La delusione cocente per la figuraccia degli azzurri, senza se e senza ma, non può farci smarrire il filo del significato di questi Mondiali sudafricani: “Una scommessa vinta da un paese simbolo dei diritti di tutti e dell’antirazzismo – dice Filippo Fossati, presidente nazionale Uisp, di ritorno da Johannesburg. Ci sono ancora molti problemi sociali e politici ma il Sudafrica è il motore del futuro per un intero continente. Per questo motivo l’Uisp ha deciso di esserci e di puntare su questo evento e su questo paese. Ci siamo stati con le nostre bandiere, cercando di mettere in guardia l’opinione pubblica e le istituzioni rispetto ad un rischio reale: quando si spegneranno i riflettori del calcio stellare non lasciamo sola l’Africa”.
“Abbiamo puntato sul futuro di questo paese con la nostra borsa degli attrezzi: lo sport sociale e per tutti come leva del cambiamento. Abbiamo consolidato i rapporti con l’associazione Dreamfields e insieme abbiamo organizzato una partita di calcio indimenticabile, nella scuola Sir Pierre in Kempton Park, alla periferia nord di Pretoria. Le borse con i 140 kit di calcio, dalle magliette ai palloni e ai fischietti per gli arbitri, si sono improvvisamente animate grazie all’entusiasmo delle due squadre di ragazzini. Ha vinto la squadra dei Kids Haven, associazione e riferimento per i giovanissimi più disagiati. Il gol dell’uno a zero l’ha segnato Sijso Mahlangu, sedici anni, che un gruppetto di ragazzine a bordo campo, tra cori e danze, chiamava Fabiano. Gioco, relazioni, entusiasmo, identità contribuiranno a costruire una società migliore. L’Uisp continuerà a cooperare con l’Africa, questo è il nostro impegno”.
“E poi il Premio Nelson Mandela, carico di mille significati. Abbiamo voluto ricordare l’impegno dell’Italia contro l’apartheid, come facemmo nel 1990, anno della liberazione di Mandela. Abbiamo cercato di colmare un vuoto nell’opinione pubblica sudafricana: cos'e' l'Italia, qual e' la sua immagine? Da una parte ci sono i ragazzini delle township che conoscono i nomi dei campioni del calcio azzurro, dall'altra un mondo sportivo, in questo purtroppo buon rappresentante del mondo politico e istituzionale, che non conosce l'Africa, la sua storia, i suoi drammi e le sue potenzialità. Un mondo viziato, distratto, chiuso negli alberghi. Ci siamo inseriti in questa frattura e abbiamo cercato di riempirla di significati, idee e progetti. Questo è lo sport dei diritti, della multiculturalità, della capacità di raccontarlo e interpretarlo rispettando la dignità delle persone, in campo e fuori. Al Museo dell’apartheid abbiamo portato anche, ai massimi livelli, le istituzioni sportive italiane cercando di valorizzare questa nostra vocazione. L’Uisp come "ambasciatore sociale" dell’intero mondo sportivo italiano”.
“La realtà sociale sudafricana è molto complessa: abbiamo visto un paese a due facce: da una parte l’assetto urbano del centro e delle infrastrutture è a livello delle grandi metropoli occidentali, dall’altra rimane il problema della lentissima diffusione in larghe fasce di popolazione nera di servizi primari, come casa e acqua. Ci auguriamo che dopo questi Mondiali la leadership democratica in Sudafrica possa rilanciare la sua politica sociale e rappresentare un riferimento per lo sviluppo per tutto il continente. Bello e imprevisto il calore con cui tutti gli Africani tifavano per le squadre del loro continente, qualunque fosse la nazionalita' della rappresentativa in campo".