risponde Fiaschi - Ma altrettanto sicuramente ci sarà da prendere in mano con una progettualità rinnovata alcune sfide importanti: povertà, giovani, mobilitazione civica dei giovani di cui il servizio civile è solo un “di cui”. E ancora il tema dell’impegno internazionale e della stabilizzazione dei paesi più poveri e ciò che vi è collegato, incluso il tema delle emergenze cosiddette umanitarie. E il tema del superamento delle disuguaglianze, di cui la disabilità è un tassello importante, su cui si è fatto molto ma non ancora abbastanza. Questo è un po’ l’indice dei temi di lavoro: il 2020 di certo per il Terzo settore non si esaurirà nel dare attuazione alla riforma".

Nel mese di gennaio ci sarà la convocazione del Consiglio Nazionale del Terzo settore, quali saranno i temi da affrontare?
"Si tratta di rimettere in agenda il completamento attuativo della Riforma, a cominciare dallo sblocco di alcuni attesi decreti: quello relativo all’articolo 7 sulla raccolta fondi e quello relativo all’articolo 6 sulle attività diverse, in attesa di parere del Consiglio di Stato dopo essere già passato al vaglio del Consiglio Nazionale del Terzo settore e della cabina di regia. Rappresentano due passi importanti, perché disciplinano le attività tipiche di molte realtà. Sull’articolo 7 o sulle erogazioni in natura, non abbiamo ancora visto una bozza di decreto, mentre sarebbe importante visionare l’impianto per capire in che direzione si sta andando".

I decreti pendenti sono diversi…
"Sì. Penso in particolare alle Linee guida per la partecipazione dei lavoratori e dei beneficiari alla guida degli Ets su cui è già stato fatto un lavoro istruttorio, come anche quello sugli schemi di bilancio, che darà orientamenti operativi per aiutare gli enti nella costruzione dei report economici. Sotto la lente poi ci sono anche altre questioni: rimettere – probabilmente con una interpretazione normativa adeguata - in piena operatività le previsioni degli articoli 55-56-57 del Codice del Terzo settore, con il tema della coprogettazione e della coprogrammazione, una specificità tutta italiana che va fatta dialogare in modo intelligente ma non remissivo con il sistema del Codice dei contratti e con le linee di indirizzo comunitarie. Ma anche la vigilanza dell’impresa sociale e l’armonizzazione della normativa in particolare per gli enti del Terzo settore che si occupano di sport sociale, che rappresentano un terzo del Terzo settore. Su tutti questi temi c’erano gruppi di lavoro, si tratta ora di riprendere rapidamente le fila del discorso, per costruire proposte e dinamiche di soluzione che per quanto ci riguarda sono a portata di mano ma hanno bisogno di una presa in carico istituzionale".

Citava anche la lotta alla povertà fra i grandi temi di impegno per il 2020. Fra pochi giorni, il 17 gennaio, sarà un anno dalla prima approvazione del Reddito di cittadinanza e nei giorni scorsi da più parti è arrivata la richiesta di rivedere lo strumento. Il Forum è tra i fondatori dell’Alleanza contro la povertà: pensa che si debba mettere mano al Reddito di cittadinanza?
"Sul tema del contrasto alla povertà gli strumenti vanno verificati, occorre capire se sono capienti e adeguati, il Terzo settore nelle sue diverse forme è molto impegnato sul tema, che non può uscire dall’agenda perché la povertà non è purtroppo un problema superato nel nostro Pase. Se mi si chiede se è importante avere una strategia di contrasto alla povertà, la mia risposta non può che essere che sì, essa è urgente e necessaria e deve essere capace di cogliere la poliedricità del fenomeno. Dobbiamo metterci sicuramente nelle condizioni di affrontare in modo strutturale la povertà delle persone che non sono nelle condizioni oggettive di lavorare, cioè di poter partecipare con il lavoro alla costruzione del bene comune. In questo senso un supplemento di riflessioni sulle misure a disposizione del paese può essere importante. Io penso che ci sia bisogno anche di strumenti di redistribuzione della ricchezza che guardano al futuro. Continuo a considerare due strumenti diversi quelli che combattono la povertà assoluta e quelli che rispondono alla sfida di avere politiche attive del lavoro più efficaci. Sono due target diversi e due strumenti diversi, ma hanno bisogno di essere integrati".

Per leggere l'intervista integrale clicca qui

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