Gianmario Missaglia se n’è andato nella sua Milano, il 1 maggio del 2002, dopo un fulminante e inesorabile cortocircuito fisiologico. “Da un po’ di tempo sento un dolore alla spalla, forse perché sto sempre con le valige in mano, tra Milano e Roma”. Diceva così, poi la scoperta dolorosa, la lotta contro la malattia, la dignità e il silenzio col quale in tre mesi se n’è andato.
Sono passati ventun anni da quella data e l’eredità di Missaglia continua ad essere un forziere sempre prodigo di idee e di spunti, capace di contribuire e continuare ad ispirare l’Uisp di ieri, di oggi e di domani. Lo scorso anno l’Uisp ha dedicato a Missaglia la pubblicazione di un libro dal titolo “Sportpertutti, non basta dirlo” che raccoglieva i suoi testi principali. A cominciare dal suo libro manifesto, “Il baro e il guastafeste (Roma, 1998)” che rimane un almanacco di intuizioni geniali, saette di pensiero e di azione. Il libro è diventato introvabile col passare del tempo e che l’Uisp ha potuto rieditare grazie alla gentile concessione degli eredi, Sara Rossin e Mauro Missaglia, che continuiamo a ringraziare con sincero affetto e gratitudine.
Quest’anno abbiamo deciso di dedicare un podcast a Gianmario Missaglia, in linea con la sua multimedialità istintiva. Ascolterete la sua voce, una breve riflessione di Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, e alcuni brani scelti, letti da Elena Fiorani e Lorenzo Boffa, tratti da “Il baro e il guastafeste (Roma, 1998) “Greensport, un altro sport è possibile” (Molfetta-Bari, 2003); “A passo d’uomo” (Roma, 2002); “Il terzo e il primo” (Roma 2002).
ASCOLTA IL PODCAST: “ GIANMARIO MISSAGLIA: IL LINGUAGGIO ECOLOGICO DELLO SPORT”
Il linguaggio ecologico di Missaglia va inteso come ecologia del corpo e della società, capace di spiegare il movimento libero e di farne filosofia di vita. In grado di affrancarsi dai suoi valori dominanti, come quelli del primato della forza, del risultato e della dittatura del cronometro. E ricomporli su basi nuove: diritti, ambiente, solidarietà.
Tre parole che diventano una: sportpertutti. Non più ai margini del grande sport milionario e stellare, ma progetto di vita quotidiana. Un mito raggiungibile e un forziere di emozioni, finalmente liberato della sua gabbia elitaria. Tanto per capirci: Vivicittà in Dubai non avrebbe senso, per la Formula 1 la ricerca di senso è data dal denaro, non da altro. Così come per i Mondiali in Qatar o la Supercoppa in Arabia.
Che sport è questo? Missaglia scriveva negli anni ’90 e diceva che il vaso di Pandora si era già rotto, diceva che lo sport non era un fenomeno unitario. E quante altre volte si è rotto nei successivi trent’anni?
Serve un nuovo fair play degli sports, gli “amatori” sono stanchi di non essere riamati dal sistema sportivo, “lo sport italiano non restituisce nulla della passione con cui lo alimentano ogni giorno centinaia di migliaia di volontari, di tecnici e operatori di base, di dirigenti dilettanti di ogni età. Sportivi per sport, che con la mano destra cercano di promuovere opportunità di sport per tutti, e con la sinistra mettono un rattoppo al sistema di reclutamento di uno sport di alta prestazione che ha la testa nel Duemila e i piedi nell’Ottocento. Che lavorano per un diritto civile e al tempo stesso coltivano un sogno tecnico: trovare, mentre arano il grande campo dello sport per tutti, anche la cassetta del tesoro, il talento, il Campione. Ma attenzione: gli eroi sono stanchi di un doppio lavoro pagato la metà di niente. Il loro impegno non è un vizio privato, ma una pubblica virtù che va salvata, riconosciuta e tutelata”. Missaglia ci salutò il primo maggio. (di Ivano Maiorella)