Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa il 13 ottobre 2021 ha adottato una Raccomandazione sulla Carta europea riveduta dello sport, che è divenuta Risoluzione del Parlamento Europeo il 23 novembre 2021.
La versione riveduta segna la conclusione di un processo iniziato in occasione della 15ª Conferenza del Consiglio d’Europa dei ministri responsabili dello sport, che si è svolta a Tbilisi nel 2018. La Carta riveduta “continuerà ad essere uno strumento di riferimento essenziale per i prossimi anni per lo sviluppo di politiche nazionali a favore dello sport sul continente europeo”, spiega l’ufficio stampa CdE di Strasburgo. “La Carta europea dello sport, motivata dalla necessità di permettere allo sport di apportare a tutta la popolazione i suoi numerosi benefici, quali la salute, l’inclusione e l’istruzione, sottolinea con fermezza il concetto dello sport per tutti”. Formula il principio del “Diritto allo sport”, di “cui tutti dovrebbero godere”. La Carta “sviluppa e chiarisce i valori che dovrebbero essere alla base di tutte le attività sportive ed essere trasmessi dallo sport: i diritti umani, l’integrità sportiva e la sostenibilità”.
Lo sport è un diritto fondamentale: la pratica sportiva, per i suoi contenuti sociali, educativi, formativi, è un diritto di tutti i cittadini ed un interesse della collettività a cui lo Stato deve rispondere con competenza e puntualità. A ribadirlo sono diversi documenti, come La Carta europea dello sport per tutti, adottata dal Consiglio d'Europa nel 1974, la quale afferma che chiunque ha il diritto di praticare sport e, in quanto fattore importante dello sviluppo umano, lo sport deve essere incoraggiato e sostenuto in maniera appropriata con finanziamenti pubblici. La legislazione che si è susseguita nel tempo ha attribuito allo sport una funzione sociale, considerandolo, al pari dell'istruzione e della formazione professionale, un momento ed elemento fondamentale per l'equilibrata crescita psico-fisica di ciascun individuo. L'articolo 165 del Trattato di Lisbona ha conferito all'UE il mandato di incentivare, sostenere e integrare le iniziative degli Stati membri in materia di politica dello sport.
Da quel momento, l’Europa sostiene e coordina le attività degli Stati membri legate allo sport. Le politiche sportive europee dell'ultimo decennio sono caratterizzate da numerose attività e da una continua differenziazione. Molte cose, però, devono essere ancora migliorate. Lo studio “EU sports policy: assessment and possible ways forward”, scaricabile a questo link, presenta varie opzioni da mettere in pratica in quattro aree chiave: rafforzamento del coordinamento tra le parti; definizione delle priorità tematiche; rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo nello sport; incremento del monitoraggio delle azioni. Il documento è stato richiesto dalla Commissione per la cultura e l'istruzione del Parlamento europeo ed è stato elaborato dal Comitato di ricerca Cult.
Dal documento, si evince che nell'ultimo decennio le politiche sportive europee sono state caratterizzate da processi di crescita che hanno contribuito a rafforzare la dimensione europea dello sport, coinvolgendo un numero sempre crescente di attori pubblici e privati. Proprio le crescenti attività a livello europeo e il numero crescente di attori coinvolti, tra cui associazioni di promozione sportiva, hanno portato ad una maggiore differenziazione delle attività sportive e alla necessità di un coordinamento a livello europeo. Sulla base delle osservazioni e dei dati di questo studio, sono state stilate le raccomandazioni per il futuro delle politiche sportive europee, relative alle quattro aree chiave.
Una prima direzione di cambiamento riguarda proprio la necessità di rivedere il settore ai fini del coordinamento e della coesione, adottando un approccio più olistico. Anche se la politica e le strategie europee in materia di sport sono state ridefinite e sviluppate nel corso dello scorso decennio, i risultati della politica sportiva europea devono essere ancora migliorati. Tra le raccomandazioni: migliorare il coordinamento, rafforzare la cooperazione intra ed interistituzionale, consultare maggiormente le federazioni sportive, inserire lo sport nelle strategie e nei programmi di sviluppo politico, economico e sociale.
Il secondo ambito di analisi è mirato ai settori di intervento. Lo studio propone di valutare più approfonditamente l'ambito di applicazione delle politiche sportive europee e di guardare ad attività fisica, salute e istruzione.
Il terzo ambito riguarda la prospettiva parlamentare e il ruolo del Parlamento europeo, che ha il compito di rafforzare la dimensione europea dello sport nella coscienza pubblica, mediante audizioni, dibattiti, iniziative e dichiarazioni politiche. Anche in questo caso, il Parlamento dovrebbe avvalersi maggiormente delle competenze delle federazioni e delle organizzazioni sportive.
Il quarto ambito include la necessità di porre le basi per sviluppare con successo la politica sportiva europea in modo duraturo e sostenibile, ampliando e approfondendo la base di conoscenze e informazioni e coinvolgendo tutti gli Stati membri negli studi.
Nel sesto capitolo, lo studio offre 12 raccomandazioni chiave per le aree chiave elencate. Successivamente vengono fornite ulteriori raccomandazioni e azioni per ciascuna area. (a cura di Chiara Feleppa, ha collaborato Sara Ceci)