Nazionale

Cooperazione internazionale: partito il percorso degli Stati Generali

Il 20 luglio si è tenuto l’evento di lancio: le disuguaglianze, già pesanti nel preCovid, sono ancora più serie e non possono trascurare i processi migratori

 

Con la conferenza live del 20 luglio ha preso il via il percorso di avvicinamento agli Stati generali della solidarietà e della cooperazione internazionale. Tra le organizzazioni partecipanti c’era anche l’Uisp per affermare il pieno riconoscimento dello sport sociale e per tutti come parte integrante della cooperazione e solidarietà internazionale. Lo ha spiegato con chiarezza Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, nel corso del suo intervento che è partito dal titolo dell’incontro, "Tempo di reagire, tempo di sperare2: “Reagire alla campagna di diffamazione in atto per costruire un nostro pensiero autonomo e rilanciralo, sulla cooperazione e sulle Ong. Perché sono in ballo i diritti e la credibilità di tutti i soggetti sociali. E la speranza è quella che le istituzioni usino maggiore coraggio per nuove politiche pubbliche per raggiungere concretamente gli Obiettivi del Millennio 20-30 fissati dall’Onu, rimettendo al centro la persona e l’affermazione dei diritti. Questo è il ruolo delle associazioni come la nostra, che guarda allo strumento del gioco e dello sport non fine a se stesso, ma funzionale a costruire percorsi di liberazione, emancipazione, riscatto”.

Nel corso della diretta, coordinata dal giornalista di Tg3 Rai, Nico Piro, è intervenuta anche Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore, che ha sottolineato l’importanza di una riflessione sull’emergenza Coronavirus, che ha posto all’agenda politica il tema del ruolo svolto dal terzo settore e del suo valore creativo. Si tratta di un contributo positivo alla ripartenza del Paese, che valorizza il rapporto virtuoso di collaborazione e coprogrammazione tra istituzioni e terzo settore, capace di generare nuove politiche pubbliche.

Tra gli ospiti della diretta Facebook anche la viceministra degli Esteri e della cooperazione internazionale Emanuela Del Re, che ha ribadito l’importanza di questo settore come un vero e proprio “braccio operativo della politica estera”. Sono intervenuti, tra gli altri, anche: Silvia Stilli, AOI; Vincenzo Curatola, ForumSaD; Marco Sassi, Vim; Maurizio Davolio, AITR; Stefano Tabò, CsvNet; Giampaolo Silvestri, AVSI; Luca De Fraia, ActionAid; Massimo Pallottino, Caritas Italiana; Paola Crestani, Link2007; Giuliana Tadiello, La Gabbianella; Francesca Ottolenghi, Alleanza Cooperative Italiane; Raffaele Salinari, CINI.

In Italia sono presenti circa 23 mila associazioni impegnate in progetti di solidarietà e cooperazione internazionale, soprattutto di medie e piccole dimensioni. Il loro lavoro è basato in maniera rilevante sul volontariato, espresso nelle forme più diverse ma sempre capace di generare grandi benefici per intere popolazioni dei Paesi poveri. Il loro lavoro si affianca a quello svolto dalle circa 150 Ong più grandi riconosciute, ma che è stato messo parimenti in discussione presso l’opinione pubblica dalle campagne degli ultimi anni.

Raffaella Chiodo Karpinsky, già coordinatrice del primo Percorso degli Stati Generali della Solidarietà e Cooperazione  e oggi membro della cabina di regia del nuovo percorso, è intervenuta in apertura ed ha scritto per noi questo articolo che ricostruisce la storia e gli attuali obiettivi degli Stati Generali:

“Il 20 Luglio si è svolto l’evento di lancio degli Stati Generali della Cooperazione e Solidarietà Internazionale. Era tutto pronto già l’11 marzo e l’incontro si doveva svolgere presso la sede dell’ANCI, ma il lockdown causato dalla  pandemia ha costretto alla sospensione e poi allo slittamento.  Come per molte attività pianificate negli ultimi mesi, anche questo appuntamento ha provocato non solo una sospensione temporale, ma ha imposto una verifica sullo stato delle condizioni delle realtà coinvolte e una rimodulazione sulla base della sostenibilità nel nuovo quadro delineato con la crisi che attraversa tuttala società e l’economia del nostro paese e in particolare le realtà del mondo della cooperazione e della solidarietà internazionale. 

L’incontro del 20 luglio si è svolto on line e le associazioni e reti che formano il Comitato promotore hanno espresso la volontà di proseguire nella costruzione di un processo impegnativo, oggi ancora di  più per la nuova situazione nel quadro della pandemia. Questa determinazione, come emerso negli interventi dei relatori, poggia  sulle ragioni che hanno portato alla creazione del Comitato Promotore. Ragioni che non solo non sono cambiate rispetto a prima del Covid, ma che anzi con questa crisi sono risultati ancora più evidenti. Una riflessione e un’analisi che h attraversato gli interventi, mettendo in evidenza quanto le diseguaglianze, già pesanti nel preCovid, oggi siano ancora più cocenti sia nel rapporto tra paesi ricchi e quelli poveri, ma anche all’interno  della sfera dei paesi “donatori” come il nostro. E’ una riflessione che porta dritto alla considerazione riguardo ai processi migratori, alla fuga da guerre, carestie o crisi ambientali di milioni di persone in cerca di rifugio e di speranza.

Questa valutazione si collega coerentemente con quanto fu all’origine del percorso degli Stati Generali lanciato nel 2006. Infatti quel percorso si caratterizzò con un invito a una seria riflessione non solo sullo stato della Cooperazione Italiana  riguardo l’insufficienza delle risorse ad essa destinate nel bilancio del nostro Stato, bensì propose a tutto il mondo della cooperazione di misurarsi sulle motivazioni, la qualità e la coerenza stessa delle diverse forme della cooperazione.  Una domanda provocatoria apriva il Manifesto degli stati generali ed era: “Una badante è una cooperante?”. In realtà più che una domanda per molti di noi fu un’affermazione di un concetto e di un approccio. Una considerazione che intendeva proporre una valutazione sulla cooperazione italiana e l’urgenza di procedere alla sua riforma, attesa da molti anni.

La nuova legge che disciplina oggi la Cooperazione Italiana (125/2014) è figlia anche di quella spinta propulsiva e ha raccolto molto delle richieste di coerenza politica e di indirizzo, così come di disegno strutturale della nuova cooperazione.  Del compimento di  questo processo di riforma, le realtà che parteciparono a quel processo sono fiere e vantare di avere contribuito a molto di quanto contenuto nella legge. Restano però elementi incompiuti della legge su cui il percorso degli Stati Generali di oggi  propongono di analizzare per proporre interventi e misure per iena attuazione della legge nelle sue prerogative e nella sua traduzione concreta.

Un esempio dei limiti della applicazione della legge è rappresentato dal mancato riconoscimento di idoneità per realtà che della cooperazione non solo senza dubbio fanno parte, ma anche ne rappresentano lo sviluppo spontaneo e innovativo. Ad esempio quello dello sport sociale e per tutti che ha portato avanti  la UISP in contesti internazionali come il Libano, nella RASD, il Senegal, i Territori Palestinesi.  In questi interventi si esplica da un lato il potenziale straordinario dello sport di base in termini di inclusione sociale e di emancipazione e sviluppo della persona e dunque di progresso delle comunità in cui essi vivono, siano essi territori colpiti dalla povertà o di campi profughi.  Dall’altro si esercita quella che in gergo internazionale viene chiamata Grassroots Sport Diplomacy  (Diplomazia dello  Sport di Base) e che indubbiamente è in coerenza con quanto espresso nel primo articolo della legge. E’ ora di vedere riconosciuto questo elemento che finora è stato considerato  solo quale “corollario”, “appendice” di altre azioni , attività di progetti che hanno al centro l’obiettivo del benessere della persona e dei popoli.  L’attività fisica e lo sport sociale e di base sono a pieno titolo  parte integrante di un processo di progresso di una società e di una comunità e dunque della Cooperazione internazionale.

Con il 20 luglio si sono sciolte le ultime riserve e il percorso degli Stati Generali è definitivamente partito.  Ogni soggetto è ora chiamato a partecipare con il proprio contributo affinché il processo porti aiuti a portare a compimento il contenuto e gli obiettivi della legge 125.

Ora l’agenda prevede la promozione dei documenti prodotti dai gruppi tematici e la partecipazione a livello nazionale e a livello dei territori. L’obiettivo è arrivare all’evento finale che dovrebbe svolgersi all’inizio  del prossimo anno con proposte e contenuti che andranno a misurarsi con l’altro percorso , lanciato anch’esso il 20 luglio, della Conferenza della Cooperazione Italiana promossa dal Governo.

Avendo partecipato al percorso degli stati generali sin dalle sue origini, credo che la sfida è alta e non solo perché siamo in una fase storica difficilissima con tutti gli interrogativi che sono imposti dalla pandemia e le sue conseguenze, ma anche perché per misurarsi a testa alta con gli interlocutori delle istituzioni è indispensabile che anche l’elaborazione della società civile sia all’altezza e non si accontenti di un confronto sulle pur necessario sulle risorse,  ma pretenda anche da se stessa un salto di qualità che tenga conto dei processi globali e soprattutto all’impossibilità di separare cooperazione e solidarietà internazionale dal tema delle migrazioni e delle sue cause. Oggi ci vuole una coerenza delle politiche esattamente come chiesero gli stati generali della prima edizione".

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