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Lo sport è terzo settore: due riforme per una nuova idea di welfare

Il 21 novembre si è tenuto l'incontro con i dirigenti Uisp componenti di organismi di rappresentanza del terzo settore: una rete che cresce

 

I binari dello sport e quelli del terzo settore sono sempre più interconnessi e i principali nodi di scambio sono rappresentati dalla riforma del terzo settore e da quella dello sport, che hanno recentemente trovato sintesi nell’ingresso delle “attività sportive” all’interno della Carta costituzionale, nell’articolo 33.
Un percorso che l’Uisp segue da tempo, attraverso attività e riflessioni frutto della convergenza tra fenomeni contigui, sport per tutti e sport sociale. Una visione bivalente che l’Uisp ha saputo interpretare sia nell’ambito della rappresentanza negli organismi interassociativi e unitari che il terzo settore ha iniziato a darsi sin dagli anni ‘90, sia nelle iniziative e campagne che sul terreno del “fare” hanno contribuito alla crescita di esperienze e competenze originali, in ambito nazionale ed europeo.

Non a caso l’Uisp, a livello nazionale, regionale e territoriale “presta” molti suoi dirigenti agli organismi e ai tavoli di rappresentanza nazionali e regionali del Forum del terzo settore (di cui l’Uisp è stato tra i fondatori nella seconda metà degli anni ‘90), dei Centri di Servizio del Volontariato e di altri organismi sorti in ambito interassociativo e fondativo.

Con l’obiettivo di confrontare le varie esperienze nazionali, regionali e territoriali, si è tenuta lo scorso 21 novembre una riunione nazionale della Conferenza dei presidenti regionali Uisp con tutti i dirigenti Uisp componenti di organismi di rappresentanza del terzo settore, dal Forum ai Csv.

Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, in apertura ha tracciato le coordinate: “L’obiettivo di questa riunione è quello di ascoltare, confrontarci, condividere esperienze, approfondire opportunità legate alla riforma del terzo settore e al ruolo dell’Uisp quale associazione di promozione sociale, ente di promozione sportiva e Rete associativa”.

“Se oggi la riforma del terzo settore riconosce a pieno titolo le attività sportive è anche grazie alla caparbia azione dell’Uisp in questi anni - ha proseguito Pesce - i risultati sono sotto gli occhi di tutti, siamo nei tavoli di coprogrammazione e coprogettazione, moltiplichiamo le opportunità di sviluppo per la nostra associazione, abbiamo potenziato il rapporto con la dimensione europea dello sport e con le sue istituzioni. La nostra rete associativa è protagonista nel terzo settore, all’altezza delle nuove sfide”.

Vincenzo Manco, responsabile Centro Studi Uisp e terzo settore, nel suo intervento ha messo in luce la maturità acquisita dall’Uisp nel muoversi su nuovi paradigmi, mutuati dai nuovi scenari che la riforma del terzo settore offre. “Stiamo vivendo una situazione di ‘transito’ - ha detto Manco - siamo chiamati ad essere sempre più proattivi nel rapporto con le istituzioni. Non si tratta più e soltanto di chiedere il riconoscimento delle attività sportive in una serie di ambiti, ma di spostare più avanti l’asticella e di proporci come coloro che, attraverso lo sport, sono in grado di coprogrammare e coprogettare con le istituzioni tematiche piu ampie, che vanno dalla rigenerazione urbana allo sviluppo sostenibile, dal contrasto alla povertà educativa agli interventi sociali più complessi".
A tal proposito sono stati citati i progetti “La bellezza necessaria” a Caivano, con Uisp Campania e Fondazione con il Sud e “Giocare per diritto” con l’impresa sociale Con i bambini e l’Uisp Sicilia.

Da dove parte la lunga marcia dell’Uisp verso un allargamento del perimetro sportivo?
Sport, parola ambigua, che racchiude molti, troppi significati. La sociologia spiega che si tratta di tanti fenomeni sociali, in uno solo. Filtrati attraverso le culture e le consuetudini nazionali o interregionali. Nel 1990 l’Uisp provò a caratterizzare questa complessità attraverso una sintesi simbolica, la modifica dell’acronimo da “sport popolare” a “sport per tutti”.

Successivamente, e siamo all’inizio degli anni Duemila, anche sfidando la grammatica italiana, provando ad unire tre parole in una. Nacque il neologismo “sportpertutti”, una paola nuova che non esiste nel lessico ma esiste nella realtà. Si disse così allora. E successivamente quel “sportpertutti” venne incardinato nel logo Uisp, quello col classico discobolo, per provare adare una identificazione immediata della missione e marcare un certo distacco da quello che la parola sport significava nel gerco comune: sport olimpico, campioniamo, medaglie, record.

La sfida culturale è ancor aperta, quella politico istituzionale èstata alimentata da contraccolpi, da sfide, anche provocatorie, da una parte e dall’altra. Da un lato del tavolo gli irregolari dello sport, quelli capaci di declinare questa parola attraverso le mille sfaccettature del sociale, dall’inclusione alla parità di genere, dai diritti alla solidarietà, dalla salute alla comunicazione. Dall’altra gli ortodossi della piramide, il sistema olimpico e i suoi feticci, lo sport competitivo e selettivo.

L’Uisp nella sua storia ha sempre sperimentato strade nuove, spesso solitarie, affinchè le attività sportive (con una certa ritrosia a definirle discipline) potessero diventare popolari e per tutti. Che significa? Lo stesso diritto per tutte le età, per tutti e per tutte, ad esempio: diritto al gioco, al divertimento, alla parità di genere, alle relazioni, alla forma fisica, alla bellezza. Era quello il modo per interpretare un fenomeno nuovo: lo sport sociale, non qualcosa di separato ma una tendenza irrefrenabile capace di rompere gli argini, una tendenza europea visto che la Carta di Lisbona risale al 2007. 

L’Uisp è socio fondatore del Forum del Terzo settore nel 1997, così come di Libera negli stessi anni. L’Uisp intuisce in anticipo che sport sociale e per tutti e terzo settore, allora definito più genericamente non profit, calcano strade parallele che era il caso di avvicinare, di portare a sintesi, attraverso buone pratiche comuni, sperimentazioni, Protocolli di intesa e Convenzioni con ampi ambiti della Pubblica amministrazione che lo sport del tempo ignorava: carceri, Asl, Centri di igiene mentale, Enti Parchi, Ministeri della salute e dell’Ambiente. Così come, in anni successivi, l’Uisp compare tra i soci fondatori di Asvis e del Forum Disuguaglianze Diversità. Lo sport istituzionale, quello ufficiale e il Coni erano troppo impegnati a difendere il proprio fortino, il proprio isolamento e le proprie logiche per pensare di mettere al servizio di cause comuni le enormi potenzialità sociali dello sport.

In quest’ultimo decennio lo sport ha rotto gli argini, e le sperimentazioni di allora sono diventate vere e proprie contaminazioni, legalmente riconosciute. La parola d’ordine della coprogettazione e della coprogrammazione è “fare rete”: tra terzo settore e amministrazioni pubbliche, tra  Università e associazioni, tra cooperazione sociale e volontariato.

La riforma dello sport targata 2019 e della del terzo settore avviata con la legge 106 del 2016, sono binari paralleli che schiudono allo sport frontiere inedite. Una delle quali è stato il riconoscimento dello sport in Costituzione, a partire dal settembre 2023. L’Uisp ha buone pratiche trentennali, come ad esempio quella delle attività nelle carceri o quella delle attività con gli anziani, delle quali può far tesoro in termini di credibilità e competenze.

Questo è il trampolino dal quale ripartire di slancio nel rapporto con Regioni ed enti locali, ora che l’ordinamento giuridico ha saputo portare a sintesi normativa fenomeni sociali che, anche grazie all’Uisp, da latenti sono diventati manifesti, prepotentemente affioranti. Il valore sociale dello sport è proprio questo, un fenomeno gigantesco che investe vari ambiti della vita quotidiana di ognuno di noi e attraversa le tematiche degli spostamenti, della rigenerazione e della mobilità urbana, dello stile di vita quotidiano (movimento e buona alimentazione), dell’educazione, della coesione, della pace, della solidarietà.

Una educazione civica e alla cittadinanza attiva attraverso lo sport che l’Uisp ha sempre praticato e promosso e che finalmente la Costituzione valorizza in quel “riconosce” che richiama la formula linguistica dell’articolo 2 della Carta, lasciando trasparire la visione della realtà sportiva come realtà “preesistente”, che la Repubblica si impegna a tutelare e promuovere. Il contenuto dell’attività sportiva sintetizza tre ambiti molto complessi e non sovrapponibili tra di loro: valore educativo, sociale e di beneficio per la salute. (di Ivano Maiorella)