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Il doping via web dilaga nello sport amatoriale

Alcune operazioni dei Nas dei carabinieri hanno portato alla luce il fenomeno della compravendita di farmaci e sostanze dopanti attraverso internet. "Dilaga tra gli amatori l'uso di sostanze illecite", scriveva il quotidiano La Stampa il 4 giugno. Ne abbiamo parlato con Michelangelo Giampietro, medico dello sport, recentemente impegnato come relatore ad iniziative formative Uisp.

Che idea si è fatto del doping nello sport amatoriale, e come il web lo sta influenzando?
"Il mercato via web è per sua definizione incontrollabile e dunque chiunque può avere accesso a siti che promuovono o vendono queste sostanze. Il doping a livello amatoriale e dilettantistico è ancora più diffuso tra chi non fa attività agonistica e dunque non deve necessariamente sottostare alle normative sui controlli. Tra questi possono esserci anche alcuni frequentatori di palestre che su internet cercano sostanze anabolizzanti per migliorare la componente muscolare. Ma anche i ciclisti che puntano a sostanze per migliorare la componente aerobica, come l'Epo, tutto ciò che ne deriva, e le sostanze che servono a mascherarne gli effetti. Può capitare che proprio lì dove meno te l'aspetti, come ad esempio nelle competizioni amatoriali molto lunghe, come gran fondo o maratone, si trovino quarantenni e cinquantenni che vadano a caccia di farmaci miracolosi".

Cosa bisogna fare per intervenire?
"Da parte dello stato e degli organismi sportivi non c'è una azione incisiva di contrasto. Sembra ormai un ritornello sterile tornare a parlare di prevenzione... Andrebbe fatta su larga scala e con mezzi efficaci. A partire della scuola, che fino ad oggi è stata restia a questo tipo di campagne e dove l'insufficienza di risorse rischia ormai di pregiudicare lo stesso funzionamento ordinario. Come si fa a fare prevenzione in un mondo ormai tutto orientato alla prestazione a partire dai settori giovanili? Un altro terreno di intervento sarebbe il mondo delle farmacie, dei medici di base e dei medici dello sport. Ma anche lì la situazione è resa più complicata dagli interessi commerciali delle case farmaceutiche. Perché se i medici prescrivono, anche per bambini e adolescenti, integratori e vitamine, si genera una convinzione fallace che è sempre necessario un aiuto esterno di tipo più o meno farmacologico".

Quando bisogna preoccuparsi?
"Gli integratori che si trovano in commercio il più delle volte non contengono sostanze nocive anche se, su scala mondiale, la Wada stima che il 20% di questi prodotti contengano sostanze potenzialmente dopanti. C'è potenzialmente un rischio concreto, tanto maggiore quando si acquista attraverso internet. Anche perché spesso sono prodotti importati da altri paesi con differenti normative. Un esempio: esistono alcune sostanze che negli Stati Uniti sono considerate integratori e da noi anabolizzanti".
(F.Se.)