Nazionale

Caos scuola: anche l'educazione motoria vittima dei tagli

“Ho insegnato educazione motoria negli ultimi dieci anni con incarichi annuali, nel senso di assunzione a settembre e licenziamento a giugno, tuttavia ero soddisfatto, anche se questa condizione creava una condizione di umiliazione, dopo tanti anni, quest’anno insieme a oltre 20.000 colleghi, in particolare del sud, a seguito della riforma Gelmini, siamo stati messi fuori dalla scuola, io sto lavorando con poche ore settimanali, con uno stipendio da fame”. Così scrive un insegnante di Scienze Motorie in una lettera pubblicata oggi, martedì 31 agosto, a pagina 14 del quotidiano L’Unità. Una esperienza come tantissime altre, uno spaccato di quella che è la realtà della scuola pubblica italiana oggi, anno 2010. E tra qualche giorno si ritorna sui banchi.

“E’ una tragedia, ma non mi meraviglia – commenta Alessandro Ariemma, responsabile nazionale politiche educative Uisp – Io sono un insegnante, e sto per andare in pensione. Posso dire che negli ultimi 30 anni la situazione della scuola italiana è stata sempre precaria. Ora si sta tentando di distruggerla definitivamente. L’ideologia che sta dietro la razionalizzazione, la riduzione della spesa pubblica e il federalismo, si traduce in meno posti di lavoro e in un degrado dell’offerta formativa, della qualità della nostra scuola, con classi sempre più affollate e sempre meno insegnanti”.
E la realtà dell’educazione motoria è ancora più drammatica: rischia seriamente di scomparire. “Dalla mia esperienza diretta, a Pesaro – spiega Ariemma - posso dire che anche il tanto propagandato piano di alfabetizzazione motoria del Coni, stenta a partire. Ho avuto contatti sia con il provveditorato che con il Coni provinciale, e mancano i finanziamenti per far partire questi progetti”.

Ariemma poi ritorna sulla polemica sollevata qualche mese fa dal professor Andrea Ichino, che sul Sole24Ore aveva proposto l’abolizione dell’educazione fisica, per fare cassa. “Sarebbe interessante capire chi è lo sponsor che sta dietro queste proposte. Forse lo stesso Coni che già più volte nel passato si è fatto promotore di un’idea di privatizzazione dell’attività sportiva, avanzando ad esempio la proposta di fare attività solo su richiesta individuale, organizzando i gruppi sportivi sul modello dei college statunitensi o addirittura di eliminarla negli ultimi due anni delle superiori”.
(F.Se.)