Nazionale

Finiti i Mondiali di calcio e le polemiche, i problemi restano

Qatar 2022 ha lasciato un segno nello sport mondiale in vari modi: tracciamo un bilancio di questa edizione con i contributi di diversi giornalisti

 

Anche l’ultimo atto del Campionato mondiale di calcio 2022 è stato scritto: la vittoria dell’Argentina seguita dai festeggiamenti di Lionel Messi con la tunica tradizionale del Qatar sulle spalle, ha confermato l’atmosfera straniante di un evento che si porta dietro molte polemiche, pochi reali interventi del calcio mondiale e sicuramente troppe vittime. 

Per Vittorio Di Trapani, giornalista Rai inviato a Doha per i Mondiali, l’immagine di Messi con la tunica racconta molto più di quel che sembra: “E forse c'è tutto questo nell'immagine di ieri sera quando al momento della premiazione accetta di farsi mettere sulle spalle una tunica tradizionale del Qatar dall'emiro, Tamim bin Hamad Al Thani - scrive Di Trapani - Che poi è anche il proprietario di fatto anche del Paris Saint-Germain dove gioca ora il calciatore argentino. Accetta di alzare la Coppa del Mondo con la "camiseta" coperta dall'abito del potere qatarino. Sotto lo sguardo compiaciuto del Presidente della Fifa, Gianni Infantino. Ovvero i protagonisti delle controversie internazionali su un mondiale che definitivamente ha decretato la supremazia dei conti economici su ogni altra cosa nello sport, anche sul rispetto dei diritti umani. Del resto, nella conferenza stampa finale Infantino ha definito Qatar 2022 "il mondiale più bello di sempre", snocciolando i numeri di un affare economico che ha portato nelle casse della Fifa più di quanto previsto. Ma è stato in silenzio sul "Qatargate" e ha minimizzato i numeri dei morti tra i lavoratori nella costruzione degli stadi e delle infrastrutture per il mondiale”.

Di Trapani è intervenuto alla vigilia della Finale nell’approfondimento del Giornale Radio Sociale, dal titolo il Mondiale dell'ipocrisia, secondo la definizione che ne ha dato lo storico dello sport, Nicola Sbetti: "Sono stati Mondiali in cui si è giocato in stadi per costruire i quali sono morti centinaia di lavoratori sfruttati e tutti lo sapevano, Mondiali in cui la Fifa ha dimostrato che lo sport deve stare separato dalla politica solo quando la politica non dà fastidio al Paese organizzatore o agli sponsor della Fifa stessa. Un certo livello di ipocrisia nel sistema sportivo internazionale è necessaria e quasi augurabile, perché permette a Paesi che non hanno relazioni diplomatiche di potersi incontrare sul terreno sportivo, però Qatar 2022 quel livello l’ha superato alla grande”.

Un altro limite superato da questa edizione del Campionato mondiale di calcio è quello del ruolo femminile: per la prima volta una donna ha arbitrato una partita della fase finale dei Mondiali, due ministre hanno scelto di esibire la fascia arcobaleno a sostegno dei diritti LGBTQIA, nel Mondiale maschile più criticato della storia del calcio, c’è stato spazio anche per le donne, dice Mara Cinquepalmi dalle pagine del magazine Atlante della Treccani: “È sul tema dei diritti, il terreno di gioco più ostico per la FIFA in questo Mondiale, che le donne hanno fatto sentire la propria voce, anche sostenendo le iniziative di alcune nazionali con gesti di grande impatto mediatico. In un Paese come il Qatar, dove ‒ come ha ricordato Amnesty International ‒ le donne sono discriminate per legge, che a prendere posizione siano state le donne presenti negli stadi non è da considerarsi scontato”. 

I Mondiali di calcio di Qatar 2022 sono terminati così com’erano iniziati, dice Riccardo Noury, presidente di Amnesty International Italia, in un articolo pubblicato da Articolo 21, con una conferenza stampa del presidente della Fifa, Gianni Infantino, che ha esaltato lo stato organizzatore, ha ribadito che i tifosi vogliono divertirsi e ha minimizzato la questione dello sfruttamento dei lavoratori migranti. Lavoratori che restano in Qatar, perché il prossimo anno vi si svolgeranno, i campionati asiatici di calcio, così come restano tutti i problemi legati ai diritti: “Problemi che si chiamano mancati risarcimenti, paghe esigue, divieto d’iscrizione ai sindacati, mancata applicazione delle poche riforme introdotte negli ultimi anni - scrive Noury - Restano naturalmente i problemi per la popolazione locale: per le donne discriminate e per la comunità Lgbtqia+ criminalizzata. Problemi che le organizzazioni per i diritti umani avevano denunciato da anni. Ora sappiamo perché se n’è parlato poco e niente: perché c’era qualcuno, a Bruxelles, che veniva pagato per non parlarne o meglio per parlare di tutt’altro e bene”.

Dal punto di vista sportivo, Qatar 2022 è stato anche il culmine della sfida di un decennio tra Cristiano Ronaldo e Lionel Messi che, per lo psicologo dello sport Alberto Cei, ha incoronato Messi, perchè il portoghese non ha saputo mettersi al servizio della squadra, rinunciare a qualcosa di sé per un bene superiore e ne ha pagato il prezzo più alto. “Il calcio ci entusiasma e la sua comprensione è immediata: salti l'avversario o vieni bloccato, tiri in porta e fai gol o vieni parato, vinci un contrasto o lo perdi, basta un solo gol per vincere - scrive Cei - In realtà, è molto più complesso ma i bambini che lo giocano e noi che lo guardiamo non andiamo molto oltre queste semplici osservazioni. In questo confronto, vince chi gioca nel presente, tutti lo possiamo vedere e siamo testimoni delle sue gesta, per cui il confronto non è più tra Pelè, passato remoto, e Maradona, passato prossimo, ma tra quest'ultimo e il dominatore di oggi, Messi, che rappresenta il presente. Così è probabile che fra qualche anno il paragone riguarderà Messi e Mbappé. Ronaldo alla fine ha perso perché come Ettore contro Achille è stato abbandonato dagli dei, rappresentati dal suo stesso narcisismo, che gli ha impedito di trovare altre soluzioni all'incidere perentorio dell'età”.