“Un atto gravissimo - peraltro deciso senza coinvolgere il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - che avrebbe pesanti conseguenze per i cittadini e le famiglie che si trovano in condizioni di forte disagio e che quindi hanno più bisogno del sostegno delle istituzioni. La spesa sociale italiana necessiterebbe di maggiori investimenti per rafforzare le misure di inclusione sociale delle persone svantaggiate, non certo di tagli che minacciano la realizzazione di servizi sociali di base e rappresentano inaccettabili passi indietro”. Il Forum nazionale del terzo settore commenta così la notizia del taglio al Fondo nazionale per le Politiche sociali (da 313 a 99 milioni) e del Fondo non autosufficienza (da 500 a 450 milioni), legato all’esigenza delle regioni di elidere alcuni capitoli di spesa in modo da raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica, che prevedono un ridimensionamento delle spese a livello di bilancio statale e regionale. Riduzione di fatto confermata dal sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali, Luigi Bobba, che rispondendo in Commissione Affari sociali ad una interrogazione sul tema della deputata Pd Lenzi ha confermato che l’ipotesi è in campo, sottolineando che è in corso una trattativa fra le regioni e il Ministero dell’Economia. Il coordinamento del Forum chiede “chiarimenti da parte del Governo sulle informazioni circolate, auspicando che si provveda a una loro repentina smentita: la grave situazione sociale del Paese non consente l’adozione di una misura così dannosa che porterebbe ad un ulteriore aggravamento della condizione delle persone più deboli e con più difficoltà”.
“La sforbiciata è prevista dall'intesa siglata la settimana scorsa tra Stato e Regioni sul contributo degli enti locali all'equilibrio di bilancio – commenta la Fand - I risparmi imposti alle Regioni per contribuire all’equilibrio di bilancio andranno dunque ad incidere pesantemente sul Fondo non autosufficienze e sul Fondo per le politiche sociali. Il Fondo destinato al sostegno delle persone non autosufficienti scende quindi al livello cui era stato portato con l’ultima legge di Bilancio, perdendo i 50 milioni aggiuntivi promessi lo scorso novembre dal Ministro del lavoro Giuliano Poletti ai malati di Sla e sbloccati solo il 22 febbraio (l’incremento era stato inserito nel dl Sud)". Ancora peggio per il Fondo politiche sociali, "che ne esce decimato, perdendo 211 sui 311,58 milioni stanziati nell’ottobre 2016". "Si tratta di soldi che servono a finanziare, per esempio, gli asili nido, le misure di sostegno al reddito per le famiglie più povere (nel frattempo l’approvazione al Senato della legge per il contrasto alla povertà è stata rinviata alla prossima settimana), l’assistenza domiciliare e i centri antiviolenza".
“Il fatto è di una gravità inaudita e quel che ancor più sconcerta – afferma il presidente Franco Bettoni - è il fatto che la Fand che, in questi mesi, ha partecipato ad incontri e confronti con il Ministro del Lavoro proprio per arrivare ad un aumento del Fondo per la non Autosufficienza, non abbia ricevuto alcuna informativa al riguardo e ne sia venuta a conoscenza per altri canali; questo atteggiamento certamente non giova ed anzi mette in discussione la qualità dei rapporti fino ad oggi intercorsi con gli organismi istituzionali. Mi sento comunque in dovere di rimarcare l’assoluta buona fede e correttezza del Ministro Poletti che a dicembre ha mantenuto la parola data, spendendosi personalmente per l’aumento del Fondo per la non Autosufficienza, fondo che oggi tuttavia è stato ridotto per scelte certamente non sue, poiché artefici della manovra risultano viceversa essere gli assessori al bilancio ed i presidenti delle Regioni ed il MEF”. “È evidente che con questi tagli, le politiche sociali del nostro paese ne escono pesantemente umiliate: queste politiche sono sbagliate e inopportune, e non solo feriscono le persone più vulnerabili, negando diritti ed inclusione sociale, ma paralizzano il nostro Paese. È puro autolesionismo tagliare la spesa per le politiche sociali e sanitarie anziché utilizzarla come un formidabile investimento per creare sviluppo, innovazione e buona occupazione". La Fand annuncia che sta "valutando tutte le possibili iniziative per contrastare questa grave scelta politica, sia chiedendo un confronto diretto con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con il Ministro dell’economia, sia organizzando, se del caso, una ampia mobilitazione del mondo della disabilità, oggi così pesantemente colpito”.
Sul suo blog il Comitato 16 novembre, che rappresenta gli ammalati di Sla e di tutte le patologie altamente invalidanti che conducono alla totale non autosufficienza scrive: “Governo e Regioni hanno giocato con la disabilità gravissima. Ricordiamo infatti che il Governo aveva mantenuto la promessa fatta al mondo della disabilità il 30 novembre 2016, a seguito dell'ennesimo presidio organizzato dal Comitato 16 novembre, stanziando effettivamente 500 milioni di euro nel 2017 ma, solo pochi mesi dopo, d'intesa con le Regioni, ha deciso di tagliare questi 50 milioni in più”. Ma "come si può pensare di far partire un Piano per la non autosufficienza senza le risorse necessarie? – si chiede il comitato - Come si pensa di pagare prestazioni e servizi che rientrerebbero nei livelli minimi di assistenza? Per capire meglio la portata dell'insufficienza delle risorse ricordiamo, a Governo e Regioni, che nel 2010 per 5000 ammalati di Sla e malattie similari furono stanziati 100 milioni di euro. Oggi parliamo di una platea di beneficiari allargata all'ennesima potenza, centinaia di migliaia di persone cui dare assistenza con una quota parte del 40% del Fondo non autosufficienza, ovvero 180 milioni di euro. Praticamente impossibile!”.
Anche per tale motivo “solo nelle more del reperimento di ulteriori fondi e al solo scopo di uscire da una situazione disperata e di emergenza, il Comitato 16 novembre chiede nuovamente al Governo, così come ha già fatto in occasione del Tavolo nazionale sulla non autosufficienza del 14 febbraio scorso, che la quota parte del Fondo nazionale destinata alle persone con disabilità gravissime, venga elevata dal 40% al 60% e, al tempo stesso, il Comitato 16 novembre, invita le altre organizzazioni presenti al Tavolo nazionale, dai sindacati alle associazioni, a fare fronte comune su questa richiesta. Nel frattempo chiediamo con forza al Governo di ripristinare immediatamente il Fondo a 500 milioni per restituire ai disabili gravissimi quella dignità che resta un diritto fondamentale e, a se stesso, un minimo di credibilità”. Senza risposte soddisfacenti il Comitato annuncia “fin da ora forme di protesta a tutti i livelli”. (Fonte: Redattore sociale)